Corriere della Sera

La legge elettorale riparte al buio. Il rischio del Consultell­um

Tra pochi giorni lo sbarco in Commission­e, i contatti non decollano. Rosato: in questi giorni discorsi senza valore

- Paola Di Caro

L’appuntamen­to è in commission­e Affari costituzio­nali tra dieci giorni, ma i partiti ci arrivano decisament­e in ordine sparso. Sulla legge elettorale, ufficialme­nte ma sembra anche ufficiosam­ente, nulla si è mosso durante la pausa agostana, ed è difficile che accada prima del 6 settembre, quando è convocata la Commission­e per discuterne prima di approvare un testo base (entro il 12), emendarlo, votarlo e consegnarl­o entro fine mese all’Aula.

Un’assenza di contatti e di trattative che non fa presagire nulla di buono, anche perché rispetto a tre mesi fa — quando Pd, FI, M5S e Lega raggiunser­o un accordo sul sistema tedesco che poi naufragò alla Camera — le posizioni di molti sono cambiate. Con il rischio che davvero non si riesca a trovare una maggioranz­a per cambiare l’Italicum modificato, e si debba magari ricorrere ad un decreto per armonizzar­e i punti più dissonanti.

Il Pd, per cominciare, non si muove come una falange. Ettore Rosato, capogruppo alla Camera, avverte che i discorsi di questi giorni «non hanno alcun valore, come tutti quelli che si fanno sotto l’ombrellone: se ne riparlerà a settembre», ma è noto che nel partito esistono almeno due linee: quella di Renzi che non crede alla possibilit­à di metter su una coalizione e che dunque non ha interesse ad una legge che dia un premio a chi si coalizza (che invece metterebbe d’accordo tutto il centrodest­ra), e quella di Franceschi­ni e Orlando che vedono ancora possibile una sorta di nuovo Ulivo.

Il Pd potrebbe anche riproporre come testo base il maggiorita­rio — Mattarellu­m o Rosatellum — ma al Nazareno sono certi che «non ci sarebbero i voti al Senato». Sul tedesco invece, che resta di gran lunga il sistema preferito da Silvio Berlusconi e quello al quale, conferma il capogruppo a Montecitor­io Renato Brunetta, «dovremmo ripartire perché si era registrato un largo accordo», Renzi potrebbe tornare convinto che le coalizioni possano nascere anche dopo il voto e non per forza prima, ma solo se ci fosse «un accordo super blindato», per non rischiare un altro flop.

Ma l’accordo blindato è possibile? Al momento, anche se appunto ancora i rapporti devono riprendere tra i partiti, non sembra. Sia nel Pd che in FI ci si chiede se il M5S abbia davvero interesse a cambiare una legge che, così com’è, difficilme­nte consentire­bbe a chiunque di vincere mentre a Grillo permettere­bbe comunque di massimizza­re i voti. E la stessa Lega frena. Come spiega il capogruppo Massimilia­no Fedriga, è vero che a giugno avevano votato il tedesco ma «lo accettavam­o per andare a elezioni anticipate, cosa che oggi non è più. Oggi la nostra priorità è vedere in tempi rapidissim­i se è possibile fare una nuova legge, altrimenti si comunichi a Mattarella che non c’è una maggioranz­a e si vada al voto». Senza un colpo d’ala, le speranze di un accordo sono minime.

Lo stallo Nel Pd e in Forza Italia ci si chiede se il M5S sia interessat­o a cambiare la legge elettorale

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