Bim, martedì le offerte L’interesse di 4 fondi esteri Nodo incagli per le venete
La dataroom è stata chiusa venerdì scorso. Per Banca Intermobiliare, controllata al 71,4% da Veneto Banca e finita nella «bad bank» nata dopo la liquidazione coatta, ci sarebbero quattro interessati: hanno infatti avuto accesso ai numeri i fondi di private equity Usa Warburg Pincus e JC Flowers e i britannici Attestor Capital e Barents Re, che avevano presentato un’offerta non vincolante. Entro martedì gli interessati potranno formalizzare l’offerta definitiva su Bim (che è quotata in Borsa e capitalizza circa 200 milioni), basata su un valore compreso — si dice — tra i 100 e i 150 milioni. I commissari della banca in liquidazione (Alessandro Leproux, Giuliana Scognamiglio e l’ex-amministratore delegato di Popolare Vicenza e amministratore di Veneto Banca Fabrizio Viola) dovrebbero decidere chi si aggiudicherà la private bank torinese — e di conseguenza ne sarà il nuovo socio di maggioranza — entro metà settembre. In base al piano industriale presentato lo scorso 18 luglio, nel Bim intende posizionarsi nel mercato italiano del private banking di fascia alta, con asset medi per cliente superiori a un milione, uscire dalle attività di prestito alle imprese, cedere le partecipazioni non strategiche e gli immobili e abbassare il rapporto tra costi e ricavi dal 96% al 52% a fine piano.
Oltre a Bim, nella liquidazione delle banche venete c’è anche la quota del 19,9% ciascuna che Montebelluna e Vicenza hanno in Arca Fondi Sgr. Il risiko sul risparmio gestito è in grande spolvero e sul dossier erano già attive ( quando le banche venete non erano ancora state commissariate) la Popolare di Sondrio e Bper, che in Arca detengono già rispettivamente il 21% e quasi il 33% del capitale. Ma c’è un altro capitolo più spinoso per la liquidazione degli attivi dei due istituti, il nodo degli incagli, che a differenza degli Npl al momento non possono essere conferiti alla società pubblica Sga. Si tratta di circa otto miliardi che al momento le due bad bank non possono gestire, perché non hanno la licenza bancaria. Gli emendamenti al decreto di luglio prevedevano un’apposita deroga, che poi è saltata in quanto il decreto è stato convertito nella sua versione originaria. Fabrizio Viola (foto) è uno dei tre commissari di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza assieme a Alessandro Leproux e Giuliana Scognamiglio. Il banchiere, che ha guidato Mps dal maggio 2012 al settembre 2016, fino al 25 giugno — giorno in cui gli istituti veneti sono stati posti in liquidazione coatta — era Ceo di Pop Vicenza e presidente del Comitato strategico di Veneto Banca