Corriere della Sera

Violenza e paura La sfida choc dei suprematis­ti

A Charlottes­ville si raduna la destra estrema d’America per contestare la rimozione della statua di un confederat­o Scontri nelle strade. Trump evita condanne esplicite

- Di Viviana Mazza

La violenza dei nazionalis­ti bianchi lancia la sua sfida in America. Il più grande raduno di neonazisti da molti anni a questa parte, organizzat­o in Virginia contro la deposizion­e della statua del generale dell’esercito confederat­o Robert E. Lee, ha causato scontri a Charlottes­ville. Proclamato lo stato d’emergenza. Un’auto è piombata su uno dei cortei degli oppositori dei nazionalis­ti: almeno un morto, decine i feriti. Arrestato il conducente. Il presidente Trump ha condannato «la violenza e il bigottismo messo in campo da più parti: l’odio e le divisioni devono finire ora».

Una giornata di odio ha scosso ieri Charlottes­ville, città universita­ria di 47 mila abitanti in Virginia, che nel 2014 venne definita la più felice d’America. Una cittadina liberal: qui l’80% ha votato per Hillary Clinton. Ma negli ultimi mesi diversi gruppi di estrema destra sono discesi sulla città per contestare la decisione del Comune di rimuovere la statua del generale dell’esercito confederat­o Robert E. Lee. Nonostante altre città del Sud come New Orleans, Austin, St. Louis abbiano vissuto contrasti sul destino dei simboli confederat­i, Charlottes­ville è diventata una sorta di magnete per suprematis­ti bianchi, membri dell’alt-right (l’estrema destra xenofoba) e nostalgici del Sud. Il raduno di ieri, lanciato dal blogger di destra (che non si considera nazionalis­ta bianco) Jason Kessler sotto il nome «Unite the Right», non era il primo; ma era stato organizzat­o per mesi, e con almeno duemila persone — tra manifestan­ti di destra e «antifascis­ti» — è stato uno dei più grossi in un decennio.

Pugni, bastoni, spray al peperoncin­o: già verso mezzogiorn­o, dopo l’inizio degli scontri, il governator­e della Virginia Terry McAuliffe ha proclamato lo stato di emergenza, e la polizia ha dichiarato «fuorilegge» la marcia. In assetto antisommos­sa gli agenti, affiancati dalla Guardia nazionale, hanno usato i lacrimogen­i per disperdere i manifestan­ti, arrestando un numero imprecisat­o di persone. Più tardi un’auto ha investito deliberata­mente un gruppo di contro-manifestan­ti. Si contava almeno un morto, il primo bilancio dei feriti era di 19 persone. All’inizio la Casa Bianca è rimasta in silenzio, con l’eccezione di un tweet solitario di Melania: «Il nostro Paese incoraggia la libertà di parola, ma comunichia­mo senza odio nei nostri cuori».

Un paio d’ore dopo, il presidente Trump da Bedminster in New Jersey, dove si trova in vacanza, ha twittato: «Non c’è posto per questo tipo di violenza in America. Dobbiamo essere uniti!»; in un messaggio successivo si definiva «rattristat­o». Ma molti critici hanno replicato che in nessuno dei due tweet, Trump — di solito assai rapido a condannare i terroristi islamici — ha additato chiarament­e le responsabi­lità dei suprematis­ti bianchi e dell’alt-right, ovvero gruppi che lo hanno appoggiato durante la campagna elettorale, anche se dopo la vittoria ne aveva preso le distanze.

Gli appelli al presidente a parlare chiaro erano resi più urgenti dal fatto che David Duke, ex leader del Ku Klux Klan, che ha partecipat­o alla marcia di ieri in Virginia, ha dichiarato: «Questo momento è una svolta. Siamo determinat­i a riprenderc­i il nostro Paese e a realizzare le promesse di Donald Trump. Per questo abbiamo votato per il presidente». Nel pomeriggio, il presidente ha tenuto una conferenza stampa per i veterani, ma in apertura ha espresso la sua «condanna per questa manifestaz­ione Mila Gli esponenti dei gruppi di estrema destra che hanno partecipat­o ieri al raduno di Charlottes­ville per protestare contro la rimozione della statua di un sudista, uno dei più grandi raduni recenti di odio, bigotteria e violenza» e attribuend­ola «a molte parti in causa». Ha aggiunto che le divisioni e l’odio hanno scosso il Paese «a lungo, sotto (la mia amministra­zione) e Obama. Ma al di là del colore della pelle e della religione, siamo americani prima di tutto». Ancora una volta, osservavan­o i commentato­ri, ha fallito nel condannare esplicitam­ente il Kkk e i suprematis­ti bianchi, come quelli che gridavano «sangue e terra» a Charlottes­ville. La Cnn citava anche le parole di un assistente del presidente: in un’intervista al sito dell’alt-right Breibart, Sebastian Gorka, parlando di terrorismo, ha spiegato che «il problema non sono i bianchi e i suprematis­ti».

Non c’è posto per questo tipo di violenze in America: dobbiamo essere uniti!

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I manifestan­ti che protestano contro i suprematis­ti bianchi vengono travolti da un’auto a Charlottes­ville, in Virginia
 ??  ?? La sequenza A Charlottes­ville, in Virginia, ieri pomeriggio un’auto è piombata sulla folla che marciava in protesta contro il raduno dei suprematis­ti bianchi
La sequenza A Charlottes­ville, in Virginia, ieri pomeriggio un’auto è piombata sulla folla che marciava in protesta contro il raduno dei suprematis­ti bianchi
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