La «ricetta italiana» per Aston Martin Così è tornata all’utile
Il piano di Bonomi per competere con Ferrari
È la ricetta Ducati. Chi conosce Andrea Bonomi sa quanto va ripetendo da tempo a chi gli chiede di Aston Martin. «È la ricetta Ducati», la casa motociclistica comprata dal finanziere in stato pre fallimentare e poi venduta ai tedeschi della Audi per 800 milioni. Allo stesso modo nel 2012 Aston Martin è passata sotto il controllo di Investindustrial, il fondo di private equity che fa capo alla famiglia Bonomi, e a distanza di cinque anni, ecco che la casa automobilistica fa i conti con quella vecchia ricetta.
I ricavi degli ultimi dodici mesi di Aston Martin hanno superato per la prima volta nella storia del marchio, icona della cultura dell’auto con al volante James Bond, un miliardo di dollari. Primo semestre del 2017 con ricavi in crescita del 94% a 410,4 milioni di sterline. E un utile ante imposte pari a 21,1 milioni di sterline, contro la perdita di 82,3 milioni di sterline dello stesso periodo del 2016. Primo ritorno all’utile nel semestre, dal 2008. È ancora lontano il record di 6.500 auto vendute del 2007, quando l’azienda faceva parte del gruppo Ford, ma per il primo semestre i volumi delle vendite all’ingrosso a livello mondiale sono aumentate del 67% a 2.439 vetture, con una crescita costante degli ordini nel Regno Unito, Europa continentale, Americhe e Cina. Merito del modello Db11, la coupé lanciata l’anno scorso al salone di Ginevra e considerata il cavallo di battaglia del gruppo. Ma non solo. Il ceo, Andy Palmer, ha parlato del più grande piano di investimenti nei 102 anni di storia del marchio. Bonomi, grande appassionato di motori, si è messo in testa di introdurre un nuovo modello ogni otto mesi e dopo aver risolto i problemi dei canali di distribuzione, aver programmato e realizzato il ritorno in Formula 1 con Red Bull, intende svecchiare il brand inglese catturando la fascia dei giovani 40enni appassionati delle sportive.
La sfida più grande resta quella di penetrare il mercato americano e fare concorrenza a Ferrari grazie a una berlinetta a motore centrale che arriverà nel 2020. Un obiettivo ambizioso ma che deve fare i conti con due elementi: non solo Ferrari è considerato tra i brand più forti al mondo, ma Maranello vende anche il doppio di auto della casa britannica. Nel frattempo, mentre Ferrari lavora all’ibrido, Aston Martin punta all’elettrico (entro dodici mesi sarà lanciato il primo modello) e al suo primo Suv che arriverà sul mercato nel 2019. Prima di allora, dopo anni di indecisione, potrebbe arrivare la quotazione volta a incrementare la liquidità e ridurre il debito. Il pensiero va ancora al titolo Ferrari che a Wall Street, dalla quotazione, ha guadagnato più del 100%. Secondo alcune fonti il finanziere milanese starebbe pensando seriamente al debutto in Borsa di Aston Martin per la seconda metà del 2018.
Nel frattempo guarda a Ducati e alle rosse di Borgo Panigale per cui il gruppo Volkswagen sta valutando la cessione. Bonomi vuole tornare in sella, l’interesse a riprendersi il marchio ceduto nel 2012 c’è ed è forte.