Kubrick nei luoghi di Fellini
La violenza estrema che fa irruzione dentro l’immaginario più classico della vacanza per famiglie medie italiane: Rimini, la Riviera Romagnola. Il luogo del divertimento senza eccessi.
Arancia meccanica che fa irruzione dentro l’immaginario più classico della vacanza per famiglie medie italiane: Rimini, Riviera Romagnola, il cosiddetto perbenismo balneare, pensione completa, camere d’albergo per fidanzati, piadina, lido, sdraio e ombrellone, luna park, discoteca sempre al limite tra sballo e svalvolamento giovanile… Rimini che nell’omonimo romanzo di Pier Vittorio Tondelli, anno 1985, è stata narrata come il luogo della seduzione di massa postmoderna, il mito del divertimento estivo italico, persistente fino agli anni Duemila: «Una cosmogonia estiva e ferragostana della libido nazionalpopolare — scriveva Tondelli — che, a dispetto dei decenni, delle mode e delle recessioni, persiste, più o meno intatta, nel costume e nelle manie della nostra gente, per cui ancora una volta sul fianco destro delle patrie sponde s’inscena la sfilata del desiderio in un missaggio di antiche forme e nuovissime attitudini». Rimini, snobbata dai poeti laureati, che hanno sempre preferito la Liguria, la Versilia, Forte dei Marmi, Viareggio e comunque il litorale tirrenico. Ebbene, nel cuore della più tipica delle estati italiane di provincia, quella raccontata non da Pound e Montale ma da Fellini e da De André («Teresa ha gli occhi secchi,
Terrore Una brutalità talmente inaudita da sfiorare la fantascienza distopica inventata da Burgess e portata sul grande schermo da Kubrick
guarda verso il mare…»), irrompe una brutalità talmente inaudita da sfiorare la fantascienza distopica, quella inventata da Anthony Burgess e immortalata da Stanley Kubrick nel film-culto dell’ultraviolenza e dello stupro da branco metropolitano anni Settanta. È vero che le cronache locali ricordano precedenti non troppo lontani di assalti inquietanti, ma questa volta il questore Maurizio Improta, per descrivere il fattaccio, pronuncia parole non usuali come disumanità, incubo, brutalità sconvolgente… E certo trent’anni fa il romagnolo nottambulo, sballato e svalvolato pure lui, Tondelli, dentro la sua «cosmogonia ferragostana» e l’odiata-amata «carnevalata estiva» da middle-class, tutto avrebbe potuto immaginare tranne lo scatenamento della violenza cieca che da ieri semina il terrore da quelle parti: non avrebbe mai potuto pensare che una banda di Bestie (di «Drughi») in preda all’alcol e alle droghe uscisse improvvisamente dal romanzo di Burgess per scorrazzare liberamente nottetempo lungo la spiaggia del bagno «Chiara» di Miramare, aggredire una giovane coppia, picchiare brutalmente lui, lasciarlo svenuto per terra e trascinare lei sulla battigia per violentarla più volte senza pietà. Bestie che nella stessa notte hanno assalito anche una trans peruviana. E se a soccorrere la coppia polacca distrutta dalla bestialità dei quattro sconosciuti è stata, come dicono, una prostituta, oggi Tondelli racconterebbe la sua riviera non più solo come un «luogo del kitsch strapaesano e provinciale», ma come un angolo di mondo meno perbenista e casereccio, ben più assurdo di quel che pensava trent’anni fa. Certamente più tragico e più spaventoso. Forse, potesse rinascere, per capire meglio Rimini dovrebbe andare a leggere le pagine che James Ellroy ha dedicato alla criminalità di Los Angeles.