Corriere della Sera

Draghi: crescita e mercati aperti per evitare il protezioni­smo

Draghi: nell’eurozona la crescita va resa più dinamica. Ma attenzione agli incentivi che portarono alla crisi

- di Danilo Taino a pagina 7 Fubini e Palumbo

Il protezioni­smo potrebbe porre un «serio rischio» alla potenziale crescita economica globale. Lo afferma il presidente della Bce, Mario Draghi, intervenen­do a Jackson Hole, in America.

Sui mercati, molti saranno delusi dal fatto che Janet Yellen e Mario Draghi ieri non abbiano dato indicazion­i sulla loro futura politica monetaria. I presidenti dell’americana Federal Reserve e della Banca centrale europea parlavano all’annuale simposio di Jackson Hole, Wyoming, e ci si aspettava che dessero qualche indicazion­e sulle scelte future in fatto di tassi d’interesse e di rientro dalle politiche di stimolo in corso. Non ne hanno fatto parola. Ma i loro discorsi non sono stati affatto deludenti.

Draghi, come d’altra parte Yellen, ha sostenuto che le regole stabilite a livello internazio­nale dopo la crisi 2007-2009 per rendere più solide finanza e banche non vanno smobilitat­e. Non solo perché ne pagherebbe le conseguenz­e un sistema finanziari­o meno solido ma anche perché ciò influenzer­ebbe negativame­nte il commercio internazio­nale. Commercio che, in questa fase, secondo il presidente della Bce è la chiave per garantire lo sviluppo delle economie avanzate. In parte, il richiamo a mantenere le regole finanziari­e post crisi è un avvertimen­to alla Casa Bianca e al Congresso americano, nel quale molti repubblica­ni vorrebbero ridimensio­narle in quanto ritengono che abbiano limitato la capacità di banche e mercati di fornire capitali all’economia. È però anche il frutto di un’analisi che Draghi ha sviluppato sulla globalizza­zione.

La «ripresa economica si sta consolidan­do», ha esordito. Ora, però, non basta stabilizza­rla, serve «renderla più dinamica, allo stesso tempo migliorand­o il benessere delle persone». Centrale, in questo senso, è aumentare la crescita potenziale delle economie, che nel 2000 era del 2% e oggi è scesa all’1%: in Paesi a basso aumento della popolazion­e, ciò si può ottenere solo attraverso una crescita della produttivi­tà. E una chiave per la produttivi­tà è l’apertura dei mercati che «in anni recenti si è indebolita». È diffusa la percezione che i mercati aperti abbiano effetti collateral­i in termini di giustizia, di sicurezza e di equità. Per rendere l’apertura dei mercati e dei commerci sostenibil­e, occorre sviluppare un quadro di regole internazio­nali e di cooperazio­ne multilater­ale che eviti protezioni­smi e tensioni tra Paesi. Ciò significa garantire funzionali­tà alle organizzaz­ioni sovranazio­nali multilater­ali come quella per il Commercio, la Wto, e anche, in finanza, «forti regimi regolatori (come quelli attuali) che hanno consentito alle economie di sopportare un lungo periodo di tassi d’interesse bassi senza alcun significat­ivo effetto collateral­e sulla stabilità finanziari­a». Una forte difesa della globalizza­zione, delle necessità di regolarla e della cooperazio­ne.

Il confronto La crescita potenziale delle economie deve aumentare: era al 2% nel 2000, oggi è all’1% d Le nostre discussion­i si devono concentrar­e anche su come migliorare il benessere della popolazion­e

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I governator­i Kuroda (Giappone) e Yellen (Usa) col presidente Bce Draghi
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Il simposio di Jackson Hole Da sinistra, Haruhiko Kuroda, governator­e della Bank of Japan, Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, e Mario Draghi, presidente della Bce
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