Corriere della Sera

Il guru «santo» colpevole di stupro, rivolta tragica degli adepti

Almeno 32 morti e decine di feriti in India in difesa di Ram Rahim, leader di una setta indù, star del cinema

- Marilisa Palumbo Francesco Giamberton­e

Hanno aspettato accampati tutta la notte, con i cuori carichi di angoscia. Fuori dal tribunale di Panchkula migliaia di persone hanno sperato che la Corte speciale riconosces­se in Ram Rahim Singh, 50enne «leader spirituale» di una setta induista da 60 milioni di seguaci, il «santo» in cui credono: un profeta, un filantropo, «l’essere più vicino a Dio». Ma secondo i giudici quell’uomo di santo non ha proprio nulla. Dopo una battaglia legale durata 15 anni il guru «sfavillant­e» di anelli, che alterna la tunica bianca alla canottiera col medaglione di brillanti, è stato condannato per lo stupro di due ex adepte. Le violenze risalgono al 1999, il verdetto è arrivato ieri. Per conoscere quanti anni passerà in prigione (saranno almeno 7) bisognerà aspettare lunedì. Ma i suoi fan non hanno perso fiducia nella loro guida. Anzi. Lo hanno sostenuto con tutta la forza possibile, scatenando una guerriglia sanguinosa che ha sconvolto il Paese.

Alla fine della giornata nello stato dell’Haryana, India del Nord, si contano 32 morti, 180 feriti e oltre mille persone arrestate con le accuse di incendio e distruzion­e di proprietà pubblica. Per contenere la rabbia collettiva i poliziotti hanno sparato gas lacrimogen­i e cannonate d’acqua sulla folla. Non è bastato: migliaia di «credenti» indignati hanno devastato stazioni dei bus, mezzi pubblici, auto e treni.

Ram Rahim è un santone poliedrico. Oltre alle battaglie contro le droghe, le raccolte fondi per l’igiene e contro le malattie più diffuse in India, ha coltivato la sua popolarità trasforman­dosi in cantante, regista e attore di Bollywood.

Mentre nel 2015 veniva accusato di aver indotto 400 seguaci alla castrazion­e «per potersi meglio avvicinare a Dio», il guru girava il primo episodio della trilogia cinematogr­afica dedicata (e interpreta­ta) da se stesso: «Msg – Il messaggero di Dio», in cui a bordo della sua moto volante combatteva fantasmi, elefanti e alieni. Cinque anni prima, come azione filantropi­ca, aveva spinto mille dei suoi «volontari» a sposare altrettant­e prostitute.

Non è solo una popstar «divina», ma un vero leader politico: Ram Rahim Singh è considerat­o tra i 100 indiani più influenti al mondo e ha saputo orientare il voto dei suoi seguaci (quanti gli abitanti del Regno Unito) su diversi partiti a seconda del momento. Ora «prega tutti di mantenere la calma». E di andare in pace, almeno fino al verdetto finale.

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Rabbia Un furgone di una tv devastato dai manifestan­ti

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