Visco e la ripresa: non è strutturale
«Da anni dico di investire sull’ambiente»
Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, porta al suo primo Meeting di Cl un messaggio di moderata fiducia: «La ripresa c’è ma non è strutturale: continuare con riforme e innovazione per renderla stabile».
L’ultima volta che un governatore della Banca d’Italia era venuto al meeting dell’Amicizia si chiamava Mario Draghi e correva l’anno di grazia 2009, eravamo dunque agli inizi della Grande Crisi. Otto anni dopo, a ripresa in corso, è toccato a Ignazio Visco, approdato a Rimini animato da un’evidente curiosità e dalla voglia di discutere dei cambiamenti epocali che investono l’economia e soprattutto il lavoro. Di fronte a queste discontinuità che non hanno precedenti un economista, a giudizio del governatore della Banca d’Italia, deve restare sempre «un artigiano che lavora in una bottega del tutto particolare», deve stare attento «a non confondere i modelli con la realtà» e successivamente a non scomunicare il mondo quando non dovesse andare nella direzione del modello econometrico che lui ha fabbricato. Attentissimo a ragguagliare l’uditorio con ripetute citazioni di Keynes, Atkinsons e Piketty sul dibattito accademico attorno a globalizzazione, disuguaglianza e progresso tecnologico, Visco però ha trovato il modo di guardare anche alla stretta attualità. «La ripresa c’è — ha affermato — ma attenzione è congiunturale e non strutturale e perché diventi stabile occorre proseguire lungo la linea che è già in atto, cioè riforme e innovazione in grado di far crescere le imprese e metterle in condizione di competere a livello globale».
Scendendo più nel dettaglio, il governatore ha addirittura indicato nel finale del suo discorso quattro priorità. La prima è proprio favorire l’innovazione. «Purtroppo le imprese italiane non hanno investito abbastanza in passato, hanno usato tutta la flessibilità per abbassare i salari e così abbiamo accumulato un evidente ritardo rispetto ai nostri partner». Quel che non si è fatto negli anni scorsi, lo si deve recuperare al più presto «come ha detto e sta facendo giustamente il ministro Calenda». La seconda priorità dev’esser quella di non sprecare risorse in aziende che non hanno futuro o potenzialità di crescita, come troppe volte è stato fatto finora in Italia non facendo fallire le imprese decotte. La terza riguarda un altro tipo di investimento, giudicato altrettanto strategico, relativo allo stato del territorio. «Scopriamo solo adesso che c’è tanto abusivismo, ambiente trascurato e borghi lasciati degradare. Sono anni che lo dico ed è anche singolare che debba farlo il governatore della Banca d’Italia, eppure l’investimento per bonificare queste realtà può dare lavoro, tanto lavoro». La quarta priorità riguarda l’organizzazione della vita lavorativa. «È diminuito lo spazio che complessivamente si dedica al lavoro e si rendono necessari meccanismi di nuova allocazione dei tempi. A cominciare dalla formazione alternata alla presenza in azienda, capace di dare ai lavoratori un nuovo set di competenze». La sfida che incombe sui Paesi avanzati, infatti, è quella di conciliare domanda ed equità. «Chi comprerà i beni prodotti con i robot? Il progresso tecnologico andrà a beneficio di pochi? Per rispondere a questi quesiti bisogna rivedere l’intero sistema della distribuzione del reddito, un compito che un Paese non può affrontare da solo ma richiede come minimo una dimensione europea». Visco — seguito dal pubblico ciellino in un perfetto silenzio a prova di volo di mosca — mostrando una slide ha detto la sua anche sull’immigrazione. «C’è molta retorica e c’è un problema umanitario, ma in Italia vi è molta meno immigrazione che alla fine decide di restare, il grosso viene assorbito da altri Paesi europei, come la Germania, per esempio».