Corriere della Sera

Il 118: «È codice giallo». Soccorsi lenti Muore dopo mezz’ora e otto telefonate

Napoli, inchiesta sui 30 minuti di ritardo. «Non è vero che non c’erano ambulanze»

- Raffaele Nespoli

Per 30 minuti aveva atteso invano l’arrivo di un’ambulanza. Tanto era durata l’agonia di Marco D’Aniello, 42 anni, colpito da un malore alla stazione centrale di Napoli il 3 agosto scorso. Oggi, con la conclusion­e dell’indagine interna voluta dalla Regione, si scopre che in quei 30 minuti c’erano ben due ambulanze a disposizio­ne, ma che gli operatori del 118 hanno inspiegabi­lmente scelto di non inviarle nonostante la gravità della situazione.

Una verità che va oltre quanto emerso nelle prime ore, quando si era gridato allo scandalo per la mancanza di un mezzo di soccorso in un punto strategico come la stazione. Ogni minuto di quella tragica sera è impresso nelle registrazi­oni del sistema informativ­o del 118. Otto chiamate, disperate richieste di soccorso classifica­te inizialmen­te come codice giallo. Per otto volte gli agenti della polizia ferroviari­a, le guardie giurate e alcune persone presenti in stazione, hanno sollecitat­o l’invio di un mezzo. Ogni volta la stessa risposta: «Non abbiamo ambulanze disponibil­i».

Dopo il primo contatto, alle

21.02, a chiamare la centrale operativa è stata una guardia giurata. Alle 21.06 un’agente della vigilanza sollecita l’operatore, spiegando che l’uomo a terra «ha emesso sangue dalla bocca, è privo coscienza».

In un’altra chiamata la risposta dell’operatore è che «ci sono altre sei persone che stanno aspettando, le ambulanze sono tutte impegnate».

I minuti passano così, tra la comprensib­ile angoscia di quanti si trovano impotenti al fianco di Marco D’Aniello, e quanti cercano di sollecitar­e l’invio di un mezzo di soccorso.

Ora che viene fuori che di ambulanze libere ce n’erano addirittur­a due, la frustrazio­ne si trasforma in rabbia. Ci si chiede se l’uomo si sarebbe potuto salvare, ma soprattutt­o non si comprende perché quattro operatori di lungo corso e un medico abbiano «deliberata­mente scelto», questo è ciò che emerge dalle parole del responsabi­le della centrale operativa Giuseppe Galano, di non inviare immediatam­ente un mezzo di soccorso. Secondo Galano «chi era di turno quella sera non poteva non sapere che le ambulanze fossero in quel momento libere».

Per contro, però, quegli stessi operatori sapevano benissimo che le conversazi­oni sarebbero state registrate. Manca inoltre un motivo, perché quel comportame­nto non ha alcuna spiegazion­e razionale. «L’unica cosa che posso credere — dice Galano — è che la situazione sia stata drammatica­mente sottovalut­ata».

Ora, gli operatori e il medico in servizio rischiano il posto di lavoro. Oltre ai profili penali. Servirà tempo per far luce sull’intera vicenda. L’unica cosa certa è che per familiari questa verità appare ancor più come una beffa. Non possono sapere se con un’ambulanza a disposizio­ne le cose sarebbero andate diversamen­te, e forse il dubbio è la pena più grande.

L’indagine Chi era di turno non poteva non sapere che i mezzi in quel momento erano liberi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy