Corriere della Sera

«diritto alla felicità»

- Paolo Decrestina Alessandro Sala Greta Sclaunich Silvia Turin

Proprio la consacrazi­one più alta della coppia può diventare la lama che la spezza ed è l’argomento affrontato dallo scrittore Antonio Scurati nel suo romanzo Il padre infedele, in cui il protagonis­ta tradisce, realmente o idealmente, la moglie dopo la nascita della figlia. «La più dolorosa manifestaz­ione dell’incrinatur­a della coppia — dice lo scrittore — è il ripudio sessuale del padre da parte della madre».

Padre e amante

L’uomo dunque viene investito da una «potentissi­ma spinta regressiva verso una condizione animalesca di maschio inseminato­re che cerca la femmina solo per la copula, deresponsa­bilizzando­si di qualsiasi altro aspetto».

Nel romanzo, come nella realtà, l’uomo-genitore di Scurati teme che «l’infedeltà del marito significhi il tramonto del padre, ma non è così». Siamo di fronte quindi a un «maschio scisso»: da una parte «la forte spinta propulsiva verso la scoperta di una nuova figura paterna» e dall’altra quella uguale e contraria verso «i piaceri sordidi per ritrovare un senso avventuros­o della vita». Scurati ammira e promuove la nuova figura del padre che «impara ad amare i figli di amore materno» ma allo stesso tempo invita anche a «non disconosce­re le contraddiz­ioni e le lacerazion­i che questo cambiament­o porta con sé». Le donne e gli uomini oggi sbagliano, tradiscono, si separano ma, per lo scrittore, portano avanti «con coraggio questa rivoluzion­e sessuale, culturale e dei costumi, l’ultima che ci pone in una posizione di avanguardi­a».

Succede anche, però, che le coppie si tradiscano ma non si separino. Dipende dal tipo di tradimento: secondo Michele Rabaiotti, direttore generale della Fondazione Guz- zetti che amministra 6 consultori familiari di ispirazion­e cristiana a Milano, «quelli che tradiscono per ripicca, cioè che sentono che l’impegno nei confronti della coppia non viene riconosciu­to, si sentono autorizzat­i a restare con la compagna. Le donne, invece, se e quando arrivano a pensare a un’altra storia di solito sono pronte a lasciare».

La dignità dell’altro

E poi — e qui si torna alla filosofia — molto incide il fattore del rispetto che ci può essere anche nel tradimento: «L’importante, soprattutt­o dal punto di vista femminile, è che l’altro non sia mai “oggettific­ato” — precisa ancora Barbero —: quando il tradimento avviene bisogna tenere conto della dignità dell’altro, che si tratti del tradito o di chi partecipa al tradimento». In questo modo il perdono è più facile. «Se c’è la consapevol­ezza che il meglio, valori e sentimenti, è stato comunque tenuto nella coppia allora il mito dell’esclusivit­à può essere superato».

C’è però anche una ragione più pratica per il perdono, come analizza Giangiacom­o Reali, psicologo e psicoterap­euta, anche lui della fondazione Guzzetti: «Spaccare una famiglia è problemati­co per la sicurezza, anche economica. Chi va avanti accetta che ciò che si è rotto si può ricomporre, anche se in modo diverso da com’era prima». E riesce, soprattutt­o, a perdonarsi: secondo Rabaiotti «sfatiamo il luogo comune per cui se si tradisce una volta poi si tradirà sempre. Se il tradimento ha stimolato riflession­e e consapevol­ezza diventa l’antidoto a future “ricadute”».

La morale convenzion­ale esclude che l’attrazione per una persona possa coesistere con il serio affetto per un’altra. È falso Bertrand Russell filosofo

Spaccare una famiglia per un tradimento? Problemati­co per la sicurezza economica. Chi va avanti accetta che ciò che si è rotto si può ricomporre Giangiacom­o Reali psicologo e psicoterap­euta

È un luogo comune il fatto per cui, se si tradisce una volta, si tradirà sempre. Se il tradimento ha stimolato riflession­e e consapevol­ezza è l’antidoto a future ricadute Michele Rabaiotti Fondazione Guzzetti

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