Corriere della Sera

Boccia: «Sconto pieno sulle assunzioni» Costa circa 10 miliardi

Anche Furlan chiede al governo di fare di più per i giovani

- Enrico Marro

Troppo poco. Vincenzo Boccia e Annamaria Furlan, intervenut­i ieri a Rimini al meeting di Comunione e Liberazion­e, sono d’accordo: il governo deve fare di più sul lavoro per i giovani, non basta la parziale decontribu­zione sulle assunzioni degli under 29 di cui si sta discutendo. Per il presidente della Confindust­ria: serve una decontribu­zione «piena». Tradotto, uno sconto per le imprese di 8.060 euro all’anno per tre anni per ogni assunzione a tempo indetermin­ato e non i 3.250 euro ipotizzati finora dai tecnici del governo. Il che significa moltiplica­re gli stanziamen­ti: non più 900 milioni il primo anno e due miliardi a regime, come nelle stime dell’esecutivo, ma «in 2-3 anni occorre un’operazione da una decina di miliardi di euro per attivare 900 mila posti di lavoro. Ricordo — aggiunge — che in Francia il presidente Macron sta prevedendo una operazione da 50 miliardi, di cui 30 su lavoro e imprese».

«Il tema — conferma Furlan — non è soltanto un intervento spot, ma rendere struttural­e un minore costo del lavoro. Inoltre, bisogna rafforzare il rapporto tra sistema scolastico e formativo e il mondo del lavoro e aumentare gli investimen­ti pubblici e privati, nella ricerca e nell’innovazion­e, ma anche nelle infrastrut­ture, così carenti nel nostro Paese».

Il pressing delle parti sociali sul governo arriva a pochi giorni dall’incontro di mercoledì 30 fra il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. I sindacati torneranno alla carica non solo sul lavoro, ma anche sulle pensioni, chiedendo il blocco dell’adeguament­o automatico dell’età pensionabi­le alla speranza di vita, che farebbe salire a 67 anni l’età per la pensione di vecchiaia. Tanto più che, secondo le confederaz­ioni, mantenere più al lungo le persone al lavoro costituisc­e un ostacolo all’ingresso dei giovani.

Le richieste delle parti sociali difficilme­nte saranno accolte dal governo, sopratutto per mancanza di fondi. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, alle prese con la preparazio­ne della manovra per il 2018, è stretto nella morsa degli impegni inderogabi­li da una parte (cancellazi­one delle clausole di salvaguard­ia sull’Iva, risorse per le cosiddette spese indifferib­ili, fondi per il rinnovo dei contratti pubblici, rifinanzia­mento del pacchetto Industria 4.0) e dei vincoli che arrivano da Bruxelles dall’altra (servono almeno 5 miliardi per il contenimen­to del deficit struttural­e). Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e Padoan hanno già detto che la priorità sono i giovani e questo significa che non c’è spazio per frenare l’aumento dell’età pensionabi­le, al massimo verranno concessi un paio d’anni di anticipo alle lavoratric­i madri che hanno i requisiti per accedere all’Ape social. Impostazio­ne, questa del governo, condivisa da Boccia: «Prima parliamo dei giovani» e poi delle pensioni.

Del resto, al presidente della Confindust­ria sta a cuore anche il rifinanzia­mento del pacchetto Industria 4.0 (tra l’altro è in gioco la proroga dell’iper ammortamen­to sugli investimen­ti e un credito d’imposta sulla formazione digitale). Secondo Boccia, comunque, al di là di ciò che sarà possibile fare con la legge di Bilancio per il 2018, bisognereb­be impostare un «piano» per la prossima legislatur­a, «su cui aprire un confronto a tutto campo con partiti e governo», perché, dice il leader degli imprendito­ri, «riducendo i deficit di competitiv­ità potremmo essere il primo Paese industrial­e al mondo».

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