Il tour di Armao per conquistare gli «indignati»
Il candidato preferito da Berlusconi in Sicilia: punto alla società civile di centrodestra
Il suo tour per conquistare gli «indignati» di Sicilia è iniziato venerdì pomeriggio ad Agrigento. Nel giardino dell’hotel della Valle, Gaetano Armao, caldeggiato e stimato da Silvio Berlusconi che lo vorrebbe alla guida della coalizione del centrodestra in Sicilia, ha conversato per più di un’ora con «liberi professionisti, imprenditori, artigiani». «Incontro solo la Sicilia che lavora, i miei non sono comizi», annota al Corriere mentre ritorna dalla sua seconda tappa a Trapani.
Lunedì invece sarà a Palermo a presentare il manifesto dei «siciliani indignati». A piccoli passi l’avvocato amministrativista compone «la lista dei siciliani stanchi della vecchia politica». Ma avverte: «Non basta lamentarsi, bisogna impegnarsi e scendere in campo».
I suoi indignados in salsa sicula, spiega, si ispirano al movimento spagnolo Ciudadanos: «Ci rivolgiamo alla società civile che vota centrodestra». Preferisce però non svelare le carte: i nomi dei «prescelti» per le liste delle regionali «li scoprirete nei prossimi giorni». Nel frattempo continua a tessere il suo rapporto con il leader di FI. Il quale, giudicato positivamente questo «elegante e colto» professore palermitano, avrebbe sussurrato ai suoi: «È lui l’uomo giusto».
Fra i due c’è un fil rouge, condito «da mail» e «lunghe telefonate». Berlusconi sarebbe rimasto colpito da una recente analisi di Armao. «Al presidente ho illustrato un dato interessante. Alle regionali del 2012, ove si annunciava la mirabolante rivoluzione di Crocetta accompagnata dalla presenza del M5S, si è recato alle urne il 46% dei siciliani. Al referendum costituzionale del 4 dicembre l’affluenza è stata del 56%. Ciò significa che quando si è prospettata l’opportunità di inviare un segnale univoco, i siciliani si sono mobilitati. Ecco puntiamo a quel 10% in più di affluenza». Questo parallelo avrebbe fatto colpo sull’ex premier, il quale avrebbe reagito così: «La chiave di tutto è il 4 dicembre».
Eppure, nonostante la spinta dell’ex premier, Armao starebbe ricevendo una forte opposizione dalla fronda degli ex An all’interno Forza Italia. Questi ultimi i spingono per il «destro» Nello Musumeci, a oggi sostenuto da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Armao però non ne vuol sapere: «Non mi occupo di trattative. Qui si discute il progetto vincente che è più in linea con il sentimento del popolo siciliano».
Sotto sotto però il professore palermitano ci spera e ci crede. Le sue quotazioni salgono e scendono. Ma un alto dirigente azzurro la mette così: «È molto difficile che il presidente cambi idea».
Carte coperte Il professore glissa sulle divisioni: io non m i occupo di trattative