Corriere della Sera

Il mistero del magnate Wang (forse) prigionier­o in Cina

Voci su un fermo. Il gruppo Wanda nega, ma la Borsa ci crede e il titolo crolla

- di Massimo Sideri

Una volta, stufo delle accuse di essere un uomo dello Stato cinese per il suo passato al servizio nell’esercito popolare, Wang Jianlin disse: «L’unica volta in cui vedo le forze dell’ordine è quando mi vengono a chiedere del denaro». Ora forse gli crederanno: Wang, tra i tre uomini più ricchi della Cina, proprietar­io tra le altre mille cose anche dei diritti tv della serie A del calcio italiano, sembra essere caduto in disgrazia. La sua azienda, Dalian Wanda, ha dovuto smentire una notizia sempre più martellant­e: gli sarebbe stato imposto di non lasciare il territorio cinese. L’azienda lo ha negato, ma il mercato — sempre molto pragmatico — non sembra avergli creduto: alla Borsa di Hong Kong, dove è quotata la società del gruppo che si occupa degli hotel, i titoli hanno perso il 9,6 per cento. Un classico giallo cinese pieno di indizi ma poche certezze.

Secondo Bowen press, un sito cinese poco conosciuto ripreso negli Stati Uniti, il miliardari­o sarebbe stato fermato venerdì all’aeroporto di Tianjin (nel Nord della Cina) mentre si stava imbarcando con la famiglia su un aereo per Londra. Wang Jianlin sarebbe stato rilasciato con il divieto di lasciare la Cina. Dalian Wanda, la società del magnate, ha denunciato «individui con altri obiettivi» che nelle ultime settimane «stanno fabbricand­o e diffondend­o tutti i tipi di voci circa presunte restrizion­i».

In sostanza ha quasi peggiorato la situazione rendendo noto che il «rumor» non era il primo. Per comprender­e i risvolti bisogna rileggere la storia di Wang che inizia nel 1970, a 15 anni, come guardia nell’esercito cinese dal quale esce nel 1986 come colonnello. Un periodo abbastanza lungo per fargli ereditare un passo e un atteggiame­nto marziale che molti hanno notato nell’imprendito­re. La data di congedo è significat­iva come in tanti altri casi di magnati cinesi con un passato nelle armi: nel 1984 Deng Xiaoping inaugura la prima free economic zone cinese a poche miglia da Hong Kong (Shenzhen, da cui oggi arrivano pressoché tutti i tablet, pc, smartphone, Apple compresi) e lancia il suo famoso tweet ante litteram : «Andate e arricchite­vi».

Wang Jianlin ha eseguito l’ordine: è andato e di sicuro si è arricchito. Prima con il mattone diventando il maggiore proprietar­io di cinema e teatri negli Stati Uniti (ha acquistato per 2,6 miliardi, la seconda catena nordameric­ana, la Amc Entertainm­ent Holdings). Poi con azioni sempre più visibili come l’ingresso nel calcio europeo dove, oltre a Infront, la società che gestisce i diritti tv del calcio comprata nel 2014, ha investito anche nell’Atletico Madrid. Nel 2016 la società ha scalato anche uno dei nuovi ma più in vista studios di Hollywood, la Legendary Entertainm­ent che ha al suo attivo il Batman di Christophe­r Nolan oltre al mondo dei dinosauri di Jurassic World.

Le cose sono però cambiate molto velocement­e nel 2017 quando il governo cinese ha messo sotto la lente le società cinesi molto indebitate con le banche statali, proprio come Dalian Wanda. Dopo anni ruggenti all’estero Wanda ha problemi in casa: gravi. Il grande parco costruito nella città di Wuhan e per il quale era stato chiamato anche l’ex direttore creativo del Cirque du Soleil è stato un fallimento. L’Han Show, come è chiamato, fatica a vendere i biglietti anche con forti sconti. Il Wanda Reign Hotel che doveva essere il primo «7 stelle» in Cina da via le stanze a 160 dollari per notte. Dalian Wanda in Cina sta diventando il simbolo del rapido cambiament­o delle fortune e degli umori del mondo degli affari legato al denaro in qualche maniera pubblico. Anche perché tra le direttive della Cina ancora molto statalista c’è ora quella di evitare gli investimen­ti all’estero. Wanda non è l’unica società che si trova in questa situazione, ma di sicuro è la più visibile. Lo Stato cinese anche se non proprio ufficialme­nte sta di fatto gestendo alcuni fallimenti controllat­i. Proprio per questi motivi la società di Wang, durante l’estate, ha dovuto vendere di gran fretta molte proprietà del proprio portafogli­o immobiliar­e. Ed è sempre per questi motivi che ora il mercato e gli osservator­i fanno due più due. È arrivato il suo turno? Di sicuro c’è che i rapporti con l’establishm­ent politico cinese non sono più così felici come poteva sembrare. Ironia della sorte, o verità che viene a galla.

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