Corriere della Sera

Milano scopre Pianigiani «Qui per vincere, imparare e far lavorare duro tutti»

- Roberto De Ponti

«Come mi trovo da queste parti? Molto bene direi, anche se di una cosa sono sicuro: nella movida milanese mi ci vedrete poche volte». La sagoma del Duomo alle spalle, nella Milano deserta di fine agosto Simone Pianigiani si gode gli ultimi momenti di libertà prima di rituffarsi in palestra, con il sacro impegno di riportare l’Olimpia a livelli di dignità cestistica dopo le delusioni della scorsa stagione. Al suo fianco Livio Proli, presidente che lo ha scelto dopo un corteggiam­ento che durava da tempo: «Da anni, a dire il vero, poi per mancanza di timing non avevamo trovato il modo di lavorare insieme». Oggi ci sono riusciti.

I due sembrano una coppia ben assortita, con compliment­i reciproci e voglia di fare. «Faccio parte di un progetto in cui mi sento straordina­riamente coinvolto. Questa è una società che crede nel lavoro collettivo, obbliga il tuo ego a fare un passo indietro: considero stimolante la possibilit­à di potersi confrontar­e con un management di livello. Sono convinto di poter imparare molto» ammette Pianigiani; «Dopo averlo visto lavorare in palestra mi si è riacceso l’entusiasmo. Ed è contagioso: vedo lavorare tutti 24 ore al giorno, 7 giorni su 7», conferma Proli; «Siamo due persone che non dormono mai, per questo discutiamo di basket al telefono fino all’una di notte» chiosa l’allenatore. Il che significa lavoro di staff. E soprattutt­o scelte condivise di mercato.

Perché quando le cose vanno male, scatta la caccia al responsabi­le. Chi ha scelto quel giocatore? «E ogni volta io rispondo che le scelte sono dell’intero staff, ma capisco che è più facile dare la colpa a me», sospira Proli. E Pianigiani spalleggia il suo presidente: «Non mi sentirete mai dire che un giocatore è scelto da me al 51% e dalla società al 49%. Quella che alleno non sarà la squadra migliore, ma di sicuro è la migliore squadra possibile».

Starà a lui convincere i tifosi che si tratta anche del miglior allenatore possibile. Quando cominciò a diffonders­i la voce del suo arrivo a Milano, l’hashtag #noPianigia­ni invase i social: più che il tecnico, i detrattori mettevano in discussion­e il suo passato (e le sue origini) senesi. Risposte? «Se mi si chiede un proclama, non ne ho mai fatti. So invece quello che farò: lavorerò, a testa bassa, cercando di ottenere risultati che soddisfino tutti».

Quali risultati? «La continuità», precisa Proli. «Prima di vincere una partita di più o di meno, trovare un’identità di squadra», aggiunge Pianigiani. Traduzione, prego: «Una squadra che si passi la palla, pur con responsabi­lità chiare, che ci saranno. In attacco abbiamo privilegia­to un po’ il talento, ma in difesa voglio un gruppo unito. E poi dovremo correre ma non giocare di corsa, velocità ma non fretta: capaci di mettere pressione da subito, ma anche di leggere gli avversari e giocare al limite dei 24’’». E Giorgio Armani che cosa le ha chiesto? «Nulla, ma so che cosa vuole». Ovvero? «Lavorare per rendere visibile anche nel basket l’approccio aziendale del gruppo: l’etica del lavoro. Ed è anche la mia, di filosofia». Convinto e determinat­o: c’è un hashtag da cancellare.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy