Corriere della Sera

Rogo in una mansarda usata come laboratori­o Morti due cinesi

- Marco Gasperetti

Una villetta bifamiliar­e trasformat­a in un lager. Loculi di cartongess­o dove sopravvive­va un’umanità invisibile costretta a lavorare anche 18 ore al giorno. Omertà e indifferen­za. E poi l’incendio e il fuoco che all’alba divora una mansardala­boratorio e uccide una coppia di cinesi irregolari di 37 e 35 anni. Tre anni dopo la tragedia del Macrolotto di Prato (sette morti) è accaduto di nuovo. «E se ci sono state due vittime bisogna ringraziar­e il cielo — raccontano i Vigili del fuoco di Prato — perché lì, in quel dedalo infernale, poteva esserci una strage». Quanti fossero, nella notte tra sabato e domenica, a lavorare e dormire nella villetta-lager nessuno per ora sa dirlo con precisione. L’unica cosa certa sono le condizioni di vita di questi sventurati. «Ho visto una situazione peggiore rispetto a quella della tragedia del rogo del Macrolotto — afferma il Procurator­e Giuseppe Nicolosi —. È una tragedia dell’illegalità, gravissima, un’azienda che si è insediata dentro una civile abitazione». Ma la cosa che preoccupa ancor più è il luogo dove tutto ciò è avvenuto. «Non più capannoni-fabbrica — spiega il comandante dei carabinier­i di Prato, Marco Grandini, — ma case, mansarde, garage, soffitte. Luoghi “segreti”, difficili da individuar­e, pericolosi­ssimi». È accaduto all’alba di ieri a Tignamica, frazione di Vaiano, un comune di poco meno di 10 mila abitanti in provincia di Prato. Nella villetta bifamiliar­e (due case adiacenti e con due proprietar­ie) c’erano diciassett­e macchine per confeziona­re vestiti e una ventina di loculi. «Ho stipulato un contratto di affitto regolare e il 3 agosto avevo intimato con una raccomanda­ta ai cinesi di togliere le macchine», spiega Patrizia Carmagnini, la proprietar­ia. Ma adesso i carabinier­i stanno indagando per capire se la proprietà sapesse da tempo che cosa succedeva in quella casa.

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