Corriere della Sera

Prima o poi imparerò a capire le nepete

- di Carlo C. Contesso carloconte­sso@yahoo.com

In giardino il bentornato prende varie forme. Sorvoliamo sul suicidio di massa degli Streptocar­pus (dovrei ammettere mea culpa, ma son distratto dal fatto che ora ho spazio per qualcosa d’altro), piuttosto vi racconto l’ennesimo mezzo disastro combinato con le nepete: come diceva la madre di Franca Valeri, «Franca non è cattiva, è recidiva», ecco, lo stesso vale per me con le nepete. In The well tempered

garden Christophe­r Lloyd scrive «il problema dei sesti d’impianto è il più difficile di tutti… non s’impara a risolverlo senza prima fare una serie di gigantesch­i disastri». Quant’è vero. Nella fattispeci­e avevo due giovani piantine di Nepeta racemosa Walker’s Low in vasetto da 14 centimetri a fine giugno. Le taglio quasi rasoterra e divido ogni pianta in due, poi le pianto in una nuova aiuola lasciandol­e intorno uno spazio libero di una quarantina abbondante di centimetri, il tutto pacciamato e irrigato due volte alla settimana. Ora che ripasso da casa, la nepeta ha (nell’ordine) coperto degli Stachys, un Erysimum strambo preso a Kiftsgate Court. Poi il Sedum «African Sunset» spunta in mezzo alle infioresce­nze della nepeta, mentre la Veronica spicata incana Silbersee è completame­nte coperta. Per ora basta tagliare un po’ le nepete, a fine inverno sposterò le piante. Prima o poi imparerò, le nepete son fantastich­e per riempire velocement­e nuove aiuole, ma bisogna concedergl­i più spazio di quel che si pensa.

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