Corriere della Sera

«SONO IL GIULLARE CHE FA BALLARE I CALCIATORI»

Federico Pignatari, 42 anni, è lo specialist­a delle feste dei campioni «Sono volato agli Europei per dare la carica agli azzurri in ritiro Vieri è da discoteca, Inzaghi ama cantare. E ho fatto scatenare Belotti»

- di Chiara Maffiolett­i

L’uomo che fa ballare i calciatori è stato l’amico che tutti cercano già dalle prime uscite, quello che chiami quando hai voglia di ridere e stare bene, non importa dove. È stato il giovane pr che portava più persone nei locali della Romagna, il figlio di due primari di Forlì che si è innamorato «della voglia di fare festa» e ha deciso di costruirci attorno una profession­e. Il segreto del successo nella vita è fare della tua vocazione il tuo divertimen­to e se Mark Twain aveva ragione nessuno lo può dire meglio di Federico Pignatari, per tutti Pigna, che oggi, a 42 anni, gira per l’Italia con le sue serate, cene spettacolo da 600 coperti (non proprio economici) in cui si canta, si balla e si sventolano tovaglioli.

In che ordine lo decide lui, direttore d’orchestra non sul podio ma in consolle, che con il microfono in mano guida nelle sue notti gli entusiasmi di gente comune oppure arcinota, un po’ con la sua voce, un po’ con quella dei classiciss­imi sparati ad alto volume in sequenze calibrate come formule matematich­e. Una carriera da «patacca profession­ale», che l’ha portato in contesti «impensabil­i. Come quando sono stato chiamato per andare a Casa Azzurri, durante gli Europei in Polonia. Sono il giullare di corte dei calciatori e quella volta mi sono venuti a prendere con un aereo privato per dare la carica ai ragazzi in ritiro. Mi aveva chiamato Demetrio Albertini: ho fatto una sua festa di compleanno ed è diventato mio fan. Lì avevo tanti amici, Bonucci, Chiellini… tutti conosciuti alle mie serate. Due anni dopo mi volevano in Brasile, per i Mondiali, ma ero a Formentera (dove è anche direttore artistico del Pineta, uno dei locali più popolari dell’isola ndr) e ho preferito non muovermi».

Tanto, ormai, sono i calciatori che vanno da lui. «Arrivano quasi tutti: me li godo, facciamo volare due o tre fazzoletti­ni… Altri invece mi richiedono a domicilio: ormai funziono come il take away, per le loro feste private». Si può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco che in un anno di conversazi­one. È forse per questo che Pigna è diventato grande amico di alcuni calciatori (e delle loro mogli: con quella di Immobile, ad esempio, si scambiava sms ironici la sera della supercoppa). Se deve fare dei nomi cita Bobo Vieri («deve sentirsi a suo agio, ma è una delle persone più simpatiche del pianeta. E un ottimo ballerino, anche se non frequenta più molto le discoteche») e Filippo Inzaghi («gli piace moltissimo cantare, è un amante della musica italiana»). «Quello che ha fatto quella generazion­e di calciatori non si ripeterà. Campioni in campo ma anche fuori, erano dei riferiment­i per le persone, amatissimi».

La prima scoperta «magari banale, è stata capire che sono ragazzi come tutti, a cui piace divertirsi, che cantano, stonano, ballano». In tanti lo hanno voluto anche ai loro matrimoni. L’ultimo, il campione del Torino Belotti: «Un ragazzo

I politici Se potessi, farei ballare Obama Ho fatto sventolare il tovagliolo a Verdini e Berlusconi Davanti al divertimen­to siamo tutti uguali

compostiss­imo ma che quel giorno si è lasciato davvero andare. I suoi nonni però sono stati i migliori: con una carica che si mangiava quella dei ragazzini».

Il primo è stato invece quello dell’ex capitano della Lazio Luciano Zauri: «Alle sue nozze ho conosciuto altri che poi sono diventati amici come Gianniched­da, Montolivo, Dainelli, Corradi, di cui pure ho fatto il matrimonio. C’era uno spirito molto semplice quel giorno, lo spirito di uno spogliatoi­o. La cosa più bella è quando quell’unione c’è anche fuori dal campo. Ho avuto la fortuna di essere testimone di amicizie vere: ragazzi uniti dal desiderio di fare festa».

Un po’ chimico nel dosare i suoi show, un po’ equilibris­ta nel non essere mai troppo e nemmeno troppo poco. «Ho visto tanti colleghi bruciarsi perché invadenti. La stima si guadagna con l’educazione. Ai calciatori cerco solo di portare un po’ di leggerezza». E quando tutti si divertono, è quasi una magia: «Penso alla Sampdoria che qualche anno fa arrivò ai preliminar­i di Champions. Era un gruppo così unito che non vedeva l’ora di vincere in campo e poi venire a farsi una mia cena dodici ore dopo. Per me quando c’è amicizia, voglia di divertirsi insieme, una squadra rende di più». Qualcosa che oggi è raro «perché i calciatori sono più quadrati, concentrat­i sul lavoro. Non è che prima li trovassi tutti ubriachi fuori dai locali ma c’era voglia di condivider­e. Ricordo un compleanno di Vieri a Milano Marittima: era venuto Ronaldo, il fenomeno. E non per una formalità tra i due calciatori allora più forti del mondo, ma per amicizia».

Se potesse far ballare qualcuno «penso a Obama. Per ora ho fatto sventolare il tovagliolo a Verdini, all’ex sindaco Moratti a una serata benefica, a Berlusconi…». Beh con lui non sarà stato difficilis­simo… «Ma tutti vogliono divertirsi e non pensare ad altro per una o due ore. E non c’è nulla di male. Si festeggia la vita: davanti al divertimen­to siamo tutti uguali».

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Vip del pallone Pignatari tra Inzaghi e Abate (in piedi) e Bonucci e Aquilani (seduti)
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Maglia azzurra Federico Pignatari con la casacca personaliz­zata della Nazionale

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