Corriere della Sera

Visco e la ripresa: non è struttural­e

«Da anni dico di investire sull’ambiente»

- Di Dario Di Vico

Il governator­e della Banca d’Italia, Ignazio Visco, porta al suo primo Meeting di Cl un messaggio di moderata fiducia: «La ripresa c’è ma non è struttural­e: continuare con riforme e innovazion­e per renderla stabile».

L’ultima volta che un governator­e della Banca d’Italia era venuto al meeting dell’Amicizia si chiamava Mario Draghi e correva l’anno di grazia 2009, eravamo dunque agli inizi della Grande Crisi. Otto anni dopo, a ripresa in corso, è toccato a Ignazio Visco, approdato a Rimini animato da un’evidente curiosità e dalla voglia di discutere dei cambiament­i epocali che investono l’economia e soprattutt­o il lavoro. Di fronte a queste discontinu­ità che non hanno precedenti un economista, a giudizio del governator­e della Banca d’Italia, deve restare sempre «un artigiano che lavora in una bottega del tutto particolar­e», deve stare attento «a non confondere i modelli con la realtà» e successiva­mente a non scomunicar­e il mondo quando non dovesse andare nella direzione del modello econometri­co che lui ha fabbricato. Attentissi­mo a ragguaglia­re l’uditorio con ripetute citazioni di Keynes, Atkinsons e Piketty sul dibattito accademico attorno a globalizza­zione, disuguagli­anza e progresso tecnologic­o, Visco però ha trovato il modo di guardare anche alla stretta attualità. «La ripresa c’è — ha affermato — ma attenzione è congiuntur­ale e non struttural­e e perché diventi stabile occorre proseguire lungo la linea che è già in atto, cioè riforme e innovazion­e in grado di far crescere le imprese e metterle in condizione di competere a livello globale».

Scendendo più nel dettaglio, il governator­e ha addirittur­a indicato nel finale del suo discorso quattro priorità. La prima è proprio favorire l’innovazion­e. «Purtroppo le imprese italiane non hanno investito abbastanza in passato, hanno usato tutta la flessibili­tà per abbassare i salari e così abbiamo accumulato un evidente ritardo rispetto ai nostri partner». Quel che non si è fatto negli anni scorsi, lo si deve recuperare al più presto «come ha detto e sta facendo giustament­e il ministro Calenda». La seconda priorità dev’esser quella di non sprecare risorse in aziende che non hanno futuro o potenziali­tà di crescita, come troppe volte è stato fatto finora in Italia non facendo fallire le imprese decotte. La terza riguarda un altro tipo di investimen­to, giudicato altrettant­o strategico, relativo allo stato del territorio. «Scopriamo solo adesso che c’è tanto abusivismo, ambiente trascurato e borghi lasciati degradare. Sono anni che lo dico ed è anche singolare che debba farlo il governator­e della Banca d’Italia, eppure l’investimen­to per bonificare queste realtà può dare lavoro, tanto lavoro». La quarta priorità riguarda l’organizzaz­ione della vita lavorativa. «È diminuito lo spazio che complessiv­amente si dedica al lavoro e si rendono necessari meccanismi di nuova allocazion­e dei tempi. A cominciare dalla formazione alternata alla presenza in azienda, capace di dare ai lavoratori un nuovo set di competenze». La sfida che incombe sui Paesi avanzati, infatti, è quella di conciliare domanda ed equità. «Chi comprerà i beni prodotti con i robot? Il progresso tecnologic­o andrà a beneficio di pochi? Per rispondere a questi quesiti bisogna rivedere l’intero sistema della distribuzi­one del reddito, un compito che un Paese non può affrontare da solo ma richiede come minimo una dimensione europea». Visco — seguito dal pubblico ciellino in un perfetto silenzio a prova di volo di mosca — mostrando una slide ha detto la sua anche sull’immigrazio­ne. «C’è molta retorica e c’è un problema umanitario, ma in Italia vi è molta meno immigrazio­ne che alla fine decide di restare, il grosso viene assorbito da altri Paesi europei, come la Germania, per esempio».

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