Bloomberg e i corsi per 40 sindaci manager
Stati Uniti
Cosa pensereste se Luigi de Magistris, Virginia Raggi o Dario Nardella lasciassero per alcuni giorni i loro uffici di sindaci andando a seguire corsi di aggiornamento per «primi cittadini» alla scuola di management della Bocconi? Magari corsi offerti con entusiasmo filantropico da un ex sindaco con «pedigree» imprenditoriale come Letizia Moratti? Difficile anche solo da immaginare (la Bocconi ha corsi per pubblici amministratori, ma si tratta di indirizzi riservati ai suoi studenti). Eppure questo è, più o meno, quanto accade negli Stati Uniti dove l’Università di Harvard ha istituito, presso la Kennedy School of Government, corsi riservati a sindaci. Li finanzia Michael Bloomberg, il miliardario filantropo che per 12 anni ha guidato la città di New York. Più pragmatici dei loro colleghi europei, diversi sindaci Usa neoeletti ammettono di essere abili nel gestire una campagna elettorale ma di non avere ancora gli «skill» del buon amministratore: un vero e proprio amministratore delegato della città-azienda. E mentre in America ogni anno le imprese spendono 15 miliardi di dollari in formazione dei loro top manager, nel sistema pubblico per questo fine non è disponibile nemmeno un dollaro. È, così, sceso in campo Bloomberg con uno stanziamento di 32 milioni. Ai corsi del luglio scorso hanno partecipato una quarantina di sindaci, tra i quali quelli di Boston, Filadelfia e Baltimora. C’era anche qualche «primo cittadino» straniero. Bloomberg politicamente è un indipendente, ma alle presidenziali ha appoggiato Hillary Clinton contro Trump e le cause che più gli stanno a cuore (controllo delle armi, tutela dell’ambiente, immigrati) non sono di certo le più popolari in casa repubblicana. Ma quello del posizionamento politico non è stato un grosso ostacolo, un po’ perché le grandi città sono governate in maggioranza da sindaci democratici, ma soprattutto perché, come hanno detto gli stessi primi cittadini alla fine del corso, i sindaci sono troppo indaffarati e hanno troppe grane da risolvere per attardarsi in dispute ideologiche. Bloomberg ci ha preso gusto: visto il successo, ha varato un secondo programma da 200 milioni finalizzato soprattutto all’impegno dei sindaci per la tutela ambientale. E qui un po’ di ideologia c’è di sicuro: chi farà di più contro il «global warming» (problema ignorato da Trump) riceverà un premio: un ricco stanziamento dell’organizzazione filantropica di Bloomberg da spendere a vantaggio dei suoi cittadini.
Il filantropo che guidò New York finanzia le lezioni all’università per i primi cittadini che vogliono diventare buoni amministratori