Daniela De Souza, compagna del sovrintendente della Scala, Pereira: «La mia arte è disegnare abiti, lo faccio durante la notte»
● La stilista e il direttore sono fidanzati da 11 anni
Vicinissimi la casa del Manzoni, Brera, il Teatro alla Scala. Si spalanca un portone automatico. Il buio, il cortile. In fondo, una luce. Lei nel cuore della notte disegna modelli, immagina, cuce. «Se mi viene l’ispirazione ...», sorride.
Nell’atelier fa molto freddo per non rovinare i tessuti. Marmo alle pareti e a terra, dozzine di abiti preziosi. Al lavoro sono sempre in tre: una ragazza ecuadoriana, una del Perù. E lei. La stilista, dal Brasile. Daniela De Souza ha 29 anni e una bellezza spettacolare. È nata vicino alle favelas di Manaus, nel cuore dell’Amazzonia, e cresciuta con la mamma, la nonna e i fratelli. A 12 anni ha iniziato a fare la fotomodella, si è sposata prestissimo, ha iniziato subito a girare il mondo per lavoro. A 17 anni, archiviata la vecchia vita, ha iniziato quella nuova.
«Una sera, a Zurigo, un’amica brasiliana mi chiese di accompagnarla a vedere Le nozze di Figaro. Ma all’ingresso del teatro non ci facevano entrare perché eravamo in ritardo», racconta. In quel preciso
Vmomento arrivò Alexander Pereira. Il Sovrintendente e direttore artistico famoso in tutto il mondo, con 40 anni più di lei, che la definisce con orgoglio «il grande amore della mia vita». Stanno insieme dal L’incontro Avevo 17 anni, ero con un’amica fuori dal teatro e non volevano farci entrare per il ritardo. Lui ci portò sottobraccio fino al palco erso mezzogiorno al mercato di Castellana Grotte, in Largo Portagrande, sotto enormi ombrelloni colorati, si vendono: percochi saporiti, scimpignon, fiori di zucca fiorin fiorello, cantalupi e gialletti, pesche spaccatelle, saturnine e nettarine, cappellini Polignano, fagiolini tondini, barattini o barattieri superteneri, insalate romanelle, scopatizI o caroselli pelosi, perette recchiafals, pomodorini fiaschetti, cicorielle, melenzane di Turi, cicerchie locali, bombette impanate alla paprica, messicane di vitello, zampine baresi... «Apposto, signora?». «Apposto... Anzi, no, mettimi ancora una rughetta». «Eccola, così buona a Conversano non la trova... Apposto?». «Apposto».