«Mio fratello Valentino non è solo un fuoriclasse È pure una bella persona»
Luca Marini: «Lui è il più grande di tutti i tempi»
ZELTWEG Il fratello di Valentino sta crescendo, in tutti i sensi: una settimana fa a Brno ha fatto il suo migliore risultato in carriera (4° in Moto2) e giovedì ha compiuto 20 anni. Figlio di mamma Stefania e di Massimo Marini, Luca Marini è un talento in rampa di lancio. Sempre sotto l’ala di Valentino, ma con un’originalità di pensiero tutta da raccontare. Caro Luca, lei sta migliorando a vista d’occhio.
«Sì, e ne sono felice. Ma è un processo in corso, non deve finire». Da che cosa dipende il boom?
«A 20 anni ormai si è saggi... Scherzo. Devo ringraziare il team Forward: la Moto 2 non è facile».
E poi c’è il fattore Ranch, a Tavullia: dicono che lei lì sia un fenomeno. «Parola grossa. Diciamo che sto fra i primi 4-5».
La magia di quel luogo?
«Ci si allena divertendosi, si condividono le esperienze, si prova a fare la differenza come Vale: quando è il momento, lui vince sempre anche lì». Quale consiglio tecnico le dà più spesso?
«Tanti. Ma sono segreti nostri...».
Ce ne dica almeno uno.
«Mi parla molto della partenza: come scaldare bene le gomme, prepararmi in griglia, non
impennare la moto. Piccole cose fondamentali. Lui sulla cura del dettaglio è il migliore». E fuori pista?
«Ora che sono più adulto è arrivata l’intimità e siamo più legati. Quando avevo 10 anni e lui 28 era più complicato... Mamma dice che è il mio maestro. Per me, anzitutto,
è un fratello».
Mamma che ormai ha dovuto rassegnarsi a soffrire per due figli in pista...
«Sì, ma lo ha accettato bene. Non mi ha mai forzato in alcuna direzione: sa che è una mia scelta e l’appoggia». La sua vocazione motociclistica
è stata tardiva...
«Sì. Prima ho fatto un sacco di sport, soprattutto ero forte a pallone: al contrario di Vale, interista, io sono romanista come papà e il mio 10 è un omaggio al numero simbolo per eccellenza del calcio, oltre che a Totti. Poi ho anche studiato flauto traverso e ho preso la maturità scientifica». Insomma si è guardato intorno...
«Sì, non sono di quelli nati sulla moto. Farne una professione è stata una decisione ponderata e sentita». Così ha rinunciato all’Università.
«Volevo fare Informatica, il progetto resta in stand by. Ma continuo a studiare, anzi è più bello ora che non c’è l’obbligo della scuola. La media dei piloti sotto questo aspetto latita molto, a me invece diverte. E poi papà (psicologo, ndr) mi regala un sacco di libri». L’ultimo?
«Una collezione di 20 volumoni sulla storia dell’umanità. Sono al primo: homo sapiens. Con calma li finirò, ma la parte moderna mi interessa meno: meglio egizi, romani, il Medioevo».
Valentino un giorno disse che lei è troppo intelligente per andare in moto.
«Scherzava, dai. Non si è mai abbastanza intelligenti. Si elogia spesso il pilota “ignorante”, ma dietro il famoso “dare il gas” ci dev’essere un lavoro profondo». Poi c’è la sua parte social e sociale.
«Con un mio caro amico, Oscar Scala, abbiamo creato un concorso fotografico: i fan votano le mie foto migliori scattate dai fotografi del Motomondiale. Quelle stesse foto vanno poi a un’asta per beneficenza». Pensa che lo sportivo abbia dei doveri etici?
«Sì. I bambini si identificano in noi, dobbiamo trasmettere valori seri». Ma essere il fratello del mito pesa o no?
«Agli inizi non è stato facile, ora ne sono fiero: Vale è anche una grandissima persona». E a chi le dice: “Tanto non andrai mai forte come lui...”?
«Dico che io penso solo a fare il mio percorso. Senza ossessioni».
Nel 2018 passerà al team SkyVR46 di Valentino?
«Non è ufficiale come dicono. Sto valutando. È possibile».
E uno contro l’altro correrete mai?
«Ho sempre pensato fosse impossibile. Oggi però sto cambiando idea...». Quanto tempo servirà?
«Io devo dimostrarmi degno della MotoGp, lui deve rinnovare altri due anni con la Yamaha. Gli dirò di farlo». Valentino avrà 40 anni. Lei ci si vede in pista a 40 anni?
«Chissà. Vale insegna che l’importante è divertirsi e non condizionare la carriera ai risultati. Dicono che dovrebbe smettere, ma perché? Lui è ancora un vincente e non deve dimostrare nulla a nessuno, men che meno a me: è il più grande di tutti i tempi, io spero almeno di carpirgli qualche segreto».