Draghi: crescita e mercati aperti per evitare il protezionismo
Draghi: nell’eurozona la crescita va resa più dinamica. Ma attenzione agli incentivi che portarono alla crisi
Il protezionismo potrebbe porre un «serio rischio» alla potenziale crescita economica globale. Lo afferma il presidente della Bce, Mario Draghi, intervenendo a Jackson Hole, in America.
Sui mercati, molti saranno delusi dal fatto che Janet Yellen e Mario Draghi ieri non abbiano dato indicazioni sulla loro futura politica monetaria. I presidenti dell’americana Federal Reserve e della Banca centrale europea parlavano all’annuale simposio di Jackson Hole, Wyoming, e ci si aspettava che dessero qualche indicazione sulle scelte future in fatto di tassi d’interesse e di rientro dalle politiche di stimolo in corso. Non ne hanno fatto parola. Ma i loro discorsi non sono stati affatto deludenti.
Draghi, come d’altra parte Yellen, ha sostenuto che le regole stabilite a livello internazionale dopo la crisi 2007-2009 per rendere più solide finanza e banche non vanno smobilitate. Non solo perché ne pagherebbe le conseguenze un sistema finanziario meno solido ma anche perché ciò influenzerebbe negativamente il commercio internazionale. Commercio che, in questa fase, secondo il presidente della Bce è la chiave per garantire lo sviluppo delle economie avanzate. In parte, il richiamo a mantenere le regole finanziarie post crisi è un avvertimento alla Casa Bianca e al Congresso americano, nel quale molti repubblicani vorrebbero ridimensionarle in quanto ritengono che abbiano limitato la capacità di banche e mercati di fornire capitali all’economia. È però anche il frutto di un’analisi che Draghi ha sviluppato sulla globalizzazione.
La «ripresa economica si sta consolidando», ha esordito. Ora, però, non basta stabilizzarla, serve «renderla più dinamica, allo stesso tempo migliorando il benessere delle persone». Centrale, in questo senso, è aumentare la crescita potenziale delle economie, che nel 2000 era del 2% e oggi è scesa all’1%: in Paesi a basso aumento della popolazione, ciò si può ottenere solo attraverso una crescita della produttività. E una chiave per la produttività è l’apertura dei mercati che «in anni recenti si è indebolita». È diffusa la percezione che i mercati aperti abbiano effetti collaterali in termini di giustizia, di sicurezza e di equità. Per rendere l’apertura dei mercati e dei commerci sostenibile, occorre sviluppare un quadro di regole internazionali e di cooperazione multilaterale che eviti protezionismi e tensioni tra Paesi. Ciò significa garantire funzionalità alle organizzazioni sovranazionali multilaterali come quella per il Commercio, la Wto, e anche, in finanza, «forti regimi regolatori (come quelli attuali) che hanno consentito alle economie di sopportare un lungo periodo di tassi d’interesse bassi senza alcun significativo effetto collaterale sulla stabilità finanziaria». Una forte difesa della globalizzazione, delle necessità di regolarla e della cooperazione.
Il confronto La crescita potenziale delle economie deve aumentare: era al 2% nel 2000, oggi è all’1% d Le nostre discussioni si devono concentrare anche su come migliorare il benessere della popolazione