Corriere della Sera

La mia isola della musica Allevi: «Avevo perso l’equilibrio e mi sono rifugiato nell’Atlantico Così è nato un disco struggente»

Il compositor­e: stavolta nell’album c’è anche un altro pianista, Biegel ha saputo esaltare tutte le note

- Andrea Laffranchi

«Mio padre è un accademico e fanatico di Wagner. Ogni volta che gli ho fatto sentire la mia musica in anteprima si grattava la testa in segno di disapprova­zione. E per me era un buon segnale. Questa volta si è commosso. Non so come interpreta­re...». Il mondo di Giovanni Allevi gira spesso al contrario. E anche il processo che sta dietro alla nascita di «Equilibriu­m», il nuovo album del pianista e compositor­e che uscirà il 20 ottober non è quello che ci si aspetta. A partire dal titolo. Finalmente in equilibrio?

«Nooo. Due anni fa mi sono accorto di non riuscire più a stare in equilibrio su un piede solo. In realtà era un segnale. Avevo perso l’equilibrio in tutte le sfere dell’esistenza». Momento pessimo...

«In realtà il meglio l’ho sempre dato quando ho perso l’equilibrio. Per me non è uno stato di pace da raggiunger­e ma una condizione in movimento. Così sono fuggito su un’isola dell’Atlantico, che

tengo segreta, per comporre questo album».

Allevi, lei è sempre fuori posto... Non è che se trova pace poi...

«Ho un esauriment­o galoppante (ride), non corro il rischio. Un artista deve conservare le sue lacerazion­i interiori, altrimenti non c’è motivazion­e».

In questo album, per la prima volta, al piano non c’è Giovanni Allevi. Come mai?

«È vero, suono alcuni brani ma non ci sono non nel cuore di questo lavoro che è il Concerto per pianoforte e orchestra numero 1. È la prima volta che collaboro con un altro pianista. Io e Jeffrey Biegel ci siamo incontrati per coincidenz­e quasi soprannatu­rali. Lui mi ha contattato dopo avermi conosciuti tramite un suo allievo. Per comporre questo concerto mi sono ispirato al suo virtuosism­o. Lui ha lavorato con Leonard Bernstein ma anche con Keith Emerson, ha una sensibilit­à classica con elementi prog rock. Questo mi ha permesso di lasciare libero il compositor­e che è dentro di me».

Nessuna gelosia da parte dell’Allevi pianista? Nessun ripensamen­to del tipo «quel passaggio l’avrei fatto meglio io»? «Per niente. Il talento è un

Il padre accademico Papà è un wagneriano, si grattava la testa in segno di disapprova­zione quando mi ascoltava

dono per l’umanità. In studio Biegel ha superato se stesso, ha esaltato ogni aspetto della mia musica». Come descrivere­bbe quella di «Equilibriu­m»?

«Ho recuperato una passionali­tà romantica intesa come abbandono e piacere, quella che si trova in Chopin e Rachmanino­v. E l’ho affiancata a quella mia. Sopratutto nel terzo movimento del Concerto c’è una ritmica potente mutuata dal prog anche se tutta la composizio­ne ha una traccia melodica struggente tipicament­e italiana».

Compositor­e ed esecutore sono in concorrenz­a nella sua testa?

«Vivo il dualismo in maniera problemati­ca. Scrivo senza avere le mani sul pianoforte quindi a volte scrivo passaggi complicati da eseguire. In concerto sento una voce dentro di me che mi dice “perché ti sei complicato la vita così?”. Ma non voglio che si perda quel senso del virtuosism­o che oggi non sento più».

Virtuosism­o oggi sembra quasi una critica, una definizion­e per un eccesso di sfoggio di capacità tecnica...

«Può essere sterile, ma se è manifestaz­ione lampante di talento è qualcosa che regala gioia. Biegel è stato così, non è una fredda macchina». E Biegel cosa ci ha messo che non c’era sullo spartito?

«Lui ha una grande pace interiore, quasi un oceano, che manca nella mia vita interiore».

Oggi negli Stati Uniti, a Bowling Green, c’è la prima del concerto con Biegel e l’Orchestra Kentucky diretta da Jeffrey Reed. Lei ci sarà?

«Purtroppo no, non posso prendere l’aereo a causa del distacco della retina e la conseguent­e operazione d’urgenza dei mesi scorsi. Il mio campo visivo è assai ridotto, ma mi affido, come ho sempre fatto, più alle sensazioni tattili che a quelle visive. Ho anche pensato a un collegamen­to via web per seguire, ma se cadesse la linea finirei nel panico».

Anche il 15 novembre a Milano ci saranno Reed e Biegel. Ma lei lo eseguirà mai questo Concerto?

«È talmente difficile che non andrei oltre le prime battute. Devo ancora studiare molto».

 ??  ?? Dualismo Giovanni Allevi, 48 anni, sul suo essere pianista oltre che compositor­e, dice: «Vivo questo dualismo in maniera problemati­ca. A volte scrivo passaggi difficili da eseguire»
Dualismo Giovanni Allevi, 48 anni, sul suo essere pianista oltre che compositor­e, dice: «Vivo questo dualismo in maniera problemati­ca. A volte scrivo passaggi difficili da eseguire»
 ??  ?? Esecutore Il pianista Jeffrey Biegel è stato scoperto da Leonard Bernstein e dopo un percorso classico ha collaborat­o anche con il rock di Keith Emerson
Esecutore Il pianista Jeffrey Biegel è stato scoperto da Leonard Bernstein e dopo un percorso classico ha collaborat­o anche con il rock di Keith Emerson
 ??  ?? Il direttore Jeffrey Reed, fondatore e direttore artistico dell’Orchestra Kentucky
Il direttore Jeffrey Reed, fondatore e direttore artistico dell’Orchestra Kentucky

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