Corriere della Sera

Il supereroe ha lo smartphone in testa

Ragazzi Il libro di Kevin Brooks edito da Piemme

- Di Severino Colombo

Che cosa succede se un iPhone di ultima generazion­e ti arriva dritto in testa? La situazione, ipotetica, è immaginata da Kevin Brooks nel suo iBoy (Piemme, traduzione di Giorgio Salvi), diventato un film. La premessa del romanzo cattura subito l’attenzione dei lettori delle nuove generazion­i, quelli che lo smartphone, per usare un luogo comune, ce l’hanno fisso in testa.

Tom, ragazzino di 16 anni introverso e bullizzato, che vive in un complesso popolare desolato e pericoloso, sta andando da un’amica quando l’iPhone cade dal cielo e lo colpisce: un pezzo entra nel cervello e da quel momento la vita cambia. Tom acquisisce funzioni tecnologic­amente avanzate: è in grado con la mente di connetters­i, cogliere conversazi­oni, mandare mail, postare video, scattare foto. È tutt’uno con il device, diventa un «iBoy».

Brooks, autore britannico per ragazzi già vincitore della Carnegie Medal per il duro Bunker Diary , non si sottrae a un confronto diretto con la realtà: parla di violenza, degrado, disagio ma anche di poesia, legami e amicizia.

L’iPhone non è apparso dal nulla. È caduto dal trentesimo piano dal palazzo dove Tom sta entrando e dove un gruppo di ragazzi sta violentand­o l’amica. La tentazione, una volta scoperti i suoi poteri, di vendicarsi e di rendere il quartiere un posto più sicuro trasforman­dosi in supereroe è forte. In questa dialettica tra decisioni complesse e facili soluzioni sta la forza del libro.

Trasformaz­ioni Il device cade dal tetto e lo colpisce: così Tom diventa un «iBoy»

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