«diritto alla felicità»
Proprio la consacrazione più alta della coppia può diventare la lama che la spezza ed è l’argomento affrontato dallo scrittore Antonio Scurati nel suo romanzo Il padre infedele, in cui il protagonista tradisce, realmente o idealmente, la moglie dopo la nascita della figlia. «La più dolorosa manifestazione dell’incrinatura della coppia — dice lo scrittore — è il ripudio sessuale del padre da parte della madre».
Padre e amante
L’uomo dunque viene investito da una «potentissima spinta regressiva verso una condizione animalesca di maschio inseminatore che cerca la femmina solo per la copula, deresponsabilizzandosi di qualsiasi altro aspetto».
Nel romanzo, come nella realtà, l’uomo-genitore di Scurati teme che «l’infedeltà del marito significhi il tramonto del padre, ma non è così». Siamo di fronte quindi a un «maschio scisso»: da una parte «la forte spinta propulsiva verso la scoperta di una nuova figura paterna» e dall’altra quella uguale e contraria verso «i piaceri sordidi per ritrovare un senso avventuroso della vita». Scurati ammira e promuove la nuova figura del padre che «impara ad amare i figli di amore materno» ma allo stesso tempo invita anche a «non disconoscere le contraddizioni e le lacerazioni che questo cambiamento porta con sé». Le donne e gli uomini oggi sbagliano, tradiscono, si separano ma, per lo scrittore, portano avanti «con coraggio questa rivoluzione sessuale, culturale e dei costumi, l’ultima che ci pone in una posizione di avanguardia».
Succede anche, però, che le coppie si tradiscano ma non si separino. Dipende dal tipo di tradimento: secondo Michele Rabaiotti, direttore generale della Fondazione Guz- zetti che amministra 6 consultori familiari di ispirazione cristiana a Milano, «quelli che tradiscono per ripicca, cioè che sentono che l’impegno nei confronti della coppia non viene riconosciuto, si sentono autorizzati a restare con la compagna. Le donne, invece, se e quando arrivano a pensare a un’altra storia di solito sono pronte a lasciare».
La dignità dell’altro
E poi — e qui si torna alla filosofia — molto incide il fattore del rispetto che ci può essere anche nel tradimento: «L’importante, soprattutto dal punto di vista femminile, è che l’altro non sia mai “oggettificato” — precisa ancora Barbero —: quando il tradimento avviene bisogna tenere conto della dignità dell’altro, che si tratti del tradito o di chi partecipa al tradimento». In questo modo il perdono è più facile. «Se c’è la consapevolezza che il meglio, valori e sentimenti, è stato comunque tenuto nella coppia allora il mito dell’esclusività può essere superato».
C’è però anche una ragione più pratica per il perdono, come analizza Giangiacomo Reali, psicologo e psicoterapeuta, anche lui della fondazione Guzzetti: «Spaccare una famiglia è problematico per la sicurezza, anche economica. Chi va avanti accetta che ciò che si è rotto si può ricomporre, anche se in modo diverso da com’era prima». E riesce, soprattutto, a perdonarsi: secondo Rabaiotti «sfatiamo il luogo comune per cui se si tradisce una volta poi si tradirà sempre. Se il tradimento ha stimolato riflessione e consapevolezza diventa l’antidoto a future “ricadute”».
La morale convenzionale esclude che l’attrazione per una persona possa coesistere con il serio affetto per un’altra. È falso Bertrand Russell filosofo
Spaccare una famiglia per un tradimento? Problematico per la sicurezza economica. Chi va avanti accetta che ciò che si è rotto si può ricomporre Giangiacomo Reali psicologo e psicoterapeuta
È un luogo comune il fatto per cui, se si tradisce una volta, si tradirà sempre. Se il tradimento ha stimolato riflessione e consapevolezza è l’antidoto a future ricadute Michele Rabaiotti Fondazione Guzzetti