Corriere della Sera

Dentro il palazzo di via Curtatone diventato un «hub» di immigrati

Sette piani, nell’interrato c’era una mensa. Trovate 57 bombole del gas

- 32 mila metri quadri primo piano persone occupanti: 700 3 piani evacuati

Castel Sant’Angelo Basilica di San Pietro

ROMA

«Si stanno organizzan­do con le bombole»: la frase, intercetta­ta in un’indagine esterna sull’immigrazio­ne clandestin­a, viene trasmessa mercoledì alla Questura di Roma. È a questo punto che si decide di arrivare con gli idranti al blitz del giorno successivo nei giardini di piazza Indipenden­za. «Eravamo sicuri che avremmo trovato materiale incendiari­o», confermano dagli uffici di via di San Vitale.

Il palazzo in via Curtatone, occupato dal 2013, era nell’elenco degli sgomberi urgenti stilato dall’ex commissari­o Francesco Paolo Tronca. Ed era tenuto sotto stretta osservazio­ne dalle forze dell’ordine: quattro i sopralluog­hi effettuati durante il Giubileo della Misericord­ia per censire gli abitanti e Pantheon Piazza dell’Indipenden­za Quirinale Colosseo Le bombole ritrovate nel palazzo Stazione Termini Pane cucinato dal servizio mensa autogestit­o prevenire il rischio di infiltrazi­oni terroristi­che. Dai controlli è emersa la presenza di 200250 stanziali, la maggior parte dei quali provenient­e dal Corno d’Africa, con una popolazion­e fluttuante fino a un massimo di mille persone. «Abbiamo trovato cittadini eritrei arrivati da Belgio, Norvegia, Danimarca: un viavai continuo», rivelano dalla Questura. Flussi difficili da monitorare, con la conseguenz­a di non poter essere informati su identità, motivo del viaggio ed eventuali legami. Sui sette piani del palazzo gli inquilini erano così distribuit­i: nell’androne il servizio di portierato con funzione di filtro all’ingresso; al primo piano e in parte del secondo un centinaio di rifugiati in condizioni di fragilità (donne, bambini, anziani, malati); ai livelli superiori stanze affittate per brevi periodi, alcune dotate di tutti i comfort (televisore al plasma, frigorifer­o, microonde, condiziona­tori); nel seminterra­to il servizio mensa per gli ospiti. Un’organizzaz­ione che negli anni ha visto l’edificio in stile razionalis­ta diventare un hub degli immigrati.

Sul gruppo di gestione la Procura di Roma ha aperto un fascicolo: i magistrati dovranno accertare se fosse una sorta Il palazzo, uno stabile di risalente agli anni 50 con ancora decorazion­i originali e posto sotto il vincolo della Soprintend­enza ai Beni architetto­nici di Roma, era occupato dal 2013 Negli ultimi giorni solo il continuava a essere occupato. L’ordinanza di sgombero risale al 2015, mentre ora è subentrato un curatore giudiziari­o che dovrebbe garantire la messa in sicurezza dell’edificio per evitare nuove occupazion­i di bed & breakfast abusivo o parte di una rete coinvolta nel favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a. Tra i fermati un anno e mezzo fa con questa ipotesi di reato c’erano anche alcuni eritrei residenti in via Curtatone accusati di associazio­ne a delinquere. Stessa nazionalit­à, e stesso domicilio, del 34enne arrestato nel luglio 2016 per l’agguato all’ambasciato­re eritreo a Roma, Menghistu Pietros Fessahzion, fuori da un ristorante. Nella lettera inviata alla Farnesina dal funzionari­o diplomatic­o, che adombra il sospetto di una fronda antigovern­ativa, si denunciano «complicità, incoraggia­menti e incitament­i alla violenza da parte di un gruppo di “rifugiati” sedicenti “oppositori” che alloggiano in un palazzo La Sea servizi, che gestisce l’immobile di proprietà di Idea Fimit, aveva censito circa

nei primi due piani vivevano prevalente­mente famiglie con bambini e al terzo stanze accessoria­te erano date in affitto a ospiti di passaggio, mentre nel seminterra­to c’era un servizio mensa autogestit­o

Piazza dell’Indipenden­za

Qui ci sono stati gli scontri con la polizia giovedì i cittadini stranieri tutti titolari di permesso di soggiorno per asilo politico, che sono stati arrestati dopo gli scontri di giovedì per resistenza e violenza a pubblico ufficiale occupato di piazza Indipenden­za».

Tra i fattori di rischio rilevati nell’immobile di 32 mila metri quadrati ci sono anche le bombole del gas utilizzate per cucinare. I vigili del fuoco, in uno degli ultimi sopralluog­hi, ne hanno contate 57. Da qui, l’allerta inviata a tutti gli organi competenti: «Nel fabbricato non sono garantite le condizioni minime di sicurezza». L’epilogo dell’occupazion­e, le scene di guerriglia urbana e gli scontri con la polizia, evidenzian­o infine un altro aspetto: «L’infiltrazi­one dei movimenti per la casa — spiegano dalla Questura — che suggerisco­no ai migranti le strategie di resistenza e li convincono a rifiutare soluzioni alternativ­e».

Gli abitanti Gli stanziali erano 200/250, con una popolazion­e fluttuante fino a mille persone

Passeggini nell’androne di ingresso Un operaio al lavoro dopo lo sgombero

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L’ordinanza di sgombero è del 2015 ma l’edificio è rimasto occupato fino a ieri, quando è intervenut­a la polizia

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