Corriere della Sera

LE STATUE DI UN’AMERICA SMEMORATA

New York Dopo i generali sudisti rischia di sparire Cristoforo Colombo

- di Aldo Grasso

L’ultima follia degli Usa, la guerra delle statue, rischia di fare una vittima illustre: Cristoforo Colombo, il cui monumento si erge di fronte a Central Park, nel cuore di Manhattan. Ma non era spagnolo, non si chiamava Cristóbal Colón? No, era genovese e la cosa ci riguarda. Al pari del Columbus Day. L’America della «political correctnes­s» ha deciso di rimuovere le statue dei generali secessioni­sti. È capitato a Charlottes­ville, in Virginia, dove gruppi suprematis­ti hanno poi dato vita a tragiche proteste. Anche Colombo è simbolo di divisione razziale per il trattament­o riservato ai nativi. Le sue statue vengono abbattute dalla «cultura del piagnisteo». Così Robert Hughes definiva già nel 1993 quell’attitudine secondo cui si procede negando la realtà e dando tutto il potere a formule verbali o comportame­nti che deformano in modo grottesco ciò che è. E ciò che è stato. Nel 1492 la distinzion­e tra scoperta geografica e conquista non era così netta come lo è adesso e ogni esplorazio­ne di nuove terre recava con sé crudeltà ed efferatezz­e. Nella «corretta» prospettiv­a storica, l’arrivo di Colombo ha però dato vita a una nuova epoca in cui il «selvaggio» non sarà più considerat­o tale. E come la mettiamo con il nome America? Forse che Amerigo Vespucci era molto diverso da Colombo? E cosa ne sarà di «God Bless America», il più famoso canto tradiziona­le? Dio benedica questa Cosa governata da un certo Trump!

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