Il ruolo dell’Italia e dell’Europa sui migranti
Sul Corriere di giovedì, Paolo Mieli plaude alla diminuzione delle partenze dalla Libia, con un’analisi sin troppo ottimista che non tiene conto delle reali conseguenze umanitarie dei recenti sviluppi. Siamo sicuri che sia davvero così positiva la svolta favorita da milizie ed ex capi mafiosi che — anche grazie alle iniziative delle autorità italiane ed europee — trovano oggi più conveniente intrappolare le persone nell’inferno della Libia piuttosto che trarre profitto dall’organizzazione dei viaggi in mare? In Libia, luogo di assenza di legalità, detenzione arbitraria e violenza estrema, sono tanti gli esseri umani di cui non si conosce la sorte. Le condizioni dei centri di detenzione per migranti sono drammatiche, come denunciato da inchieste, rapporti e testimonianze delle nostre équipe. È anche complicato avere piena fiducia nell’operato della Guardia Costiera libica che impedisce l’azione delle navi di soccorso umanitarie in acque internazionali e non esita a utilizzare armi e metodi violenti per intercettare le imbarcazioni dei migranti che possono trasformarsi in respingimenti illegali quando i sopravvissuti vengono sbarcati in Libia e sottoposti a detenzione arbitraria. È poi prematuro stabilire se ci sarà un reale calo delle morti in mare. Le condizioni di accoglienza nei centri libici sono atroci e continueranno a esserlo, considerata l’impossibilità per le Nazioni Unite di produrre cambiamenti significativi nel breve-medio periodo. Le autorità europee e italiane fingono di ignorare che in Libia non esiste un sistema di asilo e che le persone in cerca di protezione non possono vedere la propria richiesta esaminata secondo procedure conformi al diritto internazionale. Il fatto che persone in fuga da guerre e persecuzioni non abbiano chance di cercare rifugio in Europa attraverso vie legali e sicure è drammatico. Tirare un sospiro di sollievo non ha senso, perché questo risultato è stato ottenuto attraverso il blocco delle persone in un Paese che non riconosce i più elementari diritti umani. Forse nel Mediterraneo non si avrà una catastrofe umanitaria, ma il rischio è che questa si sposti altrove, un po’ più a Sud, lontano dai riflettori e dalle coscienze.
Presidente Medici Senza Frontiere Italia