LA METAMORFOSI DELL’ISIS E I PERICOLI PER L’ITALIA
Caro direttore, gli attentati di Barcellona e Cambrils presentano alcune specificità connesse alla storia della Spagna anche se si inquadrano nel più vasto fenomeno del radicalismo islamico. Una prima peculiarità riguarda l’antico contrasto con il Marocco che da sempre rivendica l’appartenenza al suo territorio delle città di Ceuta e Melilla annesse al territorio spagnolo nel 1497 durante la «reconquista» dei regnanti spagnoli Ferdinando e Isabella di Castiglia. E che i giovanissimi attentatori fossero tutti di origine marocchina non sembra una semplice coincidenza. L’islamizzazione eversiva di ogni disagio, sia esso sociale, etnico che esistenziale sembra un dato ormai accertato idoneo a collocare in secondo piano persino la stessa conversione religiosa, in alcuni protagonisti di gravi attentati addirittura assente.
Il secondo legame con la Spagna ha un valore simbolico pregnante per tutta la storia dell’Islam radicale: l’intera penisola iberica era, fino al 1500, parte del Califfato e la riconquista spagnola e portoghese, durata vari secoli e sanguinosissima, è vissuta dai predicatori estremisti islamici come una crociata. Lo stesso Bin Laden citava la Spagna come territorio da riconquistare al dominio musulmano.
Dalle prime indagini è emerso che la cellula di attentatori era agguerrita e determinata, ma anche inesperta e malamente attrezzata. Privi di esplosivi e di armamento leggero gli operativi non sono stati in grado di confezionare neanche un ordigno artigianale — che anzi gli è esploso fra le mani — e hanno dovuto simulare il possesso di cinture esplosive in quanto incapaci di confezionarle. In mezzo a loro non vi era perciò nessun combattente di ritorno dalla Siria o dall’Iraq: il legame con Isis era assolutamente virtuale.
Il moltiplicarsi di fenomeni simili in Europa — accoltellamenti, automezzi impiegati come armi — senza che i soggetti protagonisti siano muniti di una effettiva preparazione
bellica dimostra che la crisi strutturale dell’Isis, ormai accerchiata e immobilizzata, è profonda ma che non si è affievolita la forza del suo richiamo simbolico e ideologico. È uno stadio transitorio che per sopravvivere dovrà trasformarsi assumendo moduli già sperimentati da Al Qaeda dopo la fine della guerra in Afghanistan, non più incentrati sulla forza del territorio conquistato ma su una rete distribuita in vari Paesi e di certo rafforzata dai combattenti di ritorno: si parla di 20.000 reduci. Per ora perciò attacchi improvvisati ovunque in Occidente; nel futuro, strutture terroristiche decentrate in vari Paesi anche europei irrobustite e dirette da esperti, forgiati sui campi di battaglia: dallo spontaneismo all’organizzazione.
Un ulteriore aspetto rilevante da sottolineare è la scelta dell’obiettivo: le Ramblas di Barcellona sono — dalla caduta del regime franchista — un’icona di libertà e di integrazione sociale, un luogo privilegiato per l’aggregazione giovanile e la trasgressione. L’oggetto dell’attentato, tuttavia, non è stato scelto a caso, probabilmente dettato dalla guida spirituale, un imam quarantenne morto durante l’accidentale esplosione verificatasi giorni prima in una casa posta a un centinaio di chilometri dalla capitale catalana. Sulle Ramblas e su quanto da esse rappresentato si è riversato l’odio e il risentimento sociale dei giovanissimi marocchini che, ricercando la loro identità in una comunità islamica pura e legata ai valori arcaici, non po-
Califfato La Spagna è un obiettivo privilegiato perché è un territorio da «riconquistare» Attacchi Il nostro Paese è stato preservato per la sua posizione ma tutto può cambiare in futuro
teva che vedere in quel luogo l’esatta antitesi delle proprie suggestioni.
Le riflessioni investigative fatte da anni sull’assenza di attentati in Italia non possono più valere in presenza di una trasformazione così profonda del fenomeno terroristico, divenuto multidirezionale. Che l’Italia sia stata preservata da attacchi militari in virtù del suo ruolo logistico — in particolare per i canali di finanziamento illegali esistenti — e di transito di militanti jihadisti è assai probabile. Ma questa situazione può perpetuarsi solo in presenza di una struttura di comando solida e centralizzata che programma gli attacchi e la loro dislocazione. Se invece la fase terroristica si trasforma, per necessità, in un incitamento costante per attacchi globali e con ogni mezzo a disposizione — una specie di sollevazione in tutto l’Occidente degli islamici — anche il territorio italiano, malgré soi, rientrerà nello scenario di battaglia.
Procuratore della Repubblica di Trieste