È NORMALE SOFFRIRE DI NAUSEA PROLUNGATA PRIMA DEGLI ESAMI? LA CAUSA PUÒ ESSERE L’ANSIA?
Mia figlia (che ha da poco compiuto 18 anni) ha sofferto di nausea per un’intera settimana prima di affrontare gli esami di maturità. E pensare che non ha mai avuto particolari problemi a scuola. Il medico di famiglia ha detto che si trattava semplicemente di ansia e di non preoccuparci troppo. Finiti gli esami di maturità e conquistato il diploma, i problemi sarebbero scomparsi. Effettivamente, i risultati delle analisi del sangue erano nella norma e la pressione nei limiti. Alcune volte la nausea si presentava in maniera così forte che abbiamo dovuto somministrarle Metoclopramide, oltre a pasticche di valeriana. La nausea si presentava la mattina, ma anche al tramonto. Quest’autunno la ragazza inizierà l’università e poi arriveranno gli esami. Se il problema dovesse ripresentarsi, diversamente da quanto ha pronosticato con ottimismo il medico di famiglia? Come ci consigliereste di affrontare la questione?
La sua domanda ci permette di puntare l’attenzione sull’adolescenza e gli aspetti di fragilità tipici di questa età.ù
Cominciamo con una riflessione sulle modalità di presentazione di un disturbo psichico come l’ansia.
Innanzitutto l’ansia non emerge dal nulla. Segni diversi nel corso della vita rendono conto di una fragilità individuale nella gestione dello stress.
Poi, come lei fa notare, può intervenire un fattore scatenante, che in questo caso era rappresentato dall’esame di maturità, mentre in altre situazioni potrebbe risultare meno immediata la sua identificazione, anche per la difficoltà di alcuni adolescenti nel confidarsi con gli adulti.
Inoltre è importante osservare la struttura di personalità del soggetto.
Di solito chi ha un elevato grado di controllo sull’ambiente, a volte con un’immagine di sé ancora fragile, accompagnata da pretese elevate rispetto ai risultati, tende ad avere con maggiore frequenza manifestazioni di ansia sotto-soglia, che in alcuni contesti particolari possono trasformarsi in vere e proprie condizioni patologiche.
Ma quando l’ansia diventa una malattia? Quando i sintomi rispondono a rigorosi criteri diagnostici in termini di intensità e durata (esistono interi volumi dedicati alle definizioni diagnostiche come lo ICD-10 International Classification Disorder versione 10 o il DSM 5 Diagnostical and Statistical Manual of Mental Disorders).
In sintesi, potrei dire che la malattia si manifesta quando l’ansia produce una significativa e duratura diminuzione dei livelli di funzionamento.
Nel caso di sua figlia, per poter capire la situazione non è sufficiente parlare di nausea per una settimana: bisogna stabilire se di fronte a momenti di valutazione che vanno da un’interrogazione a scuola o a una partita importante di pallavolo, sua figlia ha una reazione di ansia che ne limita in modo significativo la performance.
È inoltre sempre opportuno in situazioni in cui emerge una sintomatologia fisica effettuare gli approfondimenti necessari per escludere la presenza di eventuali condizioni organiche sottostanti come, in questo caso, una banale infezione virale del tratto digerente.
Però, mi pare di capire che tali accertamenti, nel caso specifico, siano stati fatti.
Spesso ci sentiamo chiedere se gli adolescenti possono davvero soffrire di patologie psichiche. La risposta è indiscutibilmente sì. La maggior parte delle patologie psichiche insorge e si manifesta con intensità clinicamente rilevante già durante l’adolescenza.
Le patologie di ansia cominciano ad osservarsi anche a 10-12 anni, spesso con manifestazioni fisiche come dolore muscolare, stanchezza, cefalea.
Perciò quando si osserva una condizione di malessere non definito e senza alcuna causa fisica definibile è opportuno rivolgersi a uno psichiatra con adeguata competenza nel trattamento dell’adolescente in quanto in tale età della vita sono presenti peculiarità psichiche e comportamentali che rendono il processo diagnostico e terapeutico particolarmente complesso.
In sintesi, quindi, le consiglierei di mantenere una posizione aperta e non stigmatizzante nei confronti delle possibili manifestazioni di sofferenza psichica di sua figlia e, se con l’inizio dell’università i sintomi dovessero risultare più intensi, sarà opportuno rivolgersi a uno specialista che possa con sua figlia e voi genitori definire meglio l’eventuale necessità di un intervento terapeutico.