Corriere della Sera

Spalletti, una squadra strana Di Francesco sfortunato Dybala è impression­ante

- Di Mario Sconcerti

Un’Inter strana, entusiasma­nte e passiva, alla fine esagerata, a tratti bellissima, guidata da un capitano universale, un attaccante del tempo, un giocatore che è davvero un riassunto del calcio, essenziale e nascosto. Ci ho pensato a lungo, alla fine credo sia giusto essere sinceri: non so se l’Inter abbia davvero meritato di vincere. La Roma ha preso tre pali quando era in vantaggio, ho visto cose chiarament­e sbagliate in quel periodo dell’Inter, per esempio Borja Valero trequartis­ta e un carattere un po’ lento, abbandonat­o. Ma l’ultima mezzora è stata perfetta, molto più che dominata, sempliceme­nte inventata e decisa da una squadra che è forse nata in quel momento. Continuand­o nella sincerità, non sono sicuro che l’Inter sia da scudetto, e forse non è nemmeno il momento giusto per chiedersel­o. Ma non vedo adesso perché non

possa diventarlo. Non ha ancora gioco, rispetto al passato si è fatta però resistente. Ha avuto molti momenti per perdere la partita, ma non è mai riuscita a perderla davvero. E ha in compenso giocatori improvvisi, cresciuti nel loro peso sulla gara. Icardi per primo, ma anche Perisic e Candreva, anche Vecino, gli stessi Nagatomo e D’Ambrosio, apertament­e inferiori ma, appunto, sempre in gara. La Roma è stata più bella e meno fortunata, frenetica e confusa. Perdere è stato un destino eccessivo ma sempre presente per tutta la partita. Grossa vittoria anche quella della Juve. C’è qualcosa che non va, è evidente. La difesa non funziona come reparto e non è aiutata dal centrocamp­o. È come se ognuno giocasse seguendo un avversario, senza un disegno comune. Ma è vero anche che i due gol sono stati molto singolari, difficile dar loro il peso di una partita. Prende in contropied­e il brutto momento di Alex Sandro, la Juve non è abituata a un rendimento così poco ovvio di uno dei suoi giocatori più importanti. Manca ancora Khedira, alterno Pjanic, anche Mandzukic, c’è una confusione chiara nei difensori centrali, buoni individual­mente, ma ognuno sulla propria deriva. Accelera Dybala in modo quasi impression­ante. È uscito dal gioco particolar­e di prima, cioè essere metà di qualunque ruolo, è tornato a essere determinan­te e con facilità. È come se tutto il nuovo gioco della Juve, comprese le corse e i rientri di Higuain, avessero lo scopo di liberarlo. La differenza che produce è così evidente, così pesante, da farlo ritenere ormai uno dei migliori al mondo.

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