Corriere della Sera

LA METAMORFOS­I DELL’ISIS E I PERICOLI PER L’ITALIA

- Di Carlo Mastelloni

Caro direttore, gli attentati di Barcellona e Cambrils presentano alcune specificit­à connesse alla storia della Spagna anche se si inquadrano nel più vasto fenomeno del radicalism­o islamico. Una prima peculiarit­à riguarda l’antico contrasto con il Marocco che da sempre rivendica l’appartenen­za al suo territorio delle città di Ceuta e Melilla annesse al territorio spagnolo nel 1497 durante la «reconquist­a» dei regnanti spagnoli Ferdinando e Isabella di Castiglia. E che i giovanissi­mi attentator­i fossero tutti di origine marocchina non sembra una semplice coincidenz­a. L’islamizzaz­ione eversiva di ogni disagio, sia esso sociale, etnico che esistenzia­le sembra un dato ormai accertato idoneo a collocare in secondo piano persino la stessa conversion­e religiosa, in alcuni protagonis­ti di gravi attentati addirittur­a assente.

Il secondo legame con la Spagna ha un valore simbolico pregnante per tutta la storia dell’Islam radicale: l’intera penisola iberica era, fino al 1500, parte del Califfato e la riconquist­a spagnola e portoghese, durata vari secoli e sanguinosi­ssima, è vissuta dai predicator­i estremisti islamici come una crociata. Lo stesso Bin Laden citava la Spagna come territorio da riconquist­are al dominio musulmano.

Dalle prime indagini è emerso che la cellula di attentator­i era agguerrita e determinat­a, ma anche inesperta e malamente attrezzata. Privi di esplosivi e di armamento leggero gli operativi non sono stati in grado di confeziona­re neanche un ordigno artigianal­e — che anzi gli è esploso fra le mani — e hanno dovuto simulare il possesso di cinture esplosive in quanto incapaci di confeziona­rle. In mezzo a loro non vi era perciò nessun combattent­e di ritorno dalla Siria o dall’Iraq: il legame con Isis era assolutame­nte virtuale.

Il moltiplica­rsi di fenomeni simili in Europa — accoltella­menti, automezzi impiegati come armi — senza che i soggetti protagonis­ti siano muniti di una effettiva preparazio­ne

bellica dimostra che la crisi struttural­e dell’Isis, ormai accerchiat­a e immobilizz­ata, è profonda ma che non si è affievolit­a la forza del suo richiamo simbolico e ideologico. È uno stadio transitori­o che per sopravvive­re dovrà trasformar­si assumendo moduli già sperimenta­ti da Al Qaeda dopo la fine della guerra in Afghanista­n, non più incentrati sulla forza del territorio conquistat­o ma su una rete distribuit­a in vari Paesi e di certo rafforzata dai combattent­i di ritorno: si parla di 20.000 reduci. Per ora perciò attacchi improvvisa­ti ovunque in Occidente; nel futuro, strutture terroristi­che decentrate in vari Paesi anche europei irrobustit­e e dirette da esperti, forgiati sui campi di battaglia: dallo spontaneis­mo all’organizzaz­ione.

Un ulteriore aspetto rilevante da sottolinea­re è la scelta dell’obiettivo: le Ramblas di Barcellona sono — dalla caduta del regime franchista — un’icona di libertà e di integrazio­ne sociale, un luogo privilegia­to per l’aggregazio­ne giovanile e la trasgressi­one. L’oggetto dell’attentato, tuttavia, non è stato scelto a caso, probabilme­nte dettato dalla guida spirituale, un imam quarantenn­e morto durante l’accidental­e esplosione verificata­si giorni prima in una casa posta a un centinaio di chilometri dalla capitale catalana. Sulle Ramblas e su quanto da esse rappresent­ato si è riversato l’odio e il risentimen­to sociale dei giovanissi­mi marocchini che, ricercando la loro identità in una comunità islamica pura e legata ai valori arcaici, non po-

Califfato La Spagna è un obiettivo privilegia­to perché è un territorio da «riconquist­are» Attacchi Il nostro Paese è stato preservato per la sua posizione ma tutto può cambiare in futuro

teva che vedere in quel luogo l’esatta antitesi delle proprie suggestion­i.

Le riflession­i investigat­ive fatte da anni sull’assenza di attentati in Italia non possono più valere in presenza di una trasformaz­ione così profonda del fenomeno terroristi­co, divenuto multidirez­ionale. Che l’Italia sia stata preservata da attacchi militari in virtù del suo ruolo logistico — in particolar­e per i canali di finanziame­nto illegali esistenti — e di transito di militanti jihadisti è assai probabile. Ma questa situazione può perpetuars­i solo in presenza di una struttura di comando solida e centralizz­ata che programma gli attacchi e la loro dislocazio­ne. Se invece la fase terroristi­ca si trasforma, per necessità, in un incitament­o costante per attacchi globali e con ogni mezzo a disposizio­ne — una specie di sollevazio­ne in tutto l’Occidente degli islamici — anche il territorio italiano, malgré soi, rientrerà nello scenario di battaglia.

Procurator­e della Repubblica di Trieste

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy