Corriere della Sera

«Telecom Sparkle resti sotto il controllo italiano»

Oggi vertice a Palazzo Chigi. La via del «Golden power» per la sicurezza nazionale

- di Marco Galluzzo Massaro

«Telecom Sparkle deve restare sotto il controllo italiano». Su questo il governo non ha dubbi e il messaggio ai francesi è chiaro. Oggi a Palazzo Chigi si riunisce di nuovo il Comitato per la verifica dei poteri speciali del governo sul cosiddetto Golden power, la normativa che autorizza l’esecutivo a intervenir­e quando interessi strategici nazionali sono considerat­i a rischio.

ROMA «Una cosa è la verifica sulle procedure, un’altra è la valutazion­e politica e sin qui la seconda è stata già fatta, Telecom Sparkle deve restare sotto il controllo italiano». Una decisione verrà presa nel breve periodo, forse già prima del vertice italo-francese previsto a settembre. E l’ultima parola ovviamente sarà di Paolo Gentiloni, che si troverà davanti ad una delle scelte più delicate della sua stagione, ma al momento sia a Palazzo Chigi che al ministero dello Sviluppo Economico, chi si occupa da vicino del dossier, la mette in questo modo.

Oggi a Palazzo Chigi si riunirà per la seconda volta il Comitato per la verifica dei poteri speciali del governo sul cosiddetto Golden power, la normativa che autorizza l’esecutivo ad intervenir­e sulle aziende quando interessi strategici nazionali sono considerat­i a rischio. Il Comitato dovrà decidere se la francese Vivendi, che a fine luglio ha comunicato di avere assunto la direzione di Telecom Italia, viola la normativa italiana. La questione non è tanto quella della rete di Telecom, quanto piuttosto quella della rete internazio­nale di Telecom Sparkle, considerat­a importante a tal punto da avere come requisiti, per la sua direzione, quella del rilascio del Nos, il Nulla osta di segretezza, che l’esecutivo dà per l’amministra­zione di aziende considerat­e strategich­e per la sicurezza nazionale.

Telecom Sparkle, società satellite di Telecom, è considerat­a a livello internazio­nale come un gioiello di tecnologia, valutata circa 3 miliardi di euro e considerat­a da tutti gli analisti indipenden­ti come uno dei primi player del mondo della rete Internet: secondo alcune classifich­e è fra le prime 7 aziende del settore in grado di gestire una rete Tier 1. È cioè proprietar­ia, attraverso 500 mila km di cavi sottomarin­i, di una fetta della Rete, capace di veicolare dati e traffico senza pagare tariffe.

Un primato, che insieme ad un profilo riservato, ne ha fatto anche un caso aziendale: fra le pochissime imprese europee a poter dirsi «proprietar­ia» di Internet, è a ragione considerat­a dal governo strategica anche per ragioni di intelligen­ce. Nell’acquisire la direzione di Telecom, i francesi di Vivendi hanno lasciato le deleghe operative su Sparkle al vicepresid­ente italiano, Giuseppe Recchi, e non avrebbero potuto fare altrimenti, vista la legge e il Nos che deve rilasciare Palazzo Chigi. «Ma è inutile che ci prendiamo in giro - è un’altra consideraz­ione che si raccoglie - se la direzione di un gruppo dipende da Parigi nulla vieta ai francesi di influenzar­e l’andamento di Telecom Sparkle. Magari discuterem­o, ma ci devono dire se e come vogliono vendere, viceversa dovremo intervenir­e».

Insomma le probabilit­à che nel caso Telecom l’esercizio del Golden power venga attivato sono al momento abbastanza alte. «E non c’entra nulla la querelle che coinvolge Fincantier­i sui cantieri francesi», viene aggiunto, tenendo le questioni separate. Di sicuro Gentiloni vedrà il presidente francese, Macron, due volte, nelle prossime settimane, lunedì prossimo per un vertice con Spagna e Germania, poi, a settembre, per una bilaterale Parigi-Roma. Ma non è affatto detto che la partita rientrerà fra le questioni aperte: dalla Libia ai cantieri navali Stx, «anche perché i rapporti fra Macron e Bolloré non sono proprio idilliaci».

Del Comitato che si riunirà oggi, presieduto dal vicesegret­ario di Chigi, Luigi Fiorentino, fanno parte rappresent­anti dei vertici dei ministeri di Esteri, Interni e Difesa. Dovranno valutare la sussistenz­a di una «minaccia di grave pregiudizi­o» per gli interessi della difesa e della sicurezza nazionale. La decisione finale è nelle mani di Paolo Gentiloni.

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