La fine del privé
I tavoli migliori dei locali alla moda, le zone difese dai buttafuori: fino a un paio d’estati fa, era lì che andavano i «vip». Ora è cambiato tutto: il vero divertimento è fuori dai «recinti», in mezzo alla gente
L’estate italiana non è più prerogativa dei vip. Anche i ricchi si sono stancati di stare tra di loro. «Lo show off è finito, adesso i personaggi celebri vogliono questa cosa qui, buttarsi nella mischia e divertirsi tra la gente» commentava il patron di Technogym Nerio Alessandri nella sua Romagna, in una notte di festa al Gran Hotel di Rimini, osservando il gruppo di giovani attrici — Isabella Ragonese, Valeria Bilello, Alessandra Mastronardi, Katy Saunders, Silvia Mazzieri — scatenarsi sulla pista improvvisata accanto alle cabine del resort cinque stelle.
«Nei privé ora ci trovi quasi solo il cafone, insomma, quello che è lì soprattutto per nutrire l’ego. La vera star, invece, preferisce stare in mezzo alla gente», osserva Matteo Ceccarini, dj e sound designer delle sfilate e creatore di eventi, dalla sua casa di Londra, città nella quale vive con la compagna, la modella Eva Riccobono, e il loro bambino di 3 anni. La famiglia è andata in vacanza a Formentera, in Spagna, e Ceccarini documenta che anche a Ibiza si può vedere Kate Moss e altre star ballare sulla pista in mezzo alla gente. Stefano Gabbana risponde dalla barca, l’argomento lo appassiona. «Sono tornato in vacanza a Porto Cervo dove 15 anni fa venivo per ballare e divertirmi, ma oggi in discoteca non vado più, preferisco frequentare le feste degli amici dove c’è una bella musica».
Lo stilista assicura che anche in Costa Smeralda di mondanità non si sente più molto parlare. «Le persone sono quelle che fanno la differenza — sottolinea —. Un concetto, questo, con Domenico (Dolce, ndr) abbiamo fatto nostro fin dall’inizio dell’avventura stilistica. Nel 1984, il pret à porter era al massimo, c’erano Armani, Versace, Ferré. Ci siamo guardati e ci siamo detti: “Noi che cosa possiamo fare? Essere noi stessi”. Se piaceremo, ci ameranno… Oggi abbiamo fama e soldi ma io sono sempre Stefano. Il nostro cuore rimane lo stesso, mia mamma faceva la portinaia, mio padre l’operaio... Siamo soggetti un po’ particolari, ci piace stare liberi».
Nel 1987 scattano la campagna con Marpessa che li renderà famosi: «Al mercato del pesce di Palermo, dove quest’anno siamo ritornati non per cercare consensi ma perché ci piace stare tra le persone». Oggi però la strada fa tendenza più del club esclusivo. «Basta guardare i servizi dei magazine di moda: sono sempre scattati o girati in mezzo alle persone», continua Stefano Gabbana diventato anche star dei social (un mipe lione di follower) per il suo grande attivismo con video e foto scherzosi dove si diverte ad autoironizzare, sdrammatizzando la sua quotidianità: «Il privé in quanto luogo esclusivo dove i personaggi famosi alimentavano il divismo non ha più senso — continua Gabbana —. Quel modello di star system, inavvicinabile, partito negli anni 50, non esiste più. Con i nuovi mezzi di comunicazione e i social media ci sono trop- informazioni, tutti possono fotografare tutti». Non serve più andare in un determinato luogo per farti paparazzare e diventare famoso, bastano Instagram e YouTube. «Il concetto di vip fine a se stesso è finito — insiste Matteo Ceccarini —. Oggi le vere star sono quelle che fanno qualcosa di buono per la società, imprenditori positivi come Renzo Rosso che crea lavoro e si diverte tra la gente, non si ritira in un privé. Io sono sempre stato contrario a quei luoghi. Li trovo volgari, per gente con scarsa personalità. Il senso del divertimento non è quello di togliere le etichette e lasciarsi andare? L’esperienza è tutta diversa se balli o ascolti musica in mezzo alla folla».
Claudio Coccoluto, dj, produttore, con i suoi trent’anni di carriera ha visto la nascita della club culture post disco. È diventato, suo malgrado, testimone dell’ascesa e del tramonto dei privé: «È morto da quando è cominciata la crisi economica — chiarisce —. I privé sono un’invenzione poco lusinghiera degli Anni 90, una delle manifestazione più pacchiane del potere e del denaro: i tavoli migliori, le zone difese dai buttafuori… Veri e propri recinti che per un lungo periodo sono stati territori di caccia di calciatori e veline».
«Oggi a Ibiza, nelle salette riservate delle grandi discoteche, dal Pacha all’Amnesia, ci trovi solo arabi e ricchi russi, non c’è la gente a cui piace ballare», continua Coccoluto, mettendo in chiaro che il suo pubblico «non è mai stato quello piacione un po’ cafonal. Chi ama la musica house di solito sta in pista a divertirsi non a stappare bottiglie..». Il dj coglie i segnali di saturazione alla voglia di mostrarsi come la conseguenza di un eccesso di presenzialismo e dell’ego ingigantito dai social: «Nei dj set e nei concerti vedi molte persone immobili a filmale perché devono testimoniare la loro presenza, perdendosi così la condivisione, una cosa abbastanza aberrante dal punto di vista artistico... Spero che dopo la sbornia sia arrivato il momento di ristabilire in termini umani il concetto di party e dello stare insieme». Anche sulle spiagge il vento sembra cambiato: un ragazzino di 9 anni, per la festa di compleanno che i genitori che gli hanno organizzato a Forte dei Marmi, allo storico stabilimento della famiglia Agnelli oggi Lido dell’Augustus hotel e resort, ha voluto coinvolgere non solo gli amici ma anche gli altri bambini del Lido: bananoni, moto d’acqua e partita a calcetto aperta a tutti.
Stefano Gabbana «La star inarrivabile non esiste più: grazie ai social, tutti possono fotografare tutti» Il dj Claudio Coccoluto «Spero che dopo la sbornia sia arrivato il momento di ristabilire in termini umani il concetto di party e dello stare insieme»