Corriere della Sera

LA SINISTRA FRANCESE CHE SCEGLIE DI DIFENDERE IL «FEMMINISMO ISLAMICO»

- Di Stefano Montefiori

Una nuova polemica divide quel che resta della sinistra francese. Riguarda «Lallab», un’associazio­ne che «vuole fare sentire la voce delle donne musulmane per lottare contro le oppression­i razziste e sessiste». Usando il neologismo nato dalle parole «Lalla» (signora in arabo) e «Lab» (come laboratori­o), dal 2016 le fondatrici Sarah Zouak e Justine Devillaine promuovono un «femminismo musulmano» che consiste più nella critica delle libertà occidental­i che nella revisione del ruolo della donna nell’Islam. Portare il velo diventa un segno di emancipazi­one dalle imposizion­i laiciste, e l’interdizio­ne dei segni religiosi visibili nelle scuole (legge del 2004) viene contestata così come l’aborto e il «mariage pour tous». L’intellettu­ale di riferiment­o è Asma Lamrabet, che nel libro «Sempliceme­nte musulmana» (prefazione di Tariq Ramadan) rassicura: «Durante un litigio coniugale molte donne finiscono per cadere nell’isteria. L’espression­e coranica ”picchiatel­e” significa allora dare un colpo leggero sul corpo, senza alcuna violenza e come ultima risorsa. (..). Il piccolo colpo dato dal marito non deve mai essere severo al punto da provocare ferite o un segno sul corpo». Bontà sua. Questa associazio­ne, vicina ai Fratelli musulmani e al movimento degli «Indigeni della Repubblica» che organizza campi estivi proibiti ai bianchi, sembrava avere ottenuto l’aiuto dello Stato sotto forma di tre stage estivi pagati 500 euro l’uno. Dopo le proteste del movimento di sinistra in difesa della laicità «Printemps Républicai­n», questi aiuti sono stati ritirati. Ma il candidato socialista alle ultime presidenzi­ali Benoît Hamon, assieme ad altre personalit­à, su Libération difende «Lallab», usando l’argomento passeparto­ut della «campagna islamofoba».

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