Sgomberi, stretta sulle regole
Raggi: a Roma fatto il nostro dovere. Di Maio la difende, ma Fico boccia le cariche
Con una direttiva ai prefetti il Viminale rimarcherà le «regole esistenti» sugli sgomberi con la forza pubblica. Questo dopo le polemiche per gli scontri a Roma, che hanno diviso i Cinque Stelle.
Vertici preoccupati dall’idea di una guerriglia interna logorante, animi surriscaldati, strategie in discussione: per il Movimento, nonostante il caldo, è un anticipo dell’autunno che potrebbe essere. La questione dello sgombero a Roma con gli scontri tra forze dell’ordine e migranti riporta al centro della scena la posizione sull’immigrazione. «Si devono sgombrare gli immobili abusivi, si deve dare una alternativa di alloggio», ha detto Luigi Di Maio a Omnibus, difendendo l’operato di Virginia Raggi («Si deve occupare prima di tutto dei romani») e della polizia («Io penso che lo Stato si debba far rispettare e la polizia ha fatto di tutto per evitare il peggio»). Parole che trovano subito la sponda dell’ala pragmatica di M5S. Ma contro le cariche della polizia — e in contrapposizione alla posizione di Di Maio sul tema dei migranti per la seconda volta nel giro di poche settimane — si schiera con un post su Facebook il leader dell’ala ortodossa Roberto Fico («Uno Stato che si organizza in questo modo per sgombrare da un palazzo abitato da bambini, donne e uomini che hanno oltretutto lo status costituzionale di rifugiati è uno Stato che non mi rappresenta»). Uno scontro interno preludio di quella resa dei conti che molti auspicano nel Movimento: le primarie per la leadership. Le parole di Fico da un lato vengono criticate da alcuni militanti nei commenti al post, dall’altro trovano la sponda di alcuni parlamentari, che lo rilanciano. Da Paola Nugnes a Vega Colonnese, che afferma: «Come tanti, ero in attesa di parole di buon senso». Ancora più netto Nicola Morra: «Noi dobbiamo essere razionalità che difende i diritti dall’istintività della violenza, dobbiamo essere gandhiani che rifiutano la violenza sempre, da chiunque provenga». «Non ci può essere nessun campo di battaglia in alcun posto della Repubblica — scrive sui social network il senatore — . Sempre che si sia in uno Stato di diritto. E democratico. A meno che non si voglia tornare al G8 di Genova...». Prese di posizione che segnano la distanza da Di Maio e che fanno salire la temperatura interna. «Come al solito siamo autolesionisti, ci massacriamo da soli», commenta un pentastellato. Ma un’ala del Movimento è netta: «Può essere eletto chiunque candidato premier, ma su certi valori non si transige, anche dopo la scelta del leader». Il clima rovente suscita i timori dei vertici, scossi dalla possibilità di una continua contrapposizione pubblica. «Chi ha intenzione di schierarsi per la leadership del Movimento dovrebbe farlo pubblicamente, in modo chiaro alimentando un dialogo costruttivo», è il ragionamento. Il monito è quello di ricompattare il gruppo e cercare un’unità. Evitare, insomma, il logoramento, la guerriglia. Paure che potrebbero sfociare anche in cambi di strategia e di linea nei mesi che porteranno alle Politiche. Ma in serata è lo stesso Fico a precisare al Corriere: «Il post che ho scritto è contro la politica che il governo ha fatto». Il deputato campano poi prende le distanze dalle polemiche e si schiera al fianco di Raggi: «Tutto il resto per me sono chiacchiere. Il mio obiettivo è far sì che gli sgomberi non possano più avvenire in questo modo. Il Comune di Roma credo abbia subito la situazione».