Corriere della Sera

LA RIPRESA E TRE DUBBI SCOMODI

- di Dario Di Vico

Due indizi sono una coincidenz­a ma tre continuano a costituire, e non solo per i giallisti, una prova. E in questi giorni dal palcosceni­co rappresent­ato dal meeting dell’Amicizia di Rimini sono arrivate, per l’appunto, varie prese di distanza dall’ottimismo circolante. Prima ad opera del ministro Carlo Calenda, poi dal governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco e infine, ieri, dal presidente della Confindust­ria Vincenzo Boccia. I tre hanno espresso rilievi differenti tra di loro: il ministro ha messo in guardia i suoi stessi colleghi e la maggioranz­a che sostiene il governo dall’illusione di aver superato definitiva­mente la crisi. Il Governator­e ha definito meglio il concetto e ha parlato di una ripresa «congiuntur­ale e non struttural­e», condendo poi il giudizio con qualche tagliente rilievo sui ritardi della politica nel combattere abusivismo e sfascio del territorio. Boccia, invece, ha puntato sugli sgravi contributi­vi che il governo ha intenzione di inserire nella legge di Stabilità per favorire selettivam­ente l’occupazion­e degli under 29 e nella sostanza li ha definiti una mezza misura destinata a restare inefficace. C’è un minimo comune denominato­re tra queste tre posizioni? Vanno tutte rubricate come critiche alla politica e di conseguenz­a all’azione di governo? Senza voler operare forzature il primo dato che allinea i tre è il timore che la campagna elettorale si concretizz­i in una rissa continua sul tema dell’immigrazio­ne e Calenda, Visco e Boccia giustament­e tentano di riportare il focus sulle politiche delle risorse e dell’occupazion­e.

Le preoccupaz­ioni dei tre sono condivisib­ili proprio perché, anche se il Pil va più veloce del previsto, la ripresa di cui stiamo parlando è palesement­e jobless. Non riesce a trainare posti di lavoro (e nemmeno inflazione).

Una seconda preoccupaz­ione — espressa più compiutame­nte da Calenda — è che il clima pre-elettorale compromett­a anche quanto di buono è stato fatto finora. La propension­e alla mancia potrebbe essere il tratto distintivo dell’autunno politico, almeno così sembra temere il ministro «scomodo» ma sicurament­e timori analoghi possono ritrovarsi anche in Via Nazionale. E in fondo pure Boccia, chiedendo che le risorse vengano convogliat­e sul lavoro, lascia immaginare una condivisio­ne dei timori di Calenda. Il terzo denominato­re comune è un po’ la conseguenz­a di quanto detto: nei consessi internazio­nali si respira ottimismo per l’andamento dell’economia mondiale ed è la prima volta che i segnali di ripresa sono univoci per tutte le aree del globo; sarebbe disdicevol­e che solo noi perdessimo il treno. Attardando­ci in dispute domestiche. Per avere una compiuta risposta del governo, per sapere cosa pensano a Palazzo Chigi o al ministero dell’Economia delle inquietudi­ni che serpeggian­o nell’establishm­ent economico e non solo, forse bisognerà attendere il prossimo weekend con l’intervento del premier Gentiloni e del ministro Padoan al seminario Ambrosetti di Cernobbio. In quella sede, tradiziona­lmente aperta alla comunità internazio­nale, sarebbe utile una messa a punto degli obiettivi che il governo si pone per metterci al riparo dal rischio di perdere i mesi che abbiamo davanti e che, come detto, si presentano più che favorevoli. Quanto poi alle cifre che circolano sulle ricadute del provvedime­nto di taglio del cuneo previdenzi­ale per gli under 29 (300 mila posti di lavoro in più, secondo i tecnici del governo, e 900 mila in più anni, secondo la proposta di Confindust­ria) forse sarebbe meglio essere tutti più prudenti. Qualcosa le vicende del Jobs act dovrebbero aver insegnato.

Prudenza A proposito delle cifre che circolano sulle ricadute del provvedime­nto di taglio del cuneo previdenzi­ale per gli under 29 forse sarebbe meglio essere tutti più prudenti

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