Prima o poi imparerò a capire le nepete
In giardino il bentornato prende varie forme. Sorvoliamo sul suicidio di massa degli Streptocarpus (dovrei ammettere mea culpa, ma son distratto dal fatto che ora ho spazio per qualcosa d’altro), piuttosto vi racconto l’ennesimo mezzo disastro combinato con le nepete: come diceva la madre di Franca Valeri, «Franca non è cattiva, è recidiva», ecco, lo stesso vale per me con le nepete. In The well tempered
garden Christopher Lloyd scrive «il problema dei sesti d’impianto è il più difficile di tutti… non s’impara a risolverlo senza prima fare una serie di giganteschi disastri». Quant’è vero. Nella fattispecie avevo due giovani piantine di Nepeta racemosa Walker’s Low in vasetto da 14 centimetri a fine giugno. Le taglio quasi rasoterra e divido ogni pianta in due, poi le pianto in una nuova aiuola lasciandole intorno uno spazio libero di una quarantina abbondante di centimetri, il tutto pacciamato e irrigato due volte alla settimana. Ora che ripasso da casa, la nepeta ha (nell’ordine) coperto degli Stachys, un Erysimum strambo preso a Kiftsgate Court. Poi il Sedum «African Sunset» spunta in mezzo alle infiorescenze della nepeta, mentre la Veronica spicata incana Silbersee è completamente coperta. Per ora basta tagliare un po’ le nepete, a fine inverno sposterò le piante. Prima o poi imparerò, le nepete son fantastiche per riempire velocemente nuove aiuole, ma bisogna concedergli più spazio di quel che si pensa.