Bollate, le guardie «False le accuse su Vallanzasca»
Vallanzasca non ha aggredito nessun agente nel carcere di Bollate: a dirlo non è l’ex re della mala milanese, ma due colleghi della stessa presunta vittima che ora rischia di essere accusato di falso. Forse il «bel Renè», che ha sulle spalle quattro ergastoli per tre poliziotti e un detenuto uccisi, non avrebbe mai immaginato che a testimoniare a suo favore fossero due agenti della polizia penitenziaria che hanno assistito alla scena nell’area riservata ai colloqui tra detenuti e familiari. Venerdì mattina un assistente capo si presenta in direzione dichiarando di essere stato aggredito da Vallanzasca. Dice che, dopo averlo invitato ad aprire una borsa, quello gli ha gridato «Tieni, pezzo di m .... » scagliandogliela contro e colpendolo a una gamba così forte da mandarlo in infermeria. L’episodio era stato denunciato dal sindacato Osapp che aveva accusato Vallanzasca di spavalderia e protagonismo e l’amministrazione penitenziaria di permissivismo per un sistema di custodia che dimostra «limiti sempre più evidenti». Lo stesso che da anni registra risultati positivi nel carcere modello di Bollate. La relazione che il direttore aggiunto Cosima Buccoliero ha mandato al ministero della Giustizia, al Tribunale di sorveglianza e alla Procura dà un’altra storia: i due testi (Vallanzasca non ha voluto dire niente, come molto spesso fanno i detenuti) hanno dichiarato che il loro collega, invece di attendere che Vallanzasca gli desse la borsa l’ha presa dalle sue mani ed essa è caduta a terra senza, però, che colpisse nessuno. È stato l’assistente capo a darle un calcio sul pavimento facendone uscire il contenuto, un’agenda e una bottiglia d’acqua, scatenando la reazione di Vallanzasca. Un oltraggio per il quale l’ergastolano rischia un procedimento disciplinare.