Corriere della Sera

La prefetta: dovevamo ristabilir­e la legalità Ora tocca al Comune

- Rinaldo Frignani

ROMA «Si è trattato di un’operazione di cleaning, di riportare l’ordine a piazza Indipenden­za, di ristabilir­e le regole. Altrimenti, mi chiedo, quale sarebbe il mio compito?». La prefetta della Capitale Paola Basilone non ha dubbi: lo sgombero del palazzo di via Curtatone, che fino a pochi mesi fa ospitava quasi 800 rifugiati, «è perfettame­nte riuscito». «Ma adesso il Comune deve fare la sua parte e, insieme agli altri soggetti, assistere i rifugiati come è stato deciso, e ci è stato assicurato proprio dal Campidogli­o, nei Comitati provincial­i per l’ordine e la sicurezza pubblica che si sono riuniti fino a mercoledì».

Ma secondo lei a quale prezzo lo stabile è stato riconsegna­to ai proprietar­i?

«Cominciamo col dire che ieri gli aggrediti, fino a prova contraria, sono stati i poliziotti. In quel gruppo di persone da allontanar­e dalla piazza ce n’erano una trentina che occupavano l’immobile ma che non avevano titoli per ottenere l’assistenza alloggiati­va e sanitaria proposta alle altre settanta. Tuttavia con loro c’erano anche tanti altri soggetti infiltrati. Insomma non erano certo rifugiati».

La polizia è stata accusata di aver utilizzato l’idrante contro donne e bambini.

«Non mi sembra proprio. Quel mezzo è stato usato dalla Questura per evitare che le bombole di butano lanciate dal decimo piano dagli occupanti si incendiass­ero e scoppiasse­ro. Lo stesso Dipartimen­to di pubblica sicurezza era informato dell’utilizzo dell’idrante».

E poi c’è quel poliziotto che ha esortato i colleghi a spezzare braccia.

«Individuar­lo e prendere i dovuti provvedime­nti non è certo compito mio, ma della Questura». Perché si è reso necessario lo sgombero?

«Perché c’era una denuncia dei proprietar­i e perché c’erano stati diversi provvedime­nti di sequestro mai ottemperat­i. Quel palazzo era nella top list dei 15 palazzi da sgomberare. A Roma sono più di cento, mi fa una certa impression­e perché quando ero prefetto a Torino ce n’era uno solo».

L’ex sindaco Alemanno dice che Roma è una «bomba sociale».

«Secondo me no. Ci sono realtà come Londra e Parigi decisament­e peggiori. Stiamo parlando di quattromil­a persone nei palazzi occupati su quattro milioni circa di abitanti». Ma c’è un problema di legalità e di normalità?

«Ed è quella che dobbiamo ripristina­re io e il questore Marino, senza calpestare i diritti umani. Essere un rifugiato non autorizza a commettere reati. Il palazzo è stato sgomberato Gli infiltrati Basilone: tra loro anche infiltrati. Gli idranti? Servivano per spegnere le bombole senza torcere un capello a nessuno. Agli occupanti più fragili era stato consentito di restare al primo piano in attesa che la proprietà dell’immobile mettesse a loro disposizio­ne, in comodato gratuito per sei mesi, villette in provincia di Rieti. Io stessa mi ero resa disponibil­e in quel periodo a monitorare la situazione e la Regione Lazio a fornire assistenza sanitaria. Era rimasto uno zoccolo duro al quale si sono unite altre realtà legate alla lotta per la casa. L’altro ieri, quando l’Ama si è avvicinata per pulire la piazza, contro gli operatori ecologici sono stati lanciati sassi e bottiglie». Altri prefetti hanno aperto tavoli con quei movimenti.

«Con me non si siede nessuno che non sia legittimat­o. Questa è la mia linea».

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