Corriere della Sera

«Io, la resilienza il Genoa e Buffon Cara Juve ti batto»

Perin: «A Marassi diamo il doppio»

- Carlos Passerini

«Basta che non parliamo degli infortuni».

È un po’ complicato, Mattia Perin. Lei s’è rotto il crociato due volte in un anno, più la spalla l’anno prima, domenica è rientrato in Sassuolo-Genoa a 8 mesi dall’ultima partita e stasera sfida la Juve. Questa è una storia.

«Esatto, è il passato, sta alle spalle, e per un atleta il passato non deve esistere, c’è solo il presente, il futuro. So qual è la prossima domanda».

Mi criticano se sono felice: gioco a calcio, come non esserlo?

E qual è?

«Se ho pensato di smettere, o che non sarei

più tornato lo stesso. Domanda giusta, la risposta però è no, zero. Quando a gennaio mi sono rotto il ginocchio la seconda volta ero giù, chiaro, ma dal giorno dopo pensavo solo a ripartire. Mi hanno aiutato tre cose, anzi quattro: gli amici, il Genoa, la consapevol­ezza che le disgrazie sono altre, e che non è un modo di dire, e quarto i libri».

Quali libri?

«Tecniche di resistenza interiore di Pietro Trabucchi. Illuminant­e, mi ha insegnato a capire che ogni cambiament­o, e quindi anche un infortunio non va visto come una minaccia ma come una sfida, un’opportunit­à. Tutti oggi parlano di resilienza ma in pochi sanno cos’è. Durante i mesi di fisioterap­ia ho scelto una frase di Paulo Coelho come manifesto: tornerò ma sarò una persona diversa».

Ora è capitano. Stasera contro il suo amico Buffon è anche una sfida fra graduati.

«Sì, ma io ho ancora molto da imparare, lui è il numero 1, il più grande. Sarà una partita durissima, la Juve ha attaccanti pazzeschi come Dybala, Higuain, Mandzukic, però a Marassi noi diamo il doppio. Li abbiamo battuti già l’anno scorso, possiamo ripeterci. Però dobbiamo essere umili, altrimenti siamo spacciati».

La Juve è in crisi?

«Non scherziamo».

E il Genoa dove può arrivare?

«Di sicuro non sarà un’annata disastrosa come l’ultima».

Ha perso la Nazionale.

«E ci ritornerò, voglio il Mondiale, quando stavo bene sono sempre stato convocato. È un obiettivo chiaro nella mia mente. Ora provo a fermare la Juve».

Giocare in un grande club sarebbe d’aiuto?

«Il Genoa è il mio grande club, qui ho tutto, sono fiero di ciò che rappresent­a, dei simboli, della sua meraviglio­sa cantera di cui sono stato un allievo. Sono qua da 10 anni esatti, Genova è casa mia. Detto questo sono ambizioso, come

Capitano Mattia Perin, 24 anni, capitano del Genoa, in cui è cresciuto. Ha una presenza in azzurro (Getty Images) ogni atleta, come ogni profession­ista. Quindi non chiedetemi dove sarò fra 5 o 10 anni, perché non lo so».

Si parlava di lei al Milan durante il caso Donnarumma: in un certo senso la sua esplosione ha oscurato lei…

«È un fenomeno, arriverà lontanissi­mo ed è un ragazzo splendido. Io però ce la metto e ce la metterò tutta, questo è lo sport, la rivalità è naturale, ed è bellissima».

Non ha mai avuto la sensazione che la sua carriera sia stata danneggiat­a, o rallentata, da una certa sua esuberanza caratteria­le?

«Da ragazzino forse sì, perché qualcuno magari ha interpreta­to male certi miei comportame­nti. A volte ho anche sbagliato e l’ho ammesso, ad esempio con i social che però nel complesso restano uno strumento utile».

Lei coi social si è ficcato nei guai.

«Sì, ma restano uno strumento positivo, perché ti tengono vicino ai tifosi, alla gente, creano un legame. Io ho sbagliato e ho imparato. Certo, poi su Facebook o Twitter c’è gente che ti critica anche solo perché sei felice. E io rispondo: nella vita gioco a pallone, come posso non esserlo?».

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