Vendemmia 2017, la più arida di sempre «Ora viti anti siccità»
I primi risultati delle piante «progettate» a Milano «Come risparmiare 2,5 volte l’acqua del lago d’Iseo»
iente dura per sempre. Mai, né il riso, né la lussuria, neanche la vita stessa. È la paura a muovere l’uomo; è così che si fondano gli imperi e cominciano le rivoluzioni». Per capire cosa sta accadendo in Italia con la vendemmia 2017 bisogna leggere l’inizio di House of cards, il romanzo di Michael Dobbs sugli intrighi del potere americano.
È stato l’anno del triplo flagello. Prima le gelate primaverili, poi la siccità, infine la grandine. Un’annata storta? Errore, riflette il «vignaiolo psichedelico» Corrado Dottori de La Distesa di Cupramontana, Ancona: «Non si tratta più di stagioni strane o particolari: è la normalità con cui avremo a che fare nei prossimi anni».
In molte zone d’Italia si è giocato d’anticipo, vendemmiando da una a tre settimane prima del solito. In Sicilia Settesoli, a Menfi, la coop con il vigneto più vasto d’Europa (6.000 ettari) ha iniziato il 26 luglio con il Pinot Grigio. In luglio è partita la raccolta anche nelle Langhe, forse per la prima volta. Altri hanno sfidato il cielo, come Mattia Vezzola, enologo di Bellavista, in Franciacorta, che ha diviso in tre set la partita, puntando tutto su una particolare tecnica di potatura e una cura «controcorrente delle vigne», attendendo il giusto grado di maturazione delle uve. «Dal Dopoguerra ad oggi non c’è mai stata una vendemmia così scarsa — fa un primo bilancio Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi —. Stimiamo un calo della produzione del 24% rispetto all’anno scorso, cioè 13 milioni di ettolitri, con picchi fino al 40% in Sicilia e Umbria. Il clima si è accanito in modo inusuale ed eccezionale».
Tra termometri bollenti e maltempo, i vignaioli sono alla ricerca di piante che sappiano resistere, resistere, resistere. E proprio in questi giorni arrivano i primi risultati di una scoperta dell’Università di Milano, che ha messo a punto i portainnesti M, nuove basi per le viti anti siccità. «Non solo le viti con questi portainnesti resistono allo stress idrico, ma fanno risparmiare circa il 30% di acqua», spiega Marcello Lunelli, vice presidente di Cantine Ferrari e presidente di Winegraft, il sodalizio di aziende che sostiene la ricerca dell’Università di Milano.
«Calcolando una produzione media ad ettaro di 120 quintali di uva per 85 ettolitri vino, con un consumo annuo di acqua di 81.600 ettolitri, con
Gli estremi del clima non sono più l’eccezione ma la normalità: dobbiamo abituarci e reagire
Con i portainnesti M messi a punto dalla Statale le piante soffriranno meno l’assenza di acqua