La Biblioteca americana sogna il Leone
Il regista Wiseman in gara: «Ex libris» è un inno alla cultura e un manifesto anti Trump
Questo non è un Paese per libri. Oltre la metà degli italiani non ne legge nemmeno uno all’anno, e chi lo fa è guardato con sospetto. Perciò Ex libris, in concorso alla Mostra del Cinema, si annuncia come un film scandalo. Che per 3 ore e 20’ porta dentro le mura della New York Public Library, la più grande biblioteca degli Usa, tra milioni di volumi, rischiando di far girare la testa anche a un lettore incallito. È l’intento del suo autore, Frederick Wiseman, documentarista tra i più famosi, da sempre impegnato a registrare la complessità delle istituzioni statunitensi con uno sguardo lucido, mai ideologico.
«L’oggettività non esiste ma si può essere onesti» assicura questo signore di 87 anni che arriva per la prima volta in gara a Venezia dopo aver ricevuto il Leone d’oro alla carriera e l’Oscar. «Sono felice di portare un film che mostra una delle migliori facce dell’America, un luogo faro di cultura, di integrazione, di democrazia».
La sede centrale sulla Fifth Avenue è un edificio di marmo A New York Sotto, una scena del documentario «Ex libris» girato da Wiseman nella New York Public Library bianco cui si accede da una scalinata fiancheggiata da due giganteschi leoni. Un ingresso imponente come imponenti sono le sale di lettura con i soffitti a cassettoni, i banchi di legno, le grandi vetrate. «Una casa dei libri e del sapere solenne come un tempio — la definisce Wiseman —. Un simbolo degli ideali democratici dell’America, del diritto per tutti di accedere alla cultura. L’ingresso è libero, così ogni anno qui arrivano milioni di persone non solo per consultare libri e archivi ma per frequentare i corsi gratuiti di lingue, informatica, storia, filosofia, teatro, cinema...».
A quella prima sede se ne sono aggiunte altre 90, anche in quartieri come il Bronx e Harlem. «È impressionante vedere gli immigrati in fila per frequentare le lezioni di inglese o corsi di avviamento. Una grande istituzione democratica, più che mai importante nell’era Trump. Che se potesse la distruggerebbe visto che rappresenta tutto ciò che lui detesta, l’intelligenza e la cultura contro la grossolanità e l’ignoranza. Milioni di libri, miliardi di parole, contro la banalizzazione dei 140 caratteri dei tweet con cui il presidente è solito esprimersi. Grazie a lui il film è diventato politico». Non è la prima volta che succede. Pur puntando alla massima obiettività, il cinema di Wiseman non è neutrale, senza pregiudizi denuncia con spietata chiarezza le crepe del sistema sociale Usa. «Giro centinaia di ore, così che chi ho davanti inizia a ignorare la macchina da presa. Il gran lavoro viene al montaggio, che richiede circa 6 mesi. Filtro attraverso i miei occhi ma l’intento è che ciascuno si faccia la sua opinione».
I libri ovviamente sono la sua grande passione. «Ne ho cinquemila a casa, ma continuo a frequentare la NYPL. Ogni volta che varco quella soglia scopro qualcosa che non conosco». Ma il web potrebbe spazzare via quei templi del sapere? «No, perchè le biblioteche sono anche luoghi di incontro reale tra le persone più diverse. E questo Internet non potrà mai offrirlo».