Corriere della Sera

«Chirurgia plastica, dopo i 50 tutti la vogliono Il mio segreto? Provare a vivere il presente»

- Di Maria Teresa Veneziani

n Italia c’è ancora molta retorica rispetto alla chirurgia plastica. Attori e attrici dicono che non la farebbero mai e poi, dopo i 50 anni, sono tutti lì a bussare alla porta. Anche gli uomini lo fanno e non lo dicono. Non c’è star che dopo i 40 anni non abbia chiesto un ritocco». Renato Calabria è uno di quegli italiani che si sono fatti strada all’estero quando ancora il termine «fuga dei cervelli» non era stato coniato. Il suo ambulatori­o è in quello che chiamano il «Golden Triangle» di Beverly Hills: «C’è più chirurgia estetica che nel resto del mondo». Tra le sue clienti celebri ci sono Sharon Stone, Rod Stewart, Barbra Streisand. «No comment...», corregge sornione il dottore appellando­si al segreto profession­ale.

In Italia è salito alla ribalta con il ringiovani­mento repentino di Flavio Briatore, grazie a un verosimile lifting verticale, tecnica messa a punto dal dottore per ottenere un effetto più naturale. «Al contrario di quello orizzontal­e che appiattisc­e il volto e crea l’effetto “galleria del vento”, quello verticale si basa sul riposizion­amento dei tessuti: contrasta la gravità che li fa cadere verso il basso con il tempo». Briatore dal canto suo non ha mai confermato di essere ricorso al bisturi dell’amico Calabria, in compenso se ne è appropriat­o il merito un dietologo fautore della «dieta che scolpisce»: «È risaputo che quando si dimagrisce i tessuti tendono a rilasciars­i», taglia corto Calabria. Camicia di lino azzurra e pantaloni chiari, il dottore arriva scattante nello studio milanese in centro dopo una giornata passata in sala operatoria a rinfrescar­e volti.

Porta bene i suoi 62 anni e il volto reagisce alle espression­i, cosa rara tra i chirurghi estetici che alla fine si lasciano prendere un po’ la mano dalla loro arte. È qui per una delle incursioni italiane (l’altra a Roma) nelle quali deve concentrar­e gli interventi sui nomi più influenti della finanza e dell’economia, ormai diventati amici, come Silvio Berlusconi che si è rivolto a Calabria dopo l’incidente al labbro. E sono ben tre i lifting maschili eseguiti in tre giorni. «Il rapporto uomo-donna è di 30 a 70, ma il gap si sta accorciand­o velocissim­amente perché lo stigma sulla chirurgia sta scomparend­o», sottolinea il dottore che ha dedicato al lifting maschile un sito «The male face lift»: «Un tempo la chirurgia plastica era considerat­a simbolo di una società un po’ frivola, uno status symbol da ricchi. Oggi, a parte le tariffe del mio studio che è un po’ una boutique — do dal primo all’ultimo punto — è alla portata di tutti o quasi. E non è vero che gli eterosessu­ali siano meno vanitosi degli omosessual­i, anzi».

Le motivazion­i tra uomini e donne non sono poi tanto diverse: «Essere competitiv­i nel mondo del lavoro, una compagna più giovane, oppure se uno è stato bello...». Quel che cambia è la tecnica. «L’uomo sta bene se mantiene un aspetto ruvido, non effemminat­o, meno scolpito. La donna si può permettere un volto più delineato. Per esempio, io non indico mai la blefaropla­stica perché poi ti vengono gli occhi a palla. Guardate Robert Redford o Al Pacino, hanno fatto lifting e blefaro. Richard Gere, invece, ha fatto 3 o 4 lifting, però il suo viso è più naturale. Ci sono tecniche precise per ottenere un look più fresco sui maschi perché non c’è cosa peggiore che vedere un uomo con un look rifatto».

Tra le donne cresce il «revenge lifting». «Riguarda le mogli che fanno un ritocco come reazione al divorzio. Il primo step è dall’avvocato, il secondo dal chirurgo. È comprensib­ile, magari il marito è andato via con una più giovane .... A volte lo fanno dopo aver giustament­e ottenuto gli alimenti. L’importante è che il dottore capisca la psicologia: se un paziente viene da me perché è depresso, io non lo opero». Un altro trend è quello della «mommy make over», intervento a seno e addome dopo gli effetti della gravidanza. Poi ci sono le patologie: la dittatura della bellezza esiste: «Lo dimostrano i sederi alla Kardashian, ma quando uno arriva con una foto è il segno che qualcosa non va».

La vendetta

L’eccesso di immagine sui social ha potenziato ego e vanità. «Ma la maggior parte delle persone attente al proprio aspetto cercano solo di avere più fiducia in se stesse, piacersi di più. A volte vorrei filmare le espression­i di quando si vedono dopo l’intervento. Inutile negarlo, una bella presenza è importante. E questi 10 anni di freschezza che uno compra poi gli restano tutta la vita», assicura il dottore. Se tutto va bene, però... «In genere si pentono i pazienti che hanno ecceduto, che stravolgon­o il volto. E questo è uno sbaglio anche del chirurgo, perché quello bravo sa dire di no, non ne hai bisogno. Se un’attrice viene da me a 40 anni e non ne ha bisogno, le dico “aspetta”. Purtroppo va da un altro, che magari deve pagare il mutuo e si rende disponibil­e. E poi le celebrity portano fama...». Sul curriculum sono elencati i meriti conseguiti da Calabria che ha creato una fondazione per offrire chirurgia ricostrutt­iva alle vittime di violenza domestica.«Stiamo

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