Ritratto d’artista in un interno (che oggi è diventato albergo)
Da Zeffirelli a Visconti: per chi, in vacanza, vuole il «genius loci»
Per gli antichi romani, nessun luogo è senza un Genio. Quella presenza immateriale che, in virtù di energie sottili e stratificazioni storico-culturali, ne costituisce il carattere. Il genius loci, insomma. Hanno un genio le città e le case stesse. Che, secondo i medium, non si liberano mai di chi le ha abitate. Soprattutto nel caso di artisti.
Così è a Villa Tre Ville a Positano, oggi hotel di charme, ieri residenza estiva di Franco Zeffirelli (e prima ancora dello scrittore russo Mikhail Semenov). Tre ville, appunto, in un mosaico di orti e giardini pensili su una scogliera mozzafiato che, con la complicità di Renzo Mongiardino (famoso per pensare le dimore come scenografie), il regista adegua alla propria visione estetica.
E le trasforma in un indirizzo da leggenda, frequentato da tutto il jet set internazionale. Sono di casa Liz Taylor e Maria Callas, Rudolph Nureyev e Leonard Bernstein, qui rapito dalle laudi francescane per il film Fratello sole, sorella luna. In questo luogo tutto luce e candore, pergolati e scale in pietra, dove Zeffirelli confessa di avere «trascorso alcuni dei momenti più belli della mia vita», nulla è cambiato. A eccezione di un ascensore.
Ecco la cucina in coloratissime ceramiche di Vietri, le foto di scena, la collezione di dipinti religiosi barocchi, gli arredi anni Venti con tocchi di esotismo, come i mobili dagli intarsi in madreperla della suite padronale acquistati dal Maestro nel corso di un viaggio in Siria.
Molto meno è rimasto a parlare di Luchino Visconti al Castello di Casole in Val d’Elsa, teatro di battute di caccia e cuore della tenuta di famiglia, tra le più grandi proprietà private d’Italia, 4.200 acri. Ora è fiore all’occhiello della Timbers Resorts, che ha convertito le fattorie in ville di rango e il maniero del X secolo in luxury hotel. Un gioiello con 39 suite e arredi d’epoca, ristorante gourmet, infinity pool su uno degli scorci più defilati e selvaggi della campagna toscana e spa nelle antiche cantine con volte a botte e mattoni a vista.
A ricordare il regista di Senso, Il Gattopardo e Morte a Venezia sono gli aristocratici saloni dai camini monumentali e il bar Visconti, tappezzato di foto in bianco e nero che rimandano agli anni in cui il castello era luogo deputato a feste e incontri mondani, cui era invitato il gotha dell’intellighenzia.
Qualcosa di diverso fu invece per il pittore Bernard Buffet il Domaine de la Baume (temporaneamente chiuso per cambio di proprietà), grande casa ocra in 40 ettari di parco nel cuore della Provenza vicino al borgo-gioiello di Tourtour. Fonte d’ispirazione artistica, ma anche e soprattutto «rifugio dalla violenza del mondo, dove perseverare nella ricerca della serenità». Parola di Annabel Schwob de Lur, la modella, cantante e scrittrice che Buffet (acerrimo antagonista di Pablo Picasso) sposa al termine della propria relazione con Pierre Bergè, poi compagno di Yves Saint Laurent. Amici scelti come lo scrittore Jean Giono avevano accesso alle sale ricche di objet d’art, alle stanze, al giardino d’inverno, al belvedere all’ombra degli ippocastani, dal mare alla montagna Sainte-Victoire, magnifica ossessione di Paul Cézanne.