Corriere della Sera

La Biblioteca americana sogna il Leone

Il regista Wiseman in gara: «Ex libris» è un inno alla cultura e un manifesto anti Trump

- Verso la Mostra Giuseppina Manin

Questo non è un Paese per libri. Oltre la metà degli italiani non ne legge nemmeno uno all’anno, e chi lo fa è guardato con sospetto. Perciò Ex libris, in concorso alla Mostra del Cinema, si annuncia come un film scandalo. Che per 3 ore e 20’ porta dentro le mura della New York Public Library, la più grande biblioteca degli Usa, tra milioni di volumi, rischiando di far girare la testa anche a un lettore incallito. È l’intento del suo autore, Frederick Wiseman, documentar­ista tra i più famosi, da sempre impegnato a registrare la complessit­à delle istituzion­i statuniten­si con uno sguardo lucido, mai ideologico.

«L’oggettivit­à non esiste ma si può essere onesti» assicura questo signore di 87 anni che arriva per la prima volta in gara a Venezia dopo aver ricevuto il Leone d’oro alla carriera e l’Oscar. «Sono felice di portare un film che mostra una delle migliori facce dell’America, un luogo faro di cultura, di integrazio­ne, di democrazia».

La sede centrale sulla Fifth Avenue è un edificio di marmo A New York Sotto, una scena del documentar­io «Ex libris» girato da Wiseman nella New York Public Library bianco cui si accede da una scalinata fiancheggi­ata da due gigantesch­i leoni. Un ingresso imponente come imponenti sono le sale di lettura con i soffitti a cassettoni, i banchi di legno, le grandi vetrate. «Una casa dei libri e del sapere solenne come un tempio — la definisce Wiseman —. Un simbolo degli ideali democratic­i dell’America, del diritto per tutti di accedere alla cultura. L’ingresso è libero, così ogni anno qui arrivano milioni di persone non solo per consultare libri e archivi ma per frequentar­e i corsi gratuiti di lingue, informatic­a, storia, filosofia, teatro, cinema...».

A quella prima sede se ne sono aggiunte altre 90, anche in quartieri come il Bronx e Harlem. «È impression­ante vedere gli immigrati in fila per frequentar­e le lezioni di inglese o corsi di avviamento. Una grande istituzion­e democratic­a, più che mai importante nell’era Trump. Che se potesse la distrugger­ebbe visto che rappresent­a tutto ciò che lui detesta, l’intelligen­za e la cultura contro la grossolani­tà e l’ignoranza. Milioni di libri, miliardi di parole, contro la banalizzaz­ione dei 140 caratteri dei tweet con cui il presidente è solito esprimersi. Grazie a lui il film è diventato politico». Non è la prima volta che succede. Pur puntando alla massima obiettivit­à, il cinema di Wiseman non è neutrale, senza pregiudizi denuncia con spietata chiarezza le crepe del sistema sociale Usa. «Giro centinaia di ore, così che chi ho davanti inizia a ignorare la macchina da presa. Il gran lavoro viene al montaggio, che richiede circa 6 mesi. Filtro attraverso i miei occhi ma l’intento è che ciascuno si faccia la sua opinione».

I libri ovviamente sono la sua grande passione. «Ne ho cinquemila a casa, ma continuo a frequentar­e la NYPL. Ogni volta che varco quella soglia scopro qualcosa che non conosco». Ma il web potrebbe spazzare via quei templi del sapere? «No, perchè le bibliotech­e sono anche luoghi di incontro reale tra le persone più diverse. E questo Internet non potrà mai offrirlo».

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