Corriere della Sera

Tamberi eliminato tra le lacrime L’atletica italiana resta all’anno zero

Gimbo sale a 2,29 ma non basta per la finale. Londra senza medaglie, come Pechino e Rio

- Gaia Piccardi

Quando all’altitudine di 2 metri e 31 cm, al terzo e disperato tentativo, l’asticella piomba sul materasso insieme alla frustrazio­ne di Gianmarco Tamberi, allo stadio olimpico l’Italia chiude per ferie. La pista (salvo improbabil­i miracoli della 4x400 donne), i salti e i lanci, come al Mondiale di Pechino 2015 e all’Olimpiade di Rio 2016, sono terreni arati che continuano a non dare frutti: chiudiamo con zero punti, zero medaglie, zero tituli (copyright riciclato da Mou dal d.t. Elio Locatelli) e moltissime lacrime amare inquadrate in mondovisio­ne dalla Bbc, cui il melodramma italico di Alessia Trost consolata da zia Beitia e Gimbo con i lucciconi persi nel vuoto regala punti di audience.

Prima di aggrapparc­i come naufraghi alla marcia di domani (Antonelli, dato in formissima, nella 50 km e Palmisano tra le favorite della 20), avevamo sperato nel guizzo dell’uomo dei miracoli, Gimbo the revenant, capace di rimettersi in piedi con una caviglia rotta e rioperata, di agguantare il Mondiale per la coda, di realizzare in qualificaz­ione la miglior prestazion­e stagionale (il minimo sindacale che ogni azzurro si dovrebbe sentire in dovere morale di centrare in un evento come questo), quel 2,29 sbranato al secondo salto che di solito basta e avanza per sbarcare in finale contro il sontuoso Barshim e ieri, invece, poiché si è volato altissimo, no. È il primo degli esclusi Tamberi, cui è impossibil­e voler male, sgambettat­o da un errore a 2,26 che il cinese Wang — promosso — non commette. E uscire così, accidenti, fa male. «Ho lottato per tornare, ci ho messo l’anima per 365 giorni, non mi sono mai arreso. Mi meritavo un po’ più di fortuna: questo risultato è difficile da accettare».

È sembrato che il deficit di velocità nella rincorsa (accorciata) lo costringes­se a forzare lo stacco. Ogni salto, un parto trigemella­re. Ma fino a maggio scavalcava appena due metri: «Ho fatto più di quello che valgo, mi sento al 20% delle potenziali­tà, sono stupito di me stesso: quel 2,29 sa di miracoloso». Si è confermato un animale da pedana, carismatic­o e indomito; la barba rigogliosa era pronta per l’half shave e la torcida, in curva, a esplodere. Ha il pollice tumefatto per un cazzotto tirato dopo un allenament­o: in questa Italia eternament­e in transizion­e che aspetta la crescita dei giovani (Tortu, stra-promosso, Chiappinel­li bocciato, Folorunso rimandata con seasonal best, gli altri comparse) e archivia un paio di prestazion­i decorose (Re nei 400, non inganni Lingua nella finale del martello, senza speranza) più l’ottimo sesto posto di Meucci nella maratona (non esattament­e una promessa ed è strada, non pista), nessuno ci credeva più di Gianmarco Tamberi. Che tra i singhiozzi ha la forza di dire:

Ultima speranza La spedizione azzurra si affida ai marciatori, ma in pista e in pedana è un’altra Caporetto

«Tornerò, lo giuro, più forte».

In un Mondiale terremotat­o dall’addio di Bolt, nell’anno post-olimpico che si porta sempre con sé qualche scoria, la vecchia Europa sta approfitta­ndo delle défaillanc­e altrui: spenta la luce del Lampo, al buio e nel parapiglia, l’Italia della pista rimane al palo, senza approfitta­rne. Benedetta marcia, se puoi, salvaci tu.

 ??  ?? Salto amaro Gianmarco Tamberi impegnato nella qualificaz­ione: il 2,29, suo miglior risultato stagionale, non è bastato per entrare in finale (Ap)
Salto amaro Gianmarco Tamberi impegnato nella qualificaz­ione: il 2,29, suo miglior risultato stagionale, non è bastato per entrare in finale (Ap)
 ??  ?? Lacrime Gimbo Tamberi (Getty Images)
Lacrime Gimbo Tamberi (Getty Images)

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