Valentino tenta l’impossibile contro le magie di Marquez
A Silverstone pole di Marc. Rossi: «È favorito, per me sarà dura»
DAL NOSTRO INVIATO
È tutto un equilibrio sopra la follia. La danza a 300 all’ora, le spazzolate sui cordoli con la moto di traverso, le acrobazie per riprenderla. Bentornati nel circo di Marquez, il funambolo: settantunesima pole in carriera, quarta di fila, nessuno nella storia del Motomondiale ha fatto meglio. Cose «marcziane», come il passaggio sotto i due minuti con cui ieri ha demolito il record della pista mettendosi dietro di un niente l’eterno Valentino e il padrone di casa Crutchlow. Basta leggere la carta d’identità di Marc — 24 anni — per capire che i suoi primati resisteranno a lungo.
Non avrà mai il carisma né la popolarità di Valentino, però guida da alieno e ragiona da cannibale. Archiviato un numero, avanti il prossimo, le 17 cadute (tantissime, la stessa cifra che in tutto il campionato 2016) svelano molto di più delle sue tre vittorie. Due zeri in Argentina e Francia, se fosse stato più concreto forse avrebbe già ucciso il Mondiale anche se lui non la vede così. Nella perenne ricerca del limite si spinge spesso oltre il confine: il «gatto di pezza», l’ha ribattezzato Lorenzo per la sua capacità Veloce Valentino Rossi, 38 anni, 9 titoli mondiali (7 in 500/ MotoGp, 1 in 250 e 1 in 125), in azione con la Yamaha M1 sul circuito di Silverstone. Oggi parte in prima fila tra Marquez e Crutchlow (Epa) di ammortizzare gli scivoloni. Poteva farsi male venerdì quando ha picchiato sull’asfalto con un ingresso spregiudicato in curva a 150 km/h: «Un errore stupido, un eccesso di confidenza. Ero arrabbiatissimo con me stesso perché mi sto giocando il Mondiale. Però il limite lo scopri solo in allenamento e in prova, poi in gara devi imparare a gestirlo. Sono obbligato a fare così se voglio restare dove sono».
In testa, favorito nella corsa al titolo in una stagione piena di sorprese e ribaltoni. Azzardo calcolato o fortuna? Buona la seconda. Dovizioso, che scatta sesto ma è ottimista sulle possibilità di rimonta per restare nella scia di MM (è a meno 16), prova a spiegare: «Avete mai visto Marc guidare in modo diverso? Lui si muove sempre sul filo, non è una cosa che riesce a tutti». Conferma l’interessato: «Quando sento la fiducia della moto mi prendo sempre qualche rischio in più, so quando è il momento di farlo».
Ma neanche il catalano si aspettava quel «coniglio dal cilindro» tirato fuori da Valentino, alla trecentesima presenza nella categoria di vertice del motociclismo fra 500 e MotoGp. Il Dottore però raffredda l’entusiasmo, prevede di soffrire molto di più oggi che sul giro secco. Pretattica? Pare di no: il motivo è sempre lo stesso, il degrado precoce della gomma posteriore. La Yamaha consuma le coperture più velocemente delle Honda «che qui hanno un vantaggio di due-tre decimi». «Sono sorpreso dalla prestazione, ma anche preoccupato — racconta il numero 46 —: dopo un po’ di giri iniziamo a perdere secondi. Non sarà una domenica facile». Pronostico? Marquez e Crutchlow in fuga, «io nella migliore delle ipotesi posso salire sull’ultimo gradino del podio. Perché dietro c’è un bel gruppetto: Vinales, Dovizioso, Lorenzo e Zarco, saremo tutti vicini». La speranza è in una «invenzione» dell’ultima ora nel warm up, una delle magie a cui Rossi ci ha abituato in una saga che dura da ventun’anni.
All’inseguimento Il Dottore secondo ma preoccupato: «Dopo un po’ di giri perdiamo tempo». Le Ducati di Lorenzo e Dovizioso scattano in seconda fila