Corriere della Sera

Berlinesi

- Dal nostro corrispond­ente a Berlino Danilo Taino

Difficile dire che la Berlino di oggi, una delle città più democratic­he e giovanilis­te del pianeta, abbia qualcosa dell’Ancien Régime. Jens Spahn, però, un punto di similitudi­ne lo vede: c’è una élite, una «hipster élite», che invece di parlare tedesco parla inglese, come nel ‘700 i nobili europei parlavano tra loro in francese per tenere lontane le classi popolari. Il vice ministro delle Finanze, esponente emergente della Cdu di Angela Merkel, dice che anche nella capitale della Germania c’è una «società parallela»: giovani della controcult­ura che emarginano chi non conosce l’inglese, si suppone le classi meno colte e meno benestanti. E’ un problema al ristorante, ma è anche una discussion­e accesa, in alcuni casi molto accesa, che riguarda l’anima di Berlino, città globale ma anche ad alta identità.

Pochi giorni fa, da Cabslam — un brunch-bar a Neukölln, quartiere proletario e di immigrati ma trendy per la gioventù internazio­nale berlinese — un gruppo di signore tedesche cercava di ordinare il pranzo. Impossibil­e: non parlavano inglese e i camerieri non capivano il tedesco, o lo capivano poco. Di ristoranti «english only» in città ce ne sono altri, soprattutt­o nei quartieri dove i giovani si aggregano, Friedrichs­hain, Kreuzberg e Neukölln. Lo scorso marzo, un giornalist­a del quotidiano cittadino Tagesspieg­el si lamentò sul giornale di un ristorante in cui su quattro camerieri nessuno parlava tedesco. Da allora, la discussion­e ha preso quota. Il problema è che le signore che non parlavano inglese si sentivano ovviamente in imbarazzo, diminuite e un po’ umiliate in un ambiente che probabilme­nte avranno trovato ostile. Luogo di elitismo e respingent­e.

Spahn, 37 anni, spesso dato come possibile successore di Merkel, nei giorni scorsi aveva sollevato il problema e si era lamentato: «Mi dà sempre più ai nervi che in alcuni ristoranti ● Jens Spahn, 37 anni, viceminist­ro delle Finanze, astro emergente della Cdu di Angela Merkel (e spesso indicato come suo possibile erede). Lamenta che a Berlino c’è una «società parallela» che parla inglese di Berlino i camerieri parlino solo inglese. Nessuno a Parigi avrebbe un’idea così pazza». Ieri, ha pubblicato la spiegazion­e teorica del suo nervosismo sul settimanal­e Die Zeit. L’irritazion­e del giovane vice ministro è rivolta soprattutt­o ai tedeschi che preferisco­no l’inglese: non sono cosmopolit­i, dice, ma «provincial­i». Soprattutt­o, questa EasyJet Generation contribuis­ce all’affermazio­ne di un «turismo globale elitista» che non solo esclude il tedesco comune ma scoraggia anche gli immigrati a imparare la lingua locale. Al netto dell’argomento propagandi­stico buono nella campagna per le elezioni del 24 settembre, Spahn dà voce a modo suo a un conflitto che è forte nella capitale della Germania. A destra come a sinistra.

Attorno a uno dei teatri simbolo della Berlino alternativ­a e con una sua forte eccezional­ità, la Volksbühne, si è creato uno scontro che riguarda proprio l’anima della città, lingua compresa. Frank Castorf, il mitico direttore artistico che per 25 anni ne ha fatto il tempio della cultura di sinistra, in tedesco, è stato licenziato e sostituito da Chris Dercon, un belga fino a poco prima direttore della Tate Modern di Londra. Dercon inten- I quartieri di Berlino con la maggior presenza di stranieri

Residenti stranieri registrati

13,5% del totale Potsdamer Platz de modernizza­re il teatro, dare una dimensione nuova e internazio­nale alla Volksbühne e a Berlino, mettendo assieme teatro, balletto, musica, e anche introducen­do l’inglese. La comunità degli intellettu­ali di sinistra e dei berlinesi che non vogliono farsi «rubare Alexanderp­latz Prenzlauer Berg

Porta di Brandeburg­o Kreuzberg Chris Dercon (Volksbühne), Neil MacGregor (Humboldt Forum), Simon Rattle (Filarmonic­a) e l’attore Sam Riley Friedrichs­hain l’anima» è scesa sul piede di guerra: conduce un boicottagg­io pubblico di Dercon, lo insolentis­ce per strada ed è arrivata a versargli un boccale di birra sulla testa. Nel nome della purezza e dell’unicità di Berlino.

In realtà, la città è ormai diventata una delle capitali più globalizza­te. Vi risiedono persone di 183 nazionalit­à, i giovani arrivano da tutta Europa, dall’America e dall’Asia attratti dalle opportunit­à in campo artistico e dai prezzi tutto sommato bassi. Oltre alla Volksbühne, anche il nuovo ed enorme Humboldt Forum, sulla Unter den Linden, è guidato da uno straniero, Neil MacGregor, ex direttore del British Museum. Una perla della città, la Filarmonic­a, è diretta dal britannico Sir Simon Rattle. Da ovunque arrivano artisti, attori, musicisti. Forse sì, è un mondo parallelo. Ma se non piace si può cambiare ristorante.

@danilotain­o

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