Anche i pidocchi nel loro piccolo vanno a catechismo
Leggendo le prime domande dei bambini, mi sono ricordata della tante domande che affollavano la mia mente infantile e che venivano accolte con sufficienza, quasi con fastidio, come se gli adulti non avessero mai tempo da perdere. Ma il tempo per i bambini non esiste. Tutto è presente. Tutto è stupore. E tutto, di colpo, può trasformarsi in ferita, in delusione.
I bambini vogliono capire, si interrogano, ragionano, si stupiscono — e ci stupiscono — e soprattutto non vogliono essere ingannati. Vogliono essere visti, vogliono risposte. Risposte che spesso è difficile dare.
Quando, a sette anni, iniziai le lezioni di catechismo,ero felice, sicura che in quella stanza avrei finalmente trovato le risposte che cercavo, che tutta la mia ricerca di senso avrebbe trovato un approdo. Ma anche lì le mie domande creavano imbarazzo, venivo invitata a imparare le preghiere a memoria e a non dare fastidio agli altri. Eppure io sentivo da sempre che sopra, intorno e dentro di me abitava un mistero. Un mistero al quale volevo soltanto riuscire a dare un nome. Se io a scuola avessi avuto un insegnante di religione come Andrea Gironda, forse molte delle mie inquietudini notturne avrebbero trovato una sponda. Mi sarei sentita meno sola, meno trasparente.
In fondo è proprio questo il compito di chi accompagna i bambini verso la grande ricchezza della fede: non deludere il loro desiderio di comprendere ciò che non riescono a capire, non deridere il loro desiderio di assoluto, aiutarli a dare un nome a tutto quello che non possono vedere, non possono toccare ma che, istintivamente, sentono vibrare nei loro cuori.
Purtroppo, come conferma anche l’autore di questo libro, molti ragazzi abbandonano la chiesa e l’Eucarestia dopo la boa obbligata della Cresima.
E questo, penso, è dovuto soprattutto al fallimento del metodo di insegnamento del catechismo che, obbligando i ragazzi a frequentare le lezioni per un tempo esageratamente lungo, e soprattutto riempiendo loro la testa di idee astratte e generici buoni sentimenti, li rende insofferenti ed estranei alla vera essenza del loro essere cristiani.
Ai miei tempi il catechismo durava pochi mesi, e quel poco mi è rimasto tutto in mente. La pazienza, la semplicità e soprattutto la spontaneità con cui il maestro Andrea Gironda cerca di rispondere alle domande dei suoi allievi rende questo piccolo libro uno strumento prezioso per avvicinare anche chi non crede — o pensa di credere — alla vera essenza della Fede, che non è altro che l’accoglienza del mistero che ci circonda e che riempie di nostalgia la nostra anima.
il testo della scrittrice Susanna Tamaro che qui pubblichiamo è l’introduzione al volume di Andrea Gironda