LA SINISTRA FRANCESE CHE SCEGLIE DI DIFENDERE IL «FEMMINISMO ISLAMICO»
Una nuova polemica divide quel che resta della sinistra francese. Riguarda «Lallab», un’associazione che «vuole fare sentire la voce delle donne musulmane per lottare contro le oppressioni razziste e sessiste». Usando il neologismo nato dalle parole «Lalla» (signora in arabo) e «Lab» (come laboratorio), dal 2016 le fondatrici Sarah Zouak e Justine Devillaine promuovono un «femminismo musulmano» che consiste più nella critica delle libertà occidentali che nella revisione del ruolo della donna nell’Islam. Portare il velo diventa un segno di emancipazione dalle imposizioni laiciste, e l’interdizione dei segni religiosi visibili nelle scuole (legge del 2004) viene contestata così come l’aborto e il «mariage pour tous». L’intellettuale di riferimento è Asma Lamrabet, che nel libro «Semplicemente musulmana» (prefazione di Tariq Ramadan) rassicura: «Durante un litigio coniugale molte donne finiscono per cadere nell’isteria. L’espressione coranica ”picchiatele” significa allora dare un colpo leggero sul corpo, senza alcuna violenza e come ultima risorsa. (..). Il piccolo colpo dato dal marito non deve mai essere severo al punto da provocare ferite o un segno sul corpo». Bontà sua. Questa associazione, vicina ai Fratelli musulmani e al movimento degli «Indigeni della Repubblica» che organizza campi estivi proibiti ai bianchi, sembrava avere ottenuto l’aiuto dello Stato sotto forma di tre stage estivi pagati 500 euro l’uno. Dopo le proteste del movimento di sinistra in difesa della laicità «Printemps Républicain», questi aiuti sono stati ritirati. Ma il candidato socialista alle ultime presidenziali Benoît Hamon, assieme ad altre personalità, su Libération difende «Lallab», usando l’argomento passepartout della «campagna islamofoba».