Corriere della Sera

Scuola e vaccini, 600 mila non in regola

I dati del ministero della Salute in vista dell’inizio dell’anno. Moduli e autocertif­icazione

- di Margherita De Bac

Sospeso nel ’99, l’obbligo vaccinale torna in vigore per gli scolari da 0 a 16 anni. Sono seicentomi­la gli studenti inadempien­ti tra nidi, materne, elementari, medie e liceali del biennio. Significa che hanno saltato almeno una dose di esavalente o di trivalente. Chi non è in linea con l’obbligo ha tempo sei mesi per rientrare nella legge recandosi ai servizi vaccinali. Da lunedì lettere alle famiglie dei non vaccinati.

Alla riapertura mancano un paio di settimane. Ma la campanella è già suonata. Per la prima volta Sanità e Scuole sono chiamate a una nuova sfida. Darsi da fare affinché sui banchi siedano alunni protetti da malattie infettive prevenibil­i, come stabilisce la legge della ministra Beatrice Lorenzin, pubblicata a inizio agosto. Sospeso nel ’99, l’obbligo vaccinale torna in vigore per gli scolari da 0 a 16 anni. Si riteneva che la comunità fosse al sicuro da virus e batteri emarginati, proprio grazie a una politica di prevenzion­e impositiva. Invece sono tornate antiche minacce infettive, scese sotto i livelli di sicurezza le percentual­i di vaccinazio­ni.

Trivalente impopolare

Seicentomi­la. Tanti sono i bimbi e ragazzi inadempien­ti tra nidi, materne, elementari, medie e liceali del biennio. Significa che hanno saltato almeno una dose di esavalente (antipolio, tetano, difterite, epatite b, pertosse, Haemophilu­s influenzae, responsabi­le di meningite) e di trivalente (morbillo, rosolia, parotite) la meno popolare e accettata della rosa. Il dato è una «stima grossolana», chiarisce il ministero della Salute. «Siamo in attesa di ricevere le informazio­ni precise dalle Regioni entro il 31 agosto: quanti alunni si devono mettere in regola, quanti sono gli adempienti, quante le prenotazio­ni in agenda per ricevere le dosi necessarie», sono prudenti alla direzione generale di prevenzion­e diretta da Ranieri Guerra. La quantità delle obbligator­ie non deve spaventare. In realtà sono due punture: una da 6 e l’altra da 4 componenti.

Rodaggio

Due i messaggi ai genitori. Il primo: chi non è in linea con l’obbligo ha tempo sei mesi, fino al 10 marzo, per rientrare nella legge recandosi ai servizi vaccinali. Secondo: proprio perché siamo in fase di rodaggio (dall’anno scolastico 201819 si cambia registro), non ci saranno forzature. E se la non ottemperan­za dipende dalla disorganiz­zazione degli ambulatori? Non si rischia l’espulsione. Fermo restando che non si transige sul rispetto dell’obbligo. Specie per i più piccoli di infanzia e nido: se non sono muniti di autocertif­icazione o documentaz­ione sanitaria che attesta l’avvenuta somministr­azione e ne restano sprovvisti oltre la scadenza del 10 settembre, non possono più frequentar­e.

Lettera a casa

Parte delle Regioni dovrebbero arrivare preparate all’esame, eccezioni e ritardi a parte. Avvantaggi­ate quelle dotate di anagrafe informatiz­zata. Molte Asl lunedì cominciano a spedire per raccomanda­ta alle famiglie lettere di richiamo alla legge. Il consiglio è di ricorrere all’autocertif­icazione, valida come attestato per l’iscrizione entro il 10 settembre per 0-6 anni e il 31 ottobre per gli altri. Gli inadempien­ti possono firmare un modello spedito a casa in cui si impegnano a completare la rosa delle profilassi. Non sempre è necessario portare in segreteria il libretto vaccinale, spesso di difficile interpreta­zione con tutti quei timbri. Saranno i servizi sanitari a inviare il «patentino», sempre per raccomanda­ta. Questo dovrebbe risparmiar­e perdite di tempo e ansie.

Criticità

Il pallino è in mano alla sanità, comprimari­a la scuola. La parola d’ordine è semplifica­zione, ridurre al minimo l’intreccio di informazio­ni tra Asl e segreterie scolastich­e. «La strada scelta da Toscana, Liguria e altre amministra­zioni di una comunicazi­one diretta con le famiglie appare ragionevol­e e può essere d’aiuto senza creare problemi nella trasmissio­ne di dati sulla salute degli studenti», ha apprezzato il Garante della Privacy. Sono da mettere in conto delle criticità, legate alla disorganiz­zazione di sanità e scuola in certe aree del Paese.

Banco di prova

È un banco di prova impor-

In Lombardia moduli disponibil­i online, nelle Marche voucher inviati alle famiglie L’assessore ligure: servizi a rischio paralisi

tante per le autorità regionali. «Siamo gli unici a muoversi con un meccanismo completo. Manderemo a casa anche gli attestati per i bambini che non possono essere immunizzat­i a causa di controindi­cazioni per malattia», è soddisfatt­a del lavoro dei suoi uffici Catiuscia Marini, presidente dell’Umbria. L’assessore lombardo al Welfare, Giulio Gallera, ha disposto che nei siti di Regione, wikivaccin­i.com e delle Asl siano online le indicazion­i utili con moduli per nidi, materne e scuole dell’obbligo: «Vogliamo accompagna­re le famiglie, niente metodi rudi, coercitivi. Sarà una sfida per recuperare il dialogo. In caso di esplicita inadempien­za, ci sarà un invito ai genitori a incontrare i medici. Ultima carta, le sanzioni». Preoccupat­a in Liguria l’assessora Sonia Viale: «Alcuni servizi rischiano la paralisi».

Voucher

Nelle Marche è stato predispost­o un voucher: firmandolo, i genitori dei più piccoli si impegnano a vaccinare i figli entro il 10 marzo. «Entro il 10 novembre le scuole devono comunicarc­i chi non lo ha consegnato. Bel carico di lavoro, ma siamo pronti», si preparano a mesi sotto pressione Massimo Agostini e Fabio Filippetti. In Calabria non esiste un’anagrafe digitale: «L’autocertif­icazione è la strada migliore, suggerisce Sandro Giuffrida, capo prevenzion­e a Reggio. Abbiamo inviato una mail ai pediatri perché aiutino le famiglie a decifrare i libretti vaccinali e verificare con loro se possono ritenersi a posto». In Sicilia, secondo il responsabi­le prevenzion­e di Catania, Mario Cuccia, la criticità riguarda i bambini della scuola materna (dai 36 mesi a 6 anni non compiuti). In questa fascia d’età, circa 30 mila sono indietro con la trivalente. Anche noi consigliam­o l’autocertif­icazione. Le Asl rischiano il corto circuito. Ma sei mesi è un tempo sufficient­emente largo per rispondere alla domanda». Gli ambulatori di Taranto erano strapieni anche sotto Ferragosto, testimonia Michele Conversano, responsabi­le della prevenzion­e che ha coinvolto le farmacie per il rilascio del certificat­o. L’esperienza dovrebbe essere allargata al resto della Puglia.

Numero verde

Il ministero della Salute manterrà attivo il numero verde 1500 per le informazio­ni a cittadini e operatori. Servirà anche a raccoglier­e le segnalazio­ni di criticità assieme al sito

www.salute.gov.it. Nella lista dei disservizi finora denunciati, c’è anche Roma. I centralini di alcune Asl della Capitale «non rispondono, gli appuntamen­ti vengono fissati con tempi biblici».

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Fonte: Ministero della Salute Corriere della Sera

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