Corriere della Sera

Il richiamo del Viminale alle regole per gli sgomberi

Manconi: Minniti non darà più il via libera senza soluzioni abitative

- di Ilaria Sacchetton­i

Lo sgombero — idranti alla mano — di piazza Indipenden­za sembra destinato a restare per ora il caso (isolato) di questo scorcio di fine estate 2017. Nel primo pomeriggio è il senatore Luigi Manconi (Pd) a rivelare che, in un colloquio, il ministro dell’Interno Marco Minniti gli avrebbe detto che «non autorizzer­à altri sgomberi a Roma senza che vi siano già pronte soluzioni abitative alternativ­e». Un vero e proprio richiamo alle regole da parte del Viminale, che conferma il contenuto del colloquio.

La prossima settimana il ministro, infatti, emanerà una direttiva destinata ai prefetti. Una circolare che faccia rispettare in modo più stringente «le regole già esistenti» per effettuare gli sgomberi ricorrendo alla forza pubblica. L’episodio di giovedì mattina a Roma assume così una sorta di valenza negativa, l’esempio di quello che va evitato in questi casi. Una pessima gestione da esorcizzar­e con la puntuale applicazio­ne delle regole già tracciate.

L’esecuzione di qualunque ordinanza di sgombero del giudice per le indagini preliminar­i va sempre subordinat­a a tre requisiti basilari. Che, nel documento, vengono ricordati. Primo: l’individuaz­ione di strutture in grado di accogliere le famiglie occupanti che hanno diritto a una casa. Secondo: la presenza sul territorio di ospedali che si facciano carico di eventuali ammalati fra di loro. Terzo: la disponibil­ità di strutture adatte all’accoglienz­a dei bambini.

In sintesi, chi ha titolo per essere ospitato (in questo caso lo erano tutte le famiglie sgomberate in quanto rifugiati politici) dovrà essere alloggiato dall’amministra­zione comunale prima di qualunque iniziativa e non successiva­mente come avvenuto nel day after di via Curtatone.

Perché questa decisione? I motivi sono vari. Le foto dei getti d’acqua che sollevano corpi e spazzano via oggetti in piazza Indipenden­za hanno colpito chi, dal Viminale, ha osservato l’operazione di giovedì mattina. Non basta. In qualche modo è anche possibile che il governo abbia deciso di sottrarsi alle polemiche alla vigilia della manifestaz­ione sui diritti indetta oggi dai movimenti per la casa, alcuni dei quali hanno sostenuto la protesta dei migranti. È chiaro che nessuno ha voglia di essere attaccato proprio sul fronte (caldissimo) dei diritti, sciupando così i risultati ottenuti sul fronte parallelo della lotta all’immigrazio­ne irregolare (vedi gli sbarchi).

Firmato l’accordo con la Sea srl (prevede la messa a disposizio­ne di alcuni alloggi a Rieti dove le proteste sono iniziate: «Nessuno ci ha avvisati» dicono) la città si sforza di voltare pagina.

Ieri, intanto, cinque profughi fra eritrei ed etiopi, fra i quali due donne, sono stati arrestati con l’accusa di resistenza aggravata (per l’uso delle bombole e altri oggetti come armi improprie nei confronti degli agenti) e lesioni nei confronti dei poliziotti. Per il momento il lavoro della Digos è concentrat­o sulla identifica­zione delle persone coinvolte. Quanto alle forze dell’ordine, il pubblico ministero Stefano Pesci acquisirà eventuali relazioni della Questura in merito a comportame­nti irrituali. Oggi, intanto, è prevista la convalida dell’arresto dei cinque fermati.

Accoglienz­a Il ministro si preoccupa che ci siano strutture per l’accoglienz­a e ospedali allertati

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