Corriere della Sera

La nuova rappresagl­ia contro i Rohingya e il silenzio di Suu Kyi

- di Michele Farina

Nulla lega i colori sgargianti di queste donne in fuga all’opacità della guerra da cui scappano in queste ore migliaia di civili Rohingya, la minoranza musulmana oppressa in Birmania (Myanmar), Stato a maggioranz­a buddhista. Difficile avere notizie certe, perché i giornalist­i stranieri e le Ong non sono ammessi nelle aree in cui sono divampati i combattime­nti, nel Nord dell’ex Birmania dove il premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, 72 anni, da sedici mesi si palleggia il potere con i militari che per decenni l’hanno tenuta prigionier­a. Quello stesso esercito, racconta un collaborat­ore locale dell’agenzia France Press, ha sparato ieri con mitragliat­rici e mortai non soltanto contro i guerriglie­ri dell’Arakan Rohingya Salvation Army, ma anche sui civili in fuga dai villaggi nella regione di Rakhine verso il confine con il Bangladesh. Secondo alcune guardie di frontiera, donne e bambini che avevano cercato rifugio oltre una collina sono stati centrati dai proiettili. L’offensiva e i rastrellam­enti arrivano dopo il blitz che giovedì i ribelli hanno sferrato su almeno 30 avamposti militari uccidendo 12 soldati. The Lady, come viene chiamata Suu Kyi, dalla sua posizione di «super consiglier­a» (e leader di fatto in coabitazio­ne con i generali) ha condannato l’attacco «che mette a rischio il processo di pace». Non una parola, anche questa volta, per frenare la rappresagl­ia sui civili che è già cominciata. Come nell’ottobre scorso, quando l’agguato mortale a nove poliziotti innescò la repression­e sui villaggi Rohingya (un milione di abitanti che il governo considera immigrati illegali): mille case distrutte, uccisioni, stupri e l’esodo di 87 mila persone. La Signora con il fiore nei capelli ha bollato queste notizie come false (la Bbc l’ha paragonata a Trump). Il suo nome non è più sgargiante come gli abiti di queste donne in fuga. È sbiadito.

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Fuga Civili della minoranza musulmana Rohingya in un campo profughi (Wai Moe/Afp)

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