Profughi, scontri e accuse
Sgombero a Roma. Bombole contro la polizia. Un agente: spezzagli il braccio
Volano sassi e bombole del gas sulla polizia da un palazzo occupato dal 2013, a 400 metri dalla stazione Termini a Roma. I cento e più rifugiati etiopi ed eritrei, che sono stati sgomberati e dormono nei giardini, all’alba sono circondati. La polizia li allontana con cariche e idranti. Un funzionario vede un profugo e dice: «Spaccategli un braccio». La Questura apre un’inchiesta. La prefetta: «Ora il Comune tenga fede agli impegni». e
Scene di guerriglia urbana in pieno centro, a 400 metri dalla stazione Termini. Volano sassi e bombole del gas dalle finestre del palazzo in via Curtatone, occupato dal 2013. All’alba gli autoblindo circondano piazza Indipendenza per allontanare i rifugiati, un centinaio, accampati nei giardini.
Al loro rifiuto di lasciare il presidio, trolley e giacigli di cartone ammucchiati nelle aiuole, vengono dispersi con gli idranti. Si vedono donne e uomini, la maggior parte di nazionalità etiope ed eritrea, in ginocchio con le braccia alzate. La carica di alleggerimento li spinge verso piazza dei Cinquecento: è qui che un funzionario di polizia non si accorge di essere filmato dalle telecamere. Nel video che poi farà il giro del web lo si sente parlare così dei migranti: «Devono sparire, se tirano qualcosa spaccateglie ‘n braccio». In serata la Questura diffonde un comunicato nel quale informa «di aver aperto una formale inchiesta dopo la visione dei filmati pubblicati su alcuni siti che riportano una frase di un operatore che invita ad usare metodi violenti in caso di lancio di sassi. Nelle successive contro manifestazioni (i rifugiati cercheranno più volte di bloccare il traffico) le unità impiegate in quel contesto non sono state ulteriormente utilizzate». Le immagini degli scontri saranno acquisite anche dalla Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo per resistenza a pubblico ufficiale e tentato omicidio. In Questura, nel frattempo, si valuta la posizione di quattro rifugiati. L’unica nota positiva della giornata è il poliziotto che accarezza una donna africana in lacrime: stremata dalla paura di finire chissà dove. Il bilancio degli scontri, quando le spazzatrici stanno già ripulendo la piazza, è di 13 feriti soccorsi da Medici senza frontiere: cinque, tra loro un 30enne con sospetta frattura, vengono trasferiti al pronto soccorso.
Rimane il problema di dove sistemare le persone sgomberate dall’immobile, ex sede di Federconsorzi e dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), sotto sequestro dal 2015. Ieri il Comune ha trovato alloggio a 28 di loro, tra cui nove minori. Sono ancora molti, però, i rifugiati che continuano a rifiutare le soluzioni offerte dal Campidoglio: «Non ha senso rispedirli nelle strutture della rete Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) — insiste il sacerdote eritreo Mussie Zerai, presidente di Agenzia Abeshia — perché ci sono già stati al loro arrivo in Italia. Non possono rifare la stessa trafila». Monsignor Paolo Lojudice, vescovo ausiliare e delegato di Migrantes, parla di «risposta inadeguata». E stigmatizza «la nostra capacità cronica, come italiani, a metterci seriamente intorno a un tavolo». Unicef e Unhcr protestano per i bambini, 35 quelli rimasti all’interno del palazzo assieme a una settantina di persone in condizioni di fragilità: «Erano traumatizzati. Quando sono saliti sui mezzi
Unicef e Chiesa critici L’Unicef: bimbi terrorizzati. Il vescovo ausiliare: è stata una risposta inadeguata
della polizia battevano i pugni sui vetri». Dopo il blitz, i rifugiati sono stati portati all’ufficio immigrazione per il controllo dei documenti: erano tutti in regola. Da lì sono tornati alla stazione Termini, diventata punto di ritrovo in attesa di capire dove andare. Ad assisterli c’era un’esile suora comboniana che offriva loro pane fresco e carne in scatola con il logo dell’Unione Europea.
Sulla gestione dell’emergenza deflagra la polemica politica. Dal centrosinistra chiedono al ministro dell’Interno Marco Minniti di riferire in Parlamento. Il leader della Lega Matteo Salvini e la presidente di FdI Giorgia Meloni elogiano invece l’operato della polizia e chiedono «espulsioni per chi ha usato violenza».
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