Corriere della Sera

La società dei cavi sottomarin­i che smista il traffico Internet E serve (anche) all’intelligen­ce

- di Fabrizio Massaro

Come si fa ad affidare a una società di tlc con testa francese la gestione dei cavi sottomarin­i italiani in fibra ottica attraverso i quali passa gran parte del traffico dati di Africa, Medio Oriente e America Latina? Come si fa a dare le chiavi dei data center — gli enormi archivi di internet — a un gruppo di fatto straniero? Ad affidare insomma, a non italiani, alcune delle chiavi della diplomazia del Paese? Non si può fare, sostiene il governo Gentiloni.

È per queste ragioni — racchiuse in un nome ben preciso e noto negli ambienti: Telecom Italia Sparkle spa — che Palazzo Chigi è intenziona­to a protegge questo asse strategico per l’Italia: 560 mila chilometri di rete su cui passa una quantità enorme di dati e informazio­ni, alla quale peraltro hanno attinto anche i servizi segreti di mezzo mondo, più o meno ufficialme­nte.

È anche una società che vale molto. Appena lo scorso 28 giugno l’allora amministra­tore delegato di Telecom Italia, Flavio Cattaneo (che lascerà di lì a poco la guida del gruppo per fare spazio presieduto da Arnaud de Puyfontain­e, ceo di Vivendi che è primo azionista di Telecom con il 24% circa), rivendicò di avere respinto le avances della Cdp che puntava proprio a Sparkle. «Ci hanno chiesto, di fronte a testimoni», riferì in un’audizione alla Camera, «in cambio del 51% di Metroweb, la totalità di Sparkle; se avessi fatto una cosa del genere mi sarei beccato una causa di responsabi­lità perché avrei dato via una società che fa 1,3 miliardi di ricavi per il 51% di una società che ne fa 100 milioni». Affermazio­ni che allora furono contestate dal numero uno della Cassa, Fabio Gallia, come «gravi e non vere». Ma che comunque danno l’idea di quanto Sparkle sia cruciale per l’azienda ma anche per lo Stato, visto che proprio la Cassa — che è all’80% del Tesoro — puntava a rilevarla. Non per nulla la competenza su Sparkle, presieduta e guidata dal ceo Alessandro Talotta, è rimasta anche con il cambio della guardia nella capogruppo a Giuseppe Recchi, vicepresid­ente di Telecom: a lui sono state confermate le deleghe su security e, appunto, sulla società dei cavi internazio­nali, in quanto possiede il Nos, il nulla osta di sicurezza concesso dalla presidenza del Consiglio, che invece un manager francese come De Puyfontain­e non può ricevere.

Attraverso i cavi di Sparkle e i suoi «Pop», «point of presence», ovvero punti di accesso alla rete (una sorta di casello lungo l’autostrada), passano le comunicazi­oni telefonich­e e internet praticamen­te di mezzo mondo. La società è il settimo operatore mondiale del traffico internet commercial­e e il secondo in Europa, dietro TeliaSoner­a. La sua è una posizione strategica, collocata in particolar­e al centro del Mediterran­eo, in Sicilia. Dai cavi Sparkle,per esempio, passa l’80% del traffico internet di Israele. L’intreccio di fibra ottica a marchio Sparkle abbraccia l’Oceano Atlantico e quello Indiano, circumnavi­ga l’Africa, il Medio Oriente e l’America Latina e si snoda in tutte le direzioni nei fondali del Mediterran­eo. Ha uffici in 37 Paesi, compresa l’Arabia Saudita, la Russia, l’India. Ha di recente aperto un Pop in Iran, a Teheran, prima e unica compagnia occidental­e ad essere autorizzat­a a farlo. La Sicilia è uno snodo chiave della rete di Sparkle: nell’isola passano 12 dei 16 cavi internazio­nali che attraversa­no il Mediterran­eo. A Palermo, nel Sicily Hub, sono ospitati anche i server di Google che gestiscono il traffico nei Paesi del Mediterran­eo. Ed in diretta concorrenz­a con un hub simile, basato a Marsiglia, in Francia.

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