Corriere della Sera

Marcia per la pace sulla Rambla, fischi al re

In migliaia a Barcellona dopo l’attentato, qualche protesta. Indagini sull’agguato a Londra: è terrorismo

- DAL NOSTRO INVIATO Francesco Battistini

LONDRA No tinc por. I am not afraid. Fischi al re di Spagna, sollievo per la regina d’Inghilterr­a. Il mezzo milione di persone per le strade di Barcellona, le tranquille passeggiat­e nei parchi di Londra. Se è vero che ogni guerra ha i suoi dopoguerra, questa asimmetric­a dei jihadisti non fa eccezione. Modo e modo d’esorcizzar­e il terrore. C’è l’abitudine di chi (gli inglesi) in otto mesi ha avuto quattro attentati e 36 morti e non ha nemmeno bisogno di dirlo che non ha paura, perché basta vivere come sempre: ieri cambiava la guardia davanti a Buckingham Palace, nulla cambiava nel placido weekend londinese e dove un uomo venerdì sera aveva alzato una spada urlando «Allah è grande!», due poliziotti feriti, erano già tornati i bambini a comprare dai cinesi le spade luminose di Star Wars. E poi c’è lo choc di chi (i catalani) ha provato per la prima volta l’orrore d’una strage e ha voglia di manifestar­e e di sfogare anche la rabbia: ieri pomeriggio, all’arrivo di Filippo VI e del premier spagnolo Mariano Rajoy sulle ramblas, una piccola folla d’indipenden­tisti ha rovesciato il dolore per i tredici morti al grido «Fuori! Fuori!», «Pace!», «Non vendete più armi ai vostri amici sauditi!».

Le armi, già. Anche se il furgone di Barcellona e la spada di Londra c’entrano poco coi mercanti di morte. Scotland Yard ha interrogat­o l’uomo arrestato dopo l’attacco al palazzo reale, peraltro in questo periodo senza i reali, e ha stabilito che non si tratta d’un pazzo: non avrebbe complici, ha 26 anni e viene da Luton, dove in marzo hanno portato anche le indagini sull’attacco a Westminste­r. «Abbiamo una sola certezza — dice la polizia — . È un caso di terrorismo».

Un lupo solitario, anche un po’ pasticcion­e, che l’Isis non rivendica d’aver assoldato. Ben diverso dal caso spagnolo. Dove l’inchiesta sulla cellula terroristi­ca non registra novità e invece la cronaca rimanda quest’immagine gigantesca della marcia per la pace. Simile a quelle che si facevano negli anni delle stragi dell’Eta. Il triplo di quella che a febbraio, sempre a Barcellona, s’opponeva agli xenofobi e invocava l’accoglienz­a dei rifugiati. Re Insieme Al centro, il Re Filippo VI. A sinistra il premier Mariano Rajoy, a destra il leader catalano Carles Puigdemont Felipe, il premier Rajoy e il presidente catalano hanno camminato vicino a due bambine, una cristiana e una musulmana, ma solo il terzo ha avuto qualche applauso: in ottobre è fissato un referendum sulla secessione da Madrid e così ieri anche il «Canto degli uccelli» di Pau Casals, eseguito su piazza Catalogna in onore delle vittime, è stato guastato dalle polemiche politiche.

Le parole più forti, paradossal­e, sono arrivate in un’altra manifestaz­ione. Dalla sorella d’uno dei terroristi uccisi. Il capo coperto dall’hijab, a viso aperto s’è rivolta a tutti i musulmani: «Dobbiamo fare tutti autocritic­a e cambiare molte cose. I nostri giovani devono sentire che questa è la loro terra». Parole in catalano, che si capiscono anche nelle moschee inglesi.

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